Inchiesta camici, Fontana: “Tutto regolare. Polemiche sterili”

Questa mattina il governatore lombardo ha riferito in Consiglio regionale. M5S e Partito democratico attaccano ma ancora non c’è accordo su “sfiducia”

Inchiesta camici, Fontana: “Tutto regolare. Polemiche sterili”

E’ il giorno di Attilio Fontana davanti ai consiglieri della Lombardia per rispondere della vicenda giudiziaria dei camici acquistati dalla Regione dalla Dama spa, l’azienda del cognato e con un 10% di partecipazione di sua moglie. L’inchiesta vede il governatore indagato per frode nelle pubbliche forniture e chiama in causa anche la direzione di Aria, la Centrale acquisti regionale.


“Sono qui per riaffermare la verità dei fatti e voltare pagina. Su di me polemiche sterili, strumentali e lesive della mia persona e del ruolo istituzionale che ricopro”. Esordisce così nel suo attesissimo discorso il presidente della Regione Lombardia. Nell’aula di Palazzo Pirelli afferma di “non aver saputo nulla dei rapporti negoziali a titolo oneroso tra Dama e Aria fino al 12 maggio scorso”, e di essere “convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto, ma di aver chiesto al cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni”. “Sono state coinvolte delle aziende”, spiega, “e tutte e 5 le aziende che avevano dato propria disponibilità a riconvertire le produzioni hanno visto acquistate loro merci e camici. Con costi differenti ma per tutte è valsa la medesima procedura. Ogni euro raccolto e speso" dalla Regione durante l'emergenza Coronavirus "ha una sua giustificazione, motivazione e una rendicontazione".


Prova a dare una spallata alle polemiche e alla vicenda che lo vede coinvolto. Attilio Fontana difende il suo operato e annuncia di non avere intenzione di “arrendersi innanzi a nulla". A fronte della sua risposta ‘politica’ davanti agli esponenti della maggioranza e dell’opposizione regionale prosegue l’inchiesta della magistratura, partita dopo una denuncia giornalistica della trasmissione di Rai 3 Report. I giudici indagano sull’assegnazione diretta da parte della centrale acquisti della Regione (Aria) di una fornitura, durante l’emergenza Covid, di 75 mila camici ospedalieri per un importo di 513 mila euro alla Dama spa di Andrea Dini, cognato del governatore. La Dama vede anche una partecipazione al 10% della moglie di Fontana. Dopo Report e a consegna già avvenuta di 50 mila camici, la società comunica ad Aria la volontà di trasformare la commessa in una donazione rinunciando così al compenso per le forniture già avvenute. In quel frangente Fontana dispone da un conto svizzero, tramite la Unione fiduciaria - che amministra parte del capitale ereditato dalla madre e confluito su quel medesimo conto - un bonifico da 250 mila euro a favore del cognato. Perché, dichiara oggi in Aula: “avevo spontaneamente considerato di partecipare a una parte dello sforzo” del parente, “la mia attività” gli ha recato "uno svantaggio". Ma la mia “decisione spontanea è passata per un gesto losco”. Quanto ai soldi sul conto svizzero, su cui sono partite le verifiche dei magistrati, il governatore ha sempre rimarcato che "nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni, non vi è nulla di nascosto". E il suo legale: “è tutto perfettamente trasparente, tracciato, tracciabile e privo di qualsiasi ombra”.


Peraltro, secondo quanto riportato oggi dal Corriere della Sera, non ci sarebbe nessuna delibera della Regione Lombardia che ha trasformato la fornitura di 75mila camici in donazione da parte della Dama spa. Dunque, il contratto iniziale sarebbe ancora in essere e mancherebbero all’appello 25 mila camici non ancora consegnati. Per questo si parla di frode in pubblica fornitura a carico del governatore. Che ribadisce: “anche da Aria rispettate tutte le regole dettate dall’emergenza”. E difende il direttore dimissionario Filippo Bongiovanni, indagato per turbata libertà del contraente.


L’opposizione nei giorni scorsi aveva attaccato duramente Fontana. Il Pd con l’eurodeputato Pierfrancesco Majorino ne ha chiesto le “dimissioni”. E anche i grillini si sono detti convinti che “la giunta lombarda non possa andare avanti”. Il M5S sembrerebbe pronto a una mozione di sfiducia ma ancora non c’è accordo con i dem per presentarne una unitaria. Per il capogruppo Pd Fabio Pizzul. “Fontana non ha più la credibilità' per andare avanti”. Ma Matteo Salvini interviene in difesa del ‘suo’ governatore e dice: “Surreale, è la prima indagine per un regalo”.

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