Recovery Plan: Vertice Ue rimanda possibile intesa anticrisi a luglio

Consiglio europeo cerca accordo da siglare entro l'estate. 4 frugali: ancora riserve su volume e condizionalità degli aiuti (mix di prestiti e sovvenzioni).

Recovery Plan: Vertice Ue rimanda possibile intesa anticrisi a luglio

Mentre a Roma è in corso la sesta giornata degli Stati Generali dell’economia dedicata al confronto con gli ordini professionali e i giovani, valutando su come spendere le risorse dell’Ue che alimenteranno il Recovery Plan italiano, in Europa si sono riaccesi i riflettori sui 750 miliardi di euro previsti dal Fondo per la Ripresa. Bruxelles mira a un’intesa entro luglio, ma il “fronte del Nord” fa intuire che il percorso sia ancora tutto in salita.

 

È arrivato il momento – seppur non ancora decisivo – in cui i leader europei devono accelerare nella tabella di marcia, ‘mettendosi d’accordo’, per uscire al più presto dalla crisi causata della pandemia covid-19. Ma passando dalle carte alle cifre concrete. Questo lo spirito con cui si sono riuniti oggi i Capi di Stato e di Governo dell’Unione.

NextGenerationEU e il nuovo Bilancio Ue di lungo termine sono la chiave per “modernizzare” e aiutare tutte le economie dei 27 (e non solo quelle che hanno subito maggiormente la forte recessione e le perdite finanziarie durante il lockdown). È della sua dotazione che oggi si è parlato al Consiglio europeo, tenutosi ancora in video-conferenza in attesa di una sessione live prevista per il mese prossimo. “Dobbiamo raggiungere un accordo a luglio”, ha detto il Premier Giuseppe Conte al termine dei lavori del Vertice.

Per i piani nazionali di rilancio, infatti, il cammino è ancora lungo. Una volta trasmessi a Bruxelles dai Governi richiedenti, il tempo stimato dalla Commissione per l’esamina sarebbe di 4 mesi. A cui se ne aggiungerebbero 2 per l’adozione definitiva.

 

Da quando la Commissione ha presentato il piano (27 maggio), funzionari esperti e le Task Force costituite nelle 27 capitali si sono immersi nei dettagli per capire cosa contiene, quanto spetta per Paese, come e cosa vogliono modificare nel documento di base.

 

Ecco una sintesi delle cifre con cui le unità operative della Commissione europea forniscono una stima di quanto il Fondo di recupero (sotto forma di sovvenzioni e prestiti) distribuirà concretamente alle economie più colpite dagli effetti dell’emergenza sanitaria:

 

ITALIA


  • 81,8 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni;

  • 90,9 miliardi sotto forma di prestiti.

 

Spagna

  • 77,3 mld (sovvenzioni);

  • 63,1 mld (prestiti).

 

Polonia

  • 37,7 mld (sovvenzioni);

  • 26,1 mld (prestiti).

 

Francia

  • 38,8 mld (solo sovvenzioni).

 

Grecia

  • 22,6 mld (sovvenzioni);    

  • 9,4   mld (prestiti).

 

Romania

  • 19,6 mld (sovvenzioni);     

  • 11,6 mld (prestiti).

 

Germania 

  • 28,8  (solo sovvenzioni).

 

Portogallo  

  • 15,5 mld (sovvenzioni);     

  • 10,8 mld (prestiti).

 

Dopo aver rivisto la ripartizione dei fatti e delle cifre oggetto della discussione, Charles Michel, ha affermato che i leader sono “pronti a passare alla prossima fase: le negoziazioni”, quelle politiche che il Presidente del Consiglio europeo avviare da subito per chiudere con la proposta già prima del prossimo incontro. Per Ursula Von der Leyen, la proposta del fondo NextGenerationEU è ambiziosa ed equilibrata. “Insieme a quella sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2021-27 rappresenta un’iniezione di 1.850 miliardi di euro” - ha ribadito la Presidente in un video-messaggio via Twitter. Un’opportunità che deve essere concretizzata a stretto giro, come ha fatto intendere anche David Sassoli, in apertura della riunione: “Il tempo è un lusso che non possiamo permetterci. (…) è una proposta che rappresenta la base minima di partenza e non accetteremo nessun passo indietro”.

 

Il passo conclusivo per raggiungere il tanto atteso e sofferto accordo –di fatto, a oggi - non c’è. Ma emergono ancora dubbi, indecisione, perplessità sulle condizionalità della spesa, sui criteri di distribuzione e sull’importo dei contributi da corrispondere al Bilancio europeo per i prossimi 7 anni. Permangono le divisioni perché, in sostanza, manca la ‘luce verde’ da parte dei quattro “Paesi frugali”, riluttanti all’idea di un piano di condivisione del debito comune. “Siamo pronti a sostenere I Paesi colpiti dal covid-19, ma l’assistenza deve avere un target e essere limitata nel tempo”, cosi ha detto Sebastian Kurz, Primo ministro austriaco, escludendo che il fondo di ripresa possa aprire la strada a un’Unione del debito.

Aderiscono alla linea di Vienna anche la Svezia, l’Olanda di e la Danimarca, che ritengono troppo alto il volume (fissato a 500 miliardi di euro nella proposta) della quota sotto forma di sovvenzioni. Ecco perché, Michel, nella conferenza stampa odierna ha parlato di “difficoltà” ancora in corso e il Premier olandese, Mark Rutte, ha commentato che non ci sarà necessariamente l’accordo entro l’estate, dovendo ancora approvare, nero su bianco, chi paga e quanto. Eppure, la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha dato segnali positivi, facendo intendere, in un dichiarazione, che per lo meno l’incontro di oggi è valso a percepire un certo allineamento sull’eventuale finanziamento del debito attraverso l’emissione di obbligazioni. Ha poi sollecitato a una pronta risoluzione, affiancandosi alla ‘chiamata’ di Italia, Spagna, Francia e Portogallo (i Paesi più inclini a negoziati veloci che portino liquidità alle rispettive economie).

