I future sono degli strumenti derivati, ossia dei contratti il cui prezzo è basato sul valore di mercato di un altro strumento finanziario, definito sottostante.
I sottostanti, in inglese, underlying asset, possono essere molteplici come indici di borsa, titoli azionari, valute, materie prime e tassi d’interesse. Se l’attività sottostante è una materia prima si chiamano commodity future.
ll future è un contratto standardizzato, negoziato sui mercati regolamentati, attraverso il quale le parti si impegnano ad acquistare o vendere, ad una data futura, una certa quantità di attività chiamata sottostante.
I future sono nati nel 1800
I future sono nati nel 1800 sul mercato americano delle merci di Chicago, il Chicago Board of Trade (CBOT) e il Mercantile Exchange, dove tutt’ora vengono scambiate materie prime e altri tipi di commodity.
Sono nati dall’esigenza di coprirsi da un rischio, per assicurarsi da un evento negativo che sarebbe o meno potuto accadere e che avrebbe influenzato il prezzo del sottostante.
Chi investe in future?
Solitamente investono in future le grandi aziende per coprirsi dal rischio di un rialzo o ribasso di una determinata attività che utilizzano per la propria produzione o che vendono. Ad esempio, una società che produce petrolio deciderà di coprirsi dalla possibilità di un ribasso del prezzo del greggio, vendendo un certo numero di contratti future che le assicureranno a scadenza la consegna del petrolio ad un prezzo determinato prima della stipula del future. Si tratterà sicuramente di un prezzo più alto rispetto a quello che si registra alla data di scadenza del future.
Stessa identica situazione per una società che utilizza grandi quantità di petrolio per la propria produzione. Questa azienda deciderà di acquistare future sul petrolio per coprirsi da un eventuale rialzo del prezzo del greggio, garantendosi nel futuro un prezzo più basso nel caso questa evenienza dovesse concretizzarsi. Pagherà il prezzo fissato prima della stipula del future.
È uno strumento finanziario prevalentemente speculativo
La vera natura di questo strumento finanziario è però speculativa. Gli investitori lo utilizzano per scommettere al rialzo o al ribasso rispetto all’andamento del sottostante, senza essere interessati fisicamente all’ottenimento del sottostante stesso.
I future permettono inoltre l’arbitraggio, ovvero di lucrare dalle differenze di prezzo di un titolo che si evidenziano in mercati differenti. Da questo disallineamento di prezzo i traders traggono profitto fino al completo riallineamento dei valori.
Quando si investe in future al fine di speculare il contratto non sempre termina con la consegna o la vendita del sottostante. Si può scegliere di rivendere il future prima della scadenza per non sostenere i costi di consegna oppure optare per l’opzione cash settlement, ossia la valutazione monetaria dello strumento.
Inoltre, i traders possono scegliere se ricoprirsi, ossia acquistare un nuovo future con scadenza successiva.
Avvantaggiandosi dell’effetto leva finanziaria, gli investitori utilizzano i futures per ottenere ampi guadagni, rischiando al contempo grandi perdite.
Come funzionano i futures?
Si dice che un operatore assume una posizione lunga (long) quando acquista un future impegnandosi a comprare a scadenza il sottostante. Assume invece una posizione corta (short) quando l’operatore vende un future impegnandosi a cedere una determinata quantità del sottostante a scadenza.
Il contratto si definisce simmetrico quando sia il compratore che il venditore sono obbligati ad effettuare una prestazione a scadenza.
Cos’è la Clearing House?
Il corretto funzionamento del mercato dei future è assicurato dalle Clearing House, ossia degli organismi indipendenti che gestiscono il mercato dei future fungendo da garante sul corretto svolgimento delle negoziazioni. Quella italiana è la CCG, Cassa di Compensazione e Garanzia.
Per garantire la solvibilità delle operazioni effettuate in future, la Clearing House chiede dei margini di garanzia, una sorta di cauzione richiesta al trader per garantire la propria possibilità di tenere fede al contratto stipulato. Obbliga i contraenti a liquidare giornalmente le posizioni aperte in future per coprirsi dal rischio insolvenza.
Nel momento in cui la scommessa di un soggetto non combacia con il reale andamento del sottostante, la Clearing House richiama il soggetto ad incrementare il proprio margine, con una margin call, altrimenti sarà costretta ad intervenire per far chiudere la posizione.
L’IDEM di Borsa Italiana
In Italia il mercato dei derivati è l’IDEM di Borsa Italiana, è lì che vengono negoziati i futures. È nato il 28 novembre 1994, con l’avvio delle negoziazioni telematiche sul FIB30 (future sull’indice MIB30).
Attualmente, sull'IDEM sono negoziati contratti futures sugli indici S&P/MIB e MiniS&P/MIB e su singole azioni, contratti di opzione sull'indice S&P/MIB e su singoli titoli (iso-alfa). Le attività sottostanti possono essere strumenti finanziari, tassi di interesse, valute, merci e relativi indici, devono possedere requisiti di liquidità e continuità delle negoziazioni e di disponibilità delle informazioni rilevanti per il corretto funzionamento del mercato.
Le negoziazioni sull’IDEM iniziano alle 9.00 e terminano alle 17.40, in un’unica fase di negoziazione continua, all’interno della quale si procede anche alla conclusione dei contratti.