Le tensioni nel governo

Renzi, Conte e le trappole per Pd e M5S. Intanto i totiani si sfilano

I centristi indisponibili ad appoggiare il premier. In caso di crisi un nuovo esecutivo politico, elezioni o governo di unità nazionale? Decisivo il Colle

Renzi, Conte e le trappole per Pd