 

Questo debito comune deve essere ripagato in modo equo senza lasciare l'onere alle generazioni future” – ha affermato il Presidente dell’Europarlamento – “(…) non dimentichiamo che intervenire solo con prestiti avrebbe conseguenze asimmetriche sul debito dei singoli Stati membri e sarebbe più costoso per l´Unione nel suo insieme. Abbiamo ora l'opportunità di rimodellare l'Europa e di renderla più equa, più verde e più lungimirante. (…) Dobbiamo cogliere al volo questa occasione per introdurre un paniere di nuove risorse proprie.” – ha concluso David Sassoli.

 

Il NextGenerationEU (detto anche “Recovery Instrument” e il QFP 2021-2027 sono stati formulati dalla Commssione Von der leyen sulla base dell’intesa raggiunta al Vertice Ue dello scorso 23 aprile. La Commissione prevede di utilizzare il fondo per integrare molti dei suoi programmi di Bilancio dell'Ue. Ma il fondo di recupero si basa su risorse prese a prestito che – in qualche modo - dovrebbero essere rimborsate. Il finanziamento del bilancio Ue andrebbe dal 2021 al 2027; quello del fondo di recupero fino al 2024.

 

Il “pacchetto-recovery” si concentra fortemente sulla ripresa economica e sul finanziamento della coesione, promuovendo al contempo il programma di ricerca di Horizon Europe e incanalando somme superiori alle aspettative al Fondo di transizione (EU Just Transition Fund) previsto per la de-carbonizzazione e il rinnovo del programma sanitario. Resterà tutto sotto esame da parte degli Stati membri, alcuni dei quali prendono tempo per assicurarsi un’attenta e completa valutazione.

Ma l’intervento di Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (BCE), ha fatto luce sui rischi che si verificherebbero nei mercati finanziari, qualora i Governi non dovessero raggiungere un pronto accordo sule misure di stimoli per sostener la ripresa e rilanciare la crescita economica post-emergenza. Per ora, in attesa delle mosse dei Governi, non ci sono stati grandi scossoni, ma non è da escludere un sentiment che li scateni in futuro. È quanto emerge in una recente speciale pubblicato da Bloomberg.

 

 

Finanziare NextGenerationEU: un “recap” per saperne di più

 

Nel 2018, la Commissione ha presentato un piano di bilancio che ha proposto di tagliare due aree principali della spesa dell'Ue: l’agricoltura e la coesione. Ciò ha incontrato una significativa opposizione. La nuova proposta inverte alcune di queste riduzioni, ma gran parte del finanziamento “extra” verrebbe reperito da risorse preso in prestito. Gli agricoltori si contendono più fondi da destinare ai sussidi agricoli, mentre ci sono alcuni Paesi che affermano che priorità come la difesa e la sicurezza dovrebbero essere maggiormente potenziate. Non mancano, infine, anche le pressioni da parte di alcuni Governi, affinché si opti per un budget inferiore a quello proposto dalla Commissione.

Il fondo di recupero è progettato specificamente per far fronte all'impatto della crisi del coronavirus. Dei 750 miliardi di euro di cui si compone, 310 miliardi di euro sarebbero distribuiti in base a una formula che tiene conto del PIL pro capite e dei livelli di disoccupazione tra il 2015 e il 2019. Un approccio che garantirebbe una buona fonte di “soccorso” ai Paesi come la Spagna e l'Italia. Ma che sta sollevando obiezioni da parte di economie più piccole del blocco orientale, che godono di tassi di disoccupazione relativamente bassi.

 

Per finanziare i necessari investimenti, la Commissione emetterà obbligazioni sui mercati finanziari per conto dell'Unione.

Per rendere possibile l'assunzione di prestiti, la Commissione modificherà la decisione sulle risorse proprie e aumenterà il margine di manovra, ossia la differenza tra il massimale delle risorse proprie nel Bilancio a lungo termine (vale a dire l'importo massimo dei fondi che l'Unione può richiedere agli Stati membri per finanziare le proprie spese) e la spesa effettiva.

 

Con il margine di manovra come garanzia, la Commissione raccoglierà fondi sui mercati e li canalizzerà, tramite NextGenerationEU, verso i programmi destinati a rimediare ai danni economici e sociali e a preparare il campo a un futuro più solido. L'Ue dovrebbe raccogliere fondi elevando temporaneamente il massimale delle risorse proprie al 2,00% del reddito nazionale lordo dell'Ue, consentendo alla Commissione di utilizzare il suo elevato rating creditizio per prendere in prestito 750 miliardi di euro sui mercati finanziari. Questo finanziamento aggiuntivo verrebbe quindi incanalato attraverso i programmi dell'UE e rimborsato per un lungo periodo di tempo attraverso i futuri bilanci dell'Ue, non prima del 2028 e non dopo il 2058.

Inoltre, la Commissione propone di modificare l’attuale quadro finanziario pluriennale 2014-2020 per rendere disponibili ulteriori finanziamenti per 11,5 miliardi di euro nel 2020.

 

Ecco il PDF con la scheda grafica completa  con cui la Commissione diffonde le informazioni-chiave, fatti  e numeri aggiornati del NextGenerationEU

 

 

NextGenerationEU PDF:

 

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