Il medico scrittore

Ecco come i tagli hanno inciso su ospedali e preparazione dei medici

In vent’anni i posti letto sono diminuiti del 40% e sono aumentate le difficoltà per gli specializzandi. Intanto le Università delocalizzano la formazione

Ecco come i tagli hanno inciso su ospedali e preparazione dei medici

Accolgo volentieri l’invito di Stefano Magnone, sindacalista coerente con la linea dell’Anaoo, ad approfondire le tematiche del mio articolo sulla preparazione dei giovani medici. Proprio durante i mesi della pandemia, si è potuto constatare la trasformazione già subita dagli ospedali e dai policlinici universitari, in particolare negli ultimi dieci anni. Trasformazione che si è indirizzata verso meno ospedale con diminuzione dei Posti Letto, delle Unità Operative, del Personale, purtroppo con un incerto disegno progettuale, senza nessuna attenzione pure verso all’evoluzione formativa e di aggiornamento (studenti e specializzandi compresi) con scarsa attenzione soprattutto alla risorsa umana presente negli ospedali. Stesso discorso per la formazione dei medici di medicina generale che, oltre all’esperienza distrettuale e ambulatoriale territoriale, necessitano anche di tirocinio pratico ospedaliero. Un cambiamento subordinato alla riduzione dei costi che, per quanto riguarda i Medici (sia ospedalieri sia universitari), ha prodotto non solo il decremento del numero complessivo, ma ha ridotto drasticamente anche le posizioni gestionali e organizzative (Direttori e dirigenti ospedalieri, Unità operative complesse, semplici e dipartimentali), mediante un’evidente strategia di progressiva riconversione , abbinamento e fusione dei diversi reparti (Unità operative). Gli effetti collaterali di tali provvedimenti hanno sminuito ruoli e gratificazione di un’intera categoria che ai già scarsi livelli economici ha visto ridursi il riconoscimento di competenze non facilmente sostituibili e la limitazione verso possibili progressioni di carriera, che anche le nuove posizioni previste dall’attuale contratto non possono compensare.


E’ noto agli addetti che nel 2017 il nostro Sistema sanitario contava su 210mila posti letto, di cui 189mila per degenza ordinaria (quasi il 90%) e 21mila (il restante 10%) per ricoveri diurni (day hospital e day surgery). Nell’arco di vent’anni, la riduzione complessiva dei posti letto è stata del 40% (erano in totale 350mila nel 1997, la differenza è dunque di 140mila posti); indietreggiando ancora, nel 1967, si contavano 528.276 posti letto (9,84 x mille abitanti). Di conseguenza, essendosi alterato il rapporto tra primari ospedalieri e primari/docenti universitari (Direttori unità operative) col numero di malati/ stanze di ricovero e cura, col numero delle apparecchiature e dispositivi, è mutato l’approccio con i percorsi di studio degli studenti e specializzandi; pertanto laddove si desidera incrementare per il futuro, in particolare, il numero dei medici specializzandi occorre predisporre mezzi e uomini proporzionati ad una ottimale formazione teorico-pratica.


Ad esempio, scarseggiando i posti letto di Rianimazione e terapia intensiva, come possiamo pensare di aumentare i medici specializzandi in questa branca, ancor prima di ottimizzare l’offerta formativa? Analogamente per il settore chirurgico come per tutto il resto delle specializzazioni mediche, abbiamo bisogno di casistica dei malati, di docenti/tutor dedicati, di spazi e attrezzature. Prendiamo in considerazione solo la fase 2010-2018 relativa alle variazioni operate circa il numero di Unità Operative Specialistiche (UU.OO), di Posti Letto (PL), di Direttori di Struttura Complessa (SC), di Responsabili di Struttura Semplice (SS) e Dirigenti Professional (Dir Med): nel periodo analizzato oltre alla nota riduzione di 33.403 PL, sono state ridotte di 1.194 le UUOO Specialistiche, mentre la dirigenza medica gestionale (SC e SS) ha perso 10.508 posizioni, di cui 2.819 SC e 7.689 SS. Parallelamente è aumentata di 5.694 la Dirigenza Professional. (Fonte: Ministero della Salute, Conto Annuale del MEF). E la progressiva riduzione e limitazione di tali responsabilità gestionali, oltre a negare sviluppi di carriera, priva il sistema di figure/tutor naturalmente coinvolte e competenti nel complesso sistema della formazione degli studenti e dei medici specializzandi.


La trasformazione fin qui realizzata ha creato danni, in primis per averne limitato, anche lo svolgimento dei corsi abilitanti alle funzioni di direzione di struttura complessa in assenza programmi nazionali chiari e condivisi, ma lasciate, in pratica, all’ autonoma e singola iniziativa e immaginazione di Università e Aziende sanitarie organizzatrici dei corsi medesimi. A fronte della riduzione di 1.194 Unità Operative Specialistiche si evidenzia la diminuzione di ben 10.508 posizioni gestionali, di cui 2.819 Strutture Complesse e di 7.689 Strutture Semplici e il contemporaneo incremento di 5.694 Dirigenti Professional. Si evince facilmente che la chiusura di Unità Operative, gli accorpamenti, gli incarichi e i comandi "a scavalco" su più strutture e postazioni sanitarie, il conferimento di funzioni apicali temporanee, non realizzano il ridimensionamento delle posizioni gestionali già attuato. Non tenendo conto che Unità Operative ed èquipes , come giustamente affermato da Carlo Palermo del sindacato Anaoo Assomed, “non sono catene di montaggio ma sistemi complessi dove etica, relazioni umane, tecnica, scienza, economia e organizzazione si mescolano. E in ogni caso non si può fondare una organizzazione esclusivamente sul fattore tecnico ed economico”.


Un aspetto “positivo”di questi tempi tragici e tristi della pandemia è che siamo in attesa di una necessaria e fondamentale revisione dell’organizzazione ospedaliera che prevede l’incremento di Posti letto, di Unità operative specialistiche e naturalmente di Posizioni gestionali e organizzative che non possono escludere e marginalizzare l’apporto e il ruolo dei medici, ai quali devono essere attribuite. Inoltre, sono in programma investimenti per assunzione di altro personale medico e sanitario, risorse umane indispensabili al miglioramento dei servizi socio-sanitari. Circa il proliferare di nuovi corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, occorre specificare che trattasi di "nuove sedi" didattiche decentrate sul territorio, con un imperativo: delocalizzare la nuova offerta formativa. E sono molti gli studenti che frequentano queste strutture situate nella loro provincia, alleggerendo le sedi centrali.

 

Altra cosa è dire che in Italia le sedi universitarie decentrate (altre Facoltà oltre Medicina) sono state istituite senza un adeguato dibattito accademico. Con l'istituzione delle lauree brevi (triennali) in particolare nel campo medico/sanitario sono nate altre cattedre e insegnamenti che, comunque, sono relative alle Professioni sanitarie (ex scuole dirette e a fini speciali) che non riguardano le Scuole di specializzazione medico-chirurgiche.

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