Ritratti politici

Carlo Calenda, il manager-politico che pianifica il Campidoglio

Ritratto di un uomo determinato, a tratti irriverente. Romano doc studia la città che vorrebbe governare. Ma la corsa per il momento è in solitaria

Carlo Calenda, il manager-politico che pianifica il Campidoglio

Diciamoci la verità. Carlo Calenda non è un mostro di simpatia ma gli va riconosciuta una certa dose di autoironia. Come quella volta in cui, ospite da Lilli Gruber, raccontò tra rassegnazione e sguardo sardonico che i suoi amici lo prendevano in giro perché nelle foto con sua madre più che il figlio sembrava il padre. La madre di Calenda è la bella e brava regista, sceneggiatrice e scrittrice Cristina Comencini. Figlia a sua volta del grande Luigi che diresse il piccolo Carlo, appena undicenne, nel film Cuore. Una famiglia, quella materna, di creativi, di artisti, anche sua sorella Giulia è sceneggiatrice. Ma con una parte di sangue blu. La nonna amatissima era Giulia Grifeo di Partanna, figlia della principessa Eleonora di antica famiglia nobiliare siciliana. Ma oltre l’arte i numeri.

 

Cristina Comencini prima di dedicarsi completamente al cinema ha studiato economia e si è formata ai corsi di Federico Caffè. Il papà di Calenda, Fabio, è economista e giornalista. Entrambi giovanissimi, entrambi di sinistra e iscritti al Pci quando sono nati Carlo e sua sorella. Poi la separazione, nuove nozze e altri figli. Calenda, insomma, è di “buona famiglia”. Allargata sì ma di quelle della borghesia romana dell’intelletto e non del capitale. 

 

L’appartenenza borghese dell’aspirante sindaco di Roma, che il 18 ottobre ha ufficializzato da Fabio Fazio la sua candidatura, non basta però a frenare il suo tratto estremamente passionale. A volte, persino, aggressivo e irriverente. I suoi tweet non fanno sconti a nessuno. Chi lo conosce bene dice che è una persona molto preparata ma che mal sopporta la mediocrità. E’ proprio la sua incapacità di nascondere l’aspetto emotivo, diciamo più che per scelta per eccesso di impulsività, che lo differenzia abbastanza. Insieme a un dato, altrettanto insolito. Per Calenda non è un tabù parlare della sua vita privata. Con lui quell’argine che separa l’aspetto pubblico da quello familiare difeso dalla maggior parte dei politici nostrani non regge.  Come quando da ministro dello Sviluppo Economico spiegò pubblicamente di non essere in grado di rispettare gli impegni dei giorni a venire perché sua moglie aveva un tumore. E lui doveva stare accanto a lei ai loro figli. Molto american style.

 

Calenda è così. A Francesco Merlo ha raccontato con grande spontaneità i suoi momenti ‘scapestrati’, definiti  ironicamente “gli anni della sperimentazione”. E’ stato bocciato a scuola e a soli sedici anni ha avuto una figlia, Tay, che in tailandese significa popolo. Di lei, oggi trentunenne, dice: “Mi ha salvato la vita”. Dopo i tempi dell’adolescenza irrequieta Carlo sulla retta via ci si è rimesso quasi subito: ha recuperato l’anno perso, si è diplomato, si è iscritto a Giurisprudenza. Dove ha preso la laurea con una tesi in diritto internazionale. Ha cominciato a lavorare, i contatti non gli sono mancati. In Ferrari, in Confindustria, è diventato dirigente d’azienda. A Montezemolo però continua a dare del lei. Poi l’approdo in politica. Prima come vice ministro dello Sviluppo economico, a seguire come titolare del dicastero sotto i premier Renzi e Gentiloni. Con il primo non è rimasto in buoni rapporti e pure con buona parte del Pd.

 

Appena eletto all’Europarlamento nelle liste dem rompe con il Nazareno in disaccordo con l’alleanza con il M5S. Fonda “Azione” con Matteo Richetti, ex renziano, e da un mese è in corsa per il Campidoglio. Studia e approfondisce Carlo: la Roma delle periferie, la Roma della criminalità, la Roma in declino delle ultime amministrazioni. La capitale ha bisogno di uno scatto d’orgoglio, va ripetendo. Ma conquistare la Capitale e, soprattutto, i disincantati romani non sarà facile. Specie se la salita sullo scranno più alto della città sarà in solitaria, senza alleanza con i partiti di centrosinistra, a partire dal Pd di Zingaretti. Che per il momento snobba la sua candidatura e non risponde alle offerte di pace. Vedremo.  Calenda è persona determinata anche se poco avvezza alla pazienza. Virtù che adesso, con la pandemia che ha coperto anche il dibattito per le comunali, dovrà necessariamente coltivare. 

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