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Ritratti (poco) diplomatici

Rishi Sunak, non è fantascienza pensare di sostituire Boris Johnson

Sunak, il Cancelliere dello Scacchiere, stretto tra la lealtà al premier Boris Johnson e la possibilità di avvicendarlo al numero 10 di Downing Street

Rishi Sunak, non è fantascienza pensare di sostituire Boris Johnson

Sappiamo come sia fondamentale per un leader dotarsi di collaboratori fidati e validi. Tuttavia, in alcuni casi la bravura e la popolarità del collaboratore possono andare a detrimento del capo, che potrebbe essere indotto a guardarsi le spalle e temere per la solidità della propria posizione di potere. È il caso di Rishi Sunak, attuale Cancelliere dello Scacchiere (ovvero Ministro dell’Economia e delle Finanze) del Regno Unito nel governo di Boris Johnson. Il suo nome è attualmente poco conosciuto alle nostre latitudini, ma in patria Sunak si sta facendo notare per essere il più fulgido “astro nascente” del partito conservatore attualmente al Governo.


Del resto, la sua storia sembra fatta essere apposta per impersonare un leader politico moderno e che piace alla gente: cosmopolita (nato a Southampton da genitori di origine indiana provenienti dal Kenya e dalla Tanzania), ottimi studi (laurea in economia a Oxford e MBA a Stanford), imprenditore e “self made man” (dopo aver lavorato per Goldman Sachs ha fondato una propria società di investimenti) prima di entrare in politica, venendo eletto in Parlamento per la prima volta nel 2015. Sunak ha raggiunto a soli 40 anni uno dei posti più prestigiosi all’interno del Governo, venendo nominato Cancelliere a febbraio 2020 in sostituzione di Saijd Javid, che si era dimesso in seguito a contrasti con Boris Johnson.


Il neo-Ministro dell’Economia si è trovato subito di fronte una crisi senza precedenti quale lo scoppio della pandemia da COVID-19, gestita in maniera non propriamente esemplare dal governo Johnson. Tuttavia, non avendo responsabilità dirette di carattere sanitario, Sunak ha potuto preservare intatta la propria immagine e anzi accrescere la sua popolarità grazie al suo atteggiamento empatico (fa un uso molto intelligente e “appealing” dei propri profili sui social) e puntando tutto sulle misure intraprese per sostenere l’economia, puntando in particolar modo su imprenditori e aziende individuali che costituiscono un bacino elettorale importante per il Governo conservatore.


Nel frattempo, si può dire che il premier in carica non ne abbia azzeccata una in questi mesi. Forte di un consenso elettorale senza precedenti (i Tories hanno ottenuto oltre il 60% dei seggi alle elezioni di dicembre) che gli aveva finalmente permesso di archiviare il primo capitolo dell’annosa questione della Brexit, Johnson è stato poi travolto dalla pandemia (sottovalutata fino a quando non si è trovato egli stesso in terapia intensiva), dai negoziati sin qui fallimentari con l’Unione Europea per definire la futura partnership commerciale, e da una crisi economica che si preannuncia potenzialmente devastante per il Regno Unito. Il malumore ha cominciato a serpeggiare in seno alla maggioranza parlamentare di Westminster, tanto che si è parlato di una probabile “defenestrazione” di “BoJo” e di una sua sostituzione con un Primo Ministro più conciliante e prudente.

 

Un identikit che corrisponderebbe in pieno con quello di Rishi Sunak. Il quale si trova però a camminare su un crinale molto sottile e delicato: da un lato, in un momento così difficile per il Regno Unito, il successo di Boris Johnson coincide con il proprio e il Cancelliere deve stare attento a non sovrastare il proprio leader; dall’altro, nel caso in cui la situazione dovesse precipitare e i Tories non avessero altra soluzione che “sacrificare” il proprio istrionico capo, Sunak dovrebbe farsi trovare pronto e in grado di assumere gli onori, ma soprattutto gli oneri, che derivano dall’occupare il numero 10 di Downing Street in questo periodo. I tempi non sono ancora maturi, ma se verso la fine dell’anno la crisi economica dovesse avvitarsi all’eventualità – ormai sempre più probabile – di un altro “no deal” in vista della fine del periodo di transizione, allora potremmo assistere ad un avvicendamento al potere che solo fino a qualche mese fa sarebbe stato considerato pura fantascienza.

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