La guida ai test covid

Tamponi Covid: quali sono, dove e quando farli in base ai sintomi?

Sono diversi i test a disposizione per accertare positività e contagio da coronavirus. Ecco come “scegliere” quello giusto in base a contatti e sintomi

Tamponi Covid: quali sono, dove e quando farli in base ai sintomi?

All’inizio c’erano solo i tamponi molecolari, a cui erano sottoposte persone sintomatiche per accertare o escludere la presenza del coronavirus.

 

Poi sono arrivati i test sierologici, che però non servono a fare diagnosi, ma solo valutazioni epidemiologiche, quindi a capire la diffusione del Sars-Cov2, perché consentono solo di sapere se si è entrati in contatto con il virus e dunque se si sono sviluppati gli anticorpi.

 

Oggi esistono anche tamponi veloci antigenici, salivali e per bambini. Ecco come orientarsi.

 

Perché fare i test

In caso si sospetti di essere entrati in contatto con persone positive al coronavirus o se compaiono sintomi compatibili col Covid, la prima cosa da fare è contattare il proprio medico che valuterà l’opportunità o meno di prescrivere un tampone. Ma di quale tipo? E soprattutto: in caso di ritardi da parte di Asl o Ats competenti per la somministrazione del test, a chi rivolgersi e per che analisi? Accade di frequente, infatti, di rimanere in attesa della chiamata da parte del Dipartimento di Prevenzione territoriale, dopo la segnalazione del medico di famiglia. Oppure succede di avere avuto contatti con persone positive e quindi di voler procedere privatamente (a pagamento) a un test, per propria precauzione. Ecco le indicazioni del ministero della Salute.

 

La guida del ministero della Salute

Il tampone molecolare resta lo strumento di diagnosi di riferimento, per la sua sensibilità (cioè il grado di affidabilità) tra il 95% e il 98%. Il ministero della Salute, però chiarisce che è possibile ricorrere anche ad altre analisi: “Sebbene i test molecolari siano quelli di riferimento per sensibilità e specificità, in molte circostanze si può ricorrere ai test antigenici rapidi che, oltre essere meno laboriosi e costosi, possono fornire i risultati in meno di mezz’ora, sono eseguibili anche in modo delocalizzato e consentono, se c’è link epidemiologico, di accelerare le misure previste”. 

 

In caso di positività, occorre comunque procedere a un tampone molecolare, perché i test antigenici hanno una sensibilità inferiore (circa l’80%). Il rischio, infatti, potrebbe essere un falso positivo, mentre gli esperti ritengono minima la probabilità di un falso negativo, specie in caso di soggetto sintomatico. 

 

Chi deve fare i test e quali

In base alla casistica il ministero della Salute ha indicato le priorità. In particolare si inizia con la possibilità di procedere a tampone molecolare o antigenico (alternativo)

  • Sintomatico: il test molecolare su tampone oro/nasofaringeo è la prima scelta in caso di sospetto asintomatico con o senza link epidemiologico, cioè contatti diretti con persone a loro volta positive (familiari o vicinanza stretta e prolungata).

  • Soggetto in quarantena: se compaiono sintomi si procede con test molecolare o antigenico che, se positivo, va confermato con tampone molecolare.

 

Test antigenico rapido:

Il test antigenico rapido è invece considerata la prima scelta in questi casi:

  • Pauci-sintomatico senza link epidemiologico: con pochi sintomi o lievi, e senza contatti diretti con soggetti positivi si può procedere con test rapido antigenico con tampone oro/nasofaringeo o nasale senza conferma di tampone molecolare. 

  • Contatto stretto di casi confermati (compresi quelli a scuola e lavoro), ma senza sintomi: il test antigenico è consigliato come primo step se si è asintomatici “senza conviventi che siano persone fragili o non collaboranti”.

  • Asintomatico proveniente da paese a rischio (vedere l’elenco del relativo Dpcm): come sopra, è preferibile prima il test antigenico.

 

Covid, Test molecolare: quando va fatto?

Il testo molecolare torna ad essere il primo passaggio in questi casi:

  • Contatto stretto di caso confermato che vive e frequenta regolarmente soggetti fragili a rischio di complicanze o soggetti non collaboranti: è l’eventualità di chi ha contatti stretti con anziani o non autosufficienti.

  • Asintomatico per ricovero programmato: si procede al tampone molecolare e, in alternativa, ad antigenico. Rientrano in questa casistica coloro che devono entrare in “larghe comunità chiuse” come RSA, prigioni, strutture per soggetti con disabilità mentale, ecc.).

  • Screening degli operatori sanitari/personale in contesti ad altro rischio: il principio è quello di permettere di “identificare con la massima sensibilità i soggetti positivi per tutelare i fragili a rischio di complicanze e le larghe comunità a rischio cluster”.

Infine, il test antigenico diventa uno strumento più comodo, per la sua rapidità, ma deve essere seguito da tampone molecolare quando l’obiettivo è procedere con uno “screening di comunità”, cioè – come indicato dal Ministero – la ricerca di persone con infezione in atto in un gruppo esteso di persone, per motivi di sanità pubblica. E’ quanto accade, per esempio, con i test sierologici rapidi gratuiti nelle scuole in Emilia Romagna, considerando però che i sierologici, come ricordano ancora le linee guida, hanno il limite di non poter “confermare o meno una infezione in atto” perché forniscono solo il dato della risposta anticorpale tempo-dipendente (non è chiara la durata dell’immunizzazione) e hanno “scarso valore predittivo positivo”, né nelle prime fasi della malattia. Per questo necessita di un test molecolare su tampone per conferma”. 

 

I tamponi in uscita: quando e come farli

In caso di soggetto in isolamento, si procede a tampone molecolare per confermare la guarigione. Se si ha avuto un contatto stretto con asintomatico, dopo la quarantena di 10 giorni si procede al test molecolare o, in alternativa, a quello antigenico. 

Il test antigenico è previsto anche in questi casi:

  • asintomatico che effettua il test su base volontaria;

  • motivi di lavoro o viaggio (esclusa l’eventualità che il Paese di destinazione chieda esplicitamente un tampone molecolare)

Con risultato positivo, occorre la conferma del molecolare.

 

Dove fare i test

Il ministero della Salute chiarisce che “l’analisi diagnostica può essere effettuata solo presso laboratori, altamente specializzati, di riferimento regionali e laboratori aggiuntivi individuati dalle Regioni secondo le modalità e le procedure concordate con il Laboratorio di Riferimento Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità”. Insomma, occorre che il laboratorio sia pubblico (Asl o Ats) o riconosciuto e autorizzato. Presso gli ospedali (e non solo, come nel caso degli aeroporti) esistono anche i cosiddetti drive-in o drive-through, cioè dove effettuare il test direttamente dalla propria auto, rimanendo all’interno. Sono stati pensati per garantire un “accesso prioritario per i test diagnostici prescritti ai soggetti sintomatici e ai contatti stretti asintomatici di un caso confermato e alle altre categorie previste” spiega il ministero della Salute. 

 

A chi comunicare i risultati

Se si è stati in quarantena in attesa di test, una volta ottenuti i risultati questi vanno comunicati al Dipartimento di Prevenzione (Ddp), nel caso si siano effettuati presso laboratori esterni, ma autorizzati. Lo scopo è “evitare ripetizioni di test” e soprattutto poter contare su “un allineamento tra risultati dei test e azioni di sanità pubblica da parte del Ddp”. E’ infatti l’Autorità sanitaria che rilascia il certificato che deve essere presentato per il rientro a scuola o al lavoro, dopo una segnalazione.  

 

Cosa fare in attesa di tampone?

“La persona in attesa del risultato del test deve essere posta in quarantena” spiega il Ministero. In caso di risultato positivo, il Ddp farà scattare l’isolamento per la persona interessata e la quarantena per i contatti stretti. 

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