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Ritratti (poco) diplomatici

Rishi Sunak è la nuova stella dei conservatori inglesi e insidia BoJo

Londra è alle prese con le trattative per la Brexit (che non sarà più “hard”) e anche con il dopo Trump. Sunak-Starmer saranno i nuovi duellanti?

Rishi Sunak è la nuova stella dei conservatori inglesi e insidia BoJo

Non è ancora chiaro come andrà a finire la vicenda “Brexit” (i negoziati stanno procedendo senza sosta a Bruxelles, casi di Covid-19 permettendo), ma è fuori discussione che negli ultimi giorni il Regno Unito abbia effettuato delle aperture significative che possono segnalare un cambio di atteggiamento nei confronti non solo di Bruxelles ma anche di Washington. Le notizie delle ultime ore segnalano un ulteriore irrigidimento nelle trattative, ma potrebbe trattarsi di tattiche negoziali volte a sottrarre un pò di margine all’avversario prima di raggiungere un punto di incontro.


In prospettiva si staglia un duello politico tra Boris Johnson ed il cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak che potrebbe essere  spinto da una maggioranza di deputati conservatori a sfidare BoJo per la leadership del partito in una di quelle battaglie che sono l’essenza della democrazia inglese per la scelta della persona piu’ adatta a guidare il partito e conseguentemente il governo. Se Rishi Sunak vincesse si troverebbe ad affrontare come leader dell’opposizione Keir Starmer che da pochi mesi ha preso il posto di Jeremy Corbyn come capo del partito laburista. Una bella sfida con attrattive coloriture mediatiche tra Rishi, di famiglia indiana hindu proveniente dall’East Africa, formazione universitaria ed economica anglo-americana di elite e Keir, avvocato penalista, figlio di una infermiera ed un operaio, socialista, sposato con una donna di religione ebraica, difensore di cause civili ed oppositore della Brexit.

 

Il tempo per trovare un accordo con l’Unione Europea stringe comunque, e lo spettro di un “no deal” al 31 dicembre sembra una prospettiva sempre più preoccupante per il governo di Boris Johnson, in un momento nel quale i problemi per gli scambi commerciali legati alla Brexit si sommerebbero alla già pesantissima recessione che Londra sta subendo a causa della pandemia. Il Ministero del Tesoro ha previsto per il 2021 una recessione superiore all’11% e per questo il Cancelliere Sunak ha annunciato considerevoli tagli alla spesa pubblica che colpiranno particolarmente l’aiuto internazionale allo sviluppo. Insomma, sarebbe un mix letale per il governo conservatore, e per questo il premier britannico sembra essersi finalmente deciso ad adottare un atteggiamento più conciliante nei confronti dell’Unione Europea.  

 

Molto probabilmente il vero elemento che ha fatto da “game changer” è stata l’elezione di Joe Biden, che ha sostanzialmente privato Johnson della protezione che gli Stati Uniti di Donald Trump avrebbero garantito in caso di un’uscita senza accordo. Messo alle corde anche dalla fermezza di Biden, che si è sempre dichiarato contrario ad una “hard Brexit”, il leader britannico ha dunque cambiato il proprio registro, varando nei giorni scorsi un ambizioso piano di aumento di spese per la Difesa che porteranno il Regno Unito da qui al 2024 a superare abbondantemente la soglia del 2% del bilancio statale per spese militari prevista per i membri della Nato. Un annuncio che avrà sicuramente fatto piacere al Presidente eletto e che, insieme ad un approccio più aperto e disponibile verso l’Ue, permette a BoJo di dare un colpo al cerchio e uno alla botte.

 

Una Gran Bretagna indipendente ma legata saldamente a entrambi i lati dell’Atlantico potrà essere molto utile sia agli Usa sia all’Europa. Le nomine annunciate da Biden nei giorni scorsi vanno del resto in questa direzione, pensando soprattutto a quella di Anthony Blinken a Segretario di Stato. Una componente del profilo del prossimo Ministro degli Esteri statunitense è la sua sensibilità “europea”, che gli deriva dall’aver trascorso alcuni anni della propria giovinezza in Francia (infatti parla un francese impeccabile). Se a questo aggiungiamo le origini irlandesi di Biden (che nella sua prima telefonata con Boris Johnson ha espresso la sua chiara contrarietà per una “hard Brexit”), possiamo immaginare che il Governo britannico si senta messo alle strette da questo deciso cambio di orientamento da parte di Washington.

 

Peraltro, “BoJo” non deve fare attenzione solamente alle mutate condizioni internazionali, ma deve anche guardarsi alle spalle all’interno del proprio governo. Rishi Sunak, come abbiamo detto,  è una figura sempre più autorevole, influente e popolare nel Regno Unito, nonostante le “cattive notizie” che ha dovuto recentemente annunciare sulle prospettive dell’economia. Nel 2021, quando il distacco definitivo dall’UE e dal Mercato Unico sarà avvenuto, si potrebbe aprire una nuova partita nella politica britannica, con Johnson che potrebbe soffrire della competizione di Sunak: leader giovane e competente in grado di rappresentare la “Global Britain” di oggi, e che sarebbe il profilo migliore per affrontare il leader del Partito Laburista, Keir Starmer. Quest’ultimo infatti, dopo anni di immobilismo e sconfitte durante la guida di Jeremy Corbin, sta rinnovando il centro-sinistra UK e, galvanizzato dalla vittoria di Biden, potrebbe trovare nel governo Dem americano una sponda robusta. 

 

Per questo è auspicabile che si giunga il prima possibile ad un accordo commerciale con la Ue soddisfacente ed equilibrato, che rifugga da logiche punitive ma che invece metta in risalto i vantaggi reciproci. Un atteggiamento costruttivo è necessario da entrambe le parti perché si possa giungere ad un accordo destinato a durare nel tempo. Non illudiamoci che il Regno Unito sia disposto a cedere sovranità dopo averla appena riconquistata (del resto è nel dna britannico, basti pensare alla serie “The Crown”); guardiamo piuttosto alle opportunità di collaborazione futura economica, scientifica, culturale e strategico-militare, utilizzando le Presidenze del G7 e del G20 (ricoperte da UK e Italia nel 2021) come base di partenza per costruire una nuova partnership. 

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