Verifica di governo

Renzi sul Recovery Plan: “Un collage raffazzonato e senza anima”

Il leader di Iv presenta alla stampa il progetto Ciao: “Se non ci sarà accordo lasceremo”. A Chigi anche le proposte di Leu, attesa per quelle del Pd

Renzi sul Recovery Plan: “Un collage raffazzonato e senza anima”

Un collage talvolta raffazzonato di pezzi di diversi ministeri. E’ un piano senz’anima, che manca di ambizione, si vede che non c’è un’unica mano che scrive. Serve un cambio di passo”. E’ un Matteo Renzi che va ancora all’attacco sul Recovery Plan del premier quello che in conferenza stampa presenta la controproposta di Italia Viva. E’ il progetto Ciao, acronimo di Cultura, Infrastrutture, Ambiente e Opportunità. Una sorta di quattro punti cardinali con “un filo rosso che li unisce, ovvero la parola lavoro”. Un progetto che complessivamente conta 61 temi su cui il leader di Italia Viva “spera ci sia una discussione” perché il documento di Palazzo Chigi “va migliorato”. Ma il confronto va portato a termine nell’arco “di qualche  settimana perché non si può tirare troppo per le lunghe”. E se “ci sarà l’accordo si andrà avanti. Se non ci sarà è evidente che faranno senza di noi e le ministre si dimetteranno. Non siamo alla ricerca di poltrone ma di idee”.

 

Renzi alza ancora i toni

L’ex premier non perde la verve dei tempi migliori in cui era lui a capo di Palazzo Chigi e la dimestichezza da politico e comunicatore navigato con cui si destreggia anche tra domande insisdiose. Per spendere i 209 miliardi che arriveranno dall’Ue il dialogo è aperto ma alcune proposte di Italia Viva sono irrinunciabili. Una su tutte: il Mes. Sui 36 miliardi del Meccanismo di Stabilità “non torniamo indietro, i denari del Recovery fund sono più condizionati di quelli del Mes. Oggi si contano 273 medici morti. E’ vergognoso che si stia ancora a discuterne”, dice aggueritissimo. Non vuole fare una gradutatoria degli altri nodi ma il messaggio è chiaro: “sui punti sui quali ci viene detto di no ci venga spiegato il perché”. E così torna sulla delega ai servizi segreti. E più volte parla di giustizialismo. Critica il “piano impregnato di cinquestellismo giustizialista nel momento in cui si parla della prescrizione”. E scandisce il suo “no al manettarismo di seconda mano di alcuni membri di questa coalizione. Noi”, insiste, “partiamo dalla cultura”. Parla di giovani, “i due miliardi” per loro “vanno almeno triplicati”, di lavoro, di sostenibilità, delle unità di missione sul disstesto idrogeologico e sulla scuola che “vanno rifatte domattina”, di Mezzogiono “madre di tutte le battaglie”. E poi un dato: “Secondo il Mef questo piano produrrà il +2,3% di Pil. E’ niente visto che abbiamo perso 10 punti. Se produce +0,89% di occupazione al Sud vuol dire che non ci siamo, col Piano non è stato fatto un buon lavoro”. Non abbassa i toni, la minaccia di ritirare le due ministre e il sottosegretario sono ribadite come un mantra.

 

Il documento di Leu

In giornata sul tavolo del presidente del Consiglio arrivano anche le osservazioni e le proposte di Liberi e Uguali di cui fa parte il ministro della Salute, Roberto Speranza. Per i presidenti dei gruppi parlamentari Loredana De Petris e Federico Fornaro “i fondi destinati alla Sanità, pari ad appena 9 miliardi, sono largamente insufficienti. Il Servizio sanitario nazionale ha un'importanza strategica decisiva. E' quindi necessario l'investimento di ben più ampie risorse soprattutto sul fronte dell'assistenza di prossimità e della medicina territoriale”. Poi le priorità, che oltre alla salute, per Leu sono “ambiente, infrastrutture sociali, istruzione e ricerca, mobilità sostenibile e mezzogiorno”. E la richiesta di abbandonare “l'impostazione micro progettuale per adottare una visione complessiva, quella che papa Francesco ha definito ‘Ecologia integrale’”. 

 

Attesa per il Pd

Ancora attesa per la controproposta del Pd che è oggetto di condivisione da parte della segreteria del partito. L’idea alla base del documento dem è che il “Recovery deve cambiare l'Italia”. Green, transizione ecologica, innovazione, parità di genere, istruzione, maggiori fondi per gli asili nido e le infrastrutture sociali, cultura, commercio. E attenzione su mezzogiorno, sanità e riforme sul lavoro. Quanto alla cabina di regia secondo indiscrezioni il Pd dovrebbe ribadire che la struttura dovrà essere sussidiaria, quindi di supporto alla Pubblica amministrazione e non sostitutiva e dovrà anche interagire e aiutare le amministrazioni periferiche che altrimenti potrebbero avere problemi nella gestione dei progetti. “Sono settimane che lavoriamo per contribuire a scelte strategiche per l'Italia. Lo abbiamo fatto sempre in maniera costruttiva e responsabile, continuiamo e continueremo a farlo con questo spirito. Non Pensiamo che il Recovery plan sia tutto da rifare”, fa sapere Nicola Zingaretti.

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