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Ritratti (poco) diplomatici

Anche Alexandria Ocasio Cortez tra le papabili nell’esecutivo Biden

In Europa e nel mondo avanza il potere rosa sulla scia di Merkel, von Der Leyen, Lagarde e Gheorghieva. Una lezione per l’Italia, in ritardo sulla storia

Anche Alexandria Ocasio Cortez tra le papabili nell’esecutivo Biden

Mai, nella storia degli Stati Uniti, un esponente del Congresso aveva riservato insulti tanto gravi ad un collega, peraltro di genere femminile. Quanto è accaduto alcuni giorni fa tra il repubblicano Ted Yoho e la democratica Alexandria Ocasio-Cortez è indice di un livello di sessismo e misoginia inaccettabili tra i rappresentanti delle istituzioni statunitensi. Le parole di Yoho (che in questa sede preferiamo non ripetere) sono state, oltre che un esempio di sgarbo e maleducazione, un gesto totalmente fuori dalla storia che stiamo vivendo, fatta di legittime battaglie per la completa affermazione della parità di genere tra uomini e donne. E bene ha fatto la Ocasio a rispondere per le rime al collega congressman, impartendogli una lezione di stile che va ben oltre le semplici schermaglie di tipo politico.


Questa spiacevole vicenda è tuttavia utile per dimostrare che gli argomenti ancora sollevati da alcuni contro l’ascesa del ruolo delle donne ai vertici della società sono del tutto futili e inconsistenti, se è necessario ricorrere a parole ingiuriose stando invece alla larga dal merito e dalla sostanza delle questioni. E sembra dunque ancora più legittimo se, come previsto, il candidato alla Casa Bianca Joe Biden sceglierà una donna come sua possibile Vice Presidente. Alle possibili candidate afroamericane potrebbero anche aggiungersi la stessa AOC (anche se non ha ancora i 35 anni previsti dalla legge per presiedere il Senato, carica che viene attribuita al vicepresidente, è comunque destinata ad incarichi importanti nella futura, eventuale, amministrazione Biden) così come Tammy Duckworth, senatrice dell’Illinois pilota di elicotteri nella guerra in Iraq del 2003 (durante la quale perse entrambe le gambe in un incidente). Se aggiungiamo Kamala Harris, Susan e Condoleezza Rice e, perché no, anche Michelle Obama (la cui scelta potrebbe preludere ad un ritorno della coppia presidenziale, magari a posizioni invertite nel 2024!),  Biden avrà a disposizione un formidabile ventaglio di scelte, un “settebello” di potenziali candidate fuoriclasse che potrebbero rendere la sua nomination imbattibile.

 

Ma le donne non stanno emergendo solamente nella politica nordamericana. A ben guardare, la governance economica globale è nelle mani di grandi professioniste e leader politiche, che sono chiamate peraltro a gestire una delle fasi più difficili che la nostra società abbia mai vissuto. Pensiamo all’Unione Europea, dove le posizioni chiave sono occupate da vere e proprie “lady di ferro”. Al vertice della Commissione Europea c’è Ursula von der Leyen: inizialmente sottovalutata, in questi mesi ha dato grande prova di tenacia e ambizione, contribuendo a condurre in porto il complicatissimo negoziato verso l’adozione del Recovery Fund. Madre di sei figli, la von der Leyen è la dimostrazione che la conciliazione tra famiglia e carriera è possibile.

 

Non ha certo bisogno di molte presentazioni Angela Merkel, cancelliera tedesca che resterà in carica fino al 2021 e sarà dunque chiamata a traghettare la Germania fuori dalla crisi generata dalla pandemia. La Merkel, che finalmente non è più apparsa come un leader “riluttante”, ha messo in campo la sua esperienza e tenacia ed è stata il personaggio chiave per piegare le resistenze del premier olandese Rutte. Anche Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, si presenta da sola: chiamata a gestire l’ingombrante eredità di Mario Draghi, si è dimostrata all’altezza del compito estendendo il Quantitative Easing e riuscendo a mantenere gli spread bassi nonostante l’eccezionale emergenza economica che stiamo vivendo. E concludiamo con Kristalina Gheorghieva, economista di fama mondiale che ha sostituito proprio la Lagarde alla guida del Fondo Monetario Internazionale. Spetterà a lei il compito di traghettare i Paesi in via di sviluppo al di fuori di possibili crisi macroeconomiche e debitorie che potrebbero scoppiare in conseguenza della pandemia.


Insomma, considerando il panorama attuale, potremmo dire che il futuro… è rosa. Al di là delle positive considerazioni per la crescente affermazione delle donne in posizioni di vertice, possiamo però anche essere soddisfatti e fiduciosi perché in tutti questi casi si sono affermati anche merito e competenza. Belle lezioni anche per il nostro Paese, che invece è ancora in ritardo su questa strada.

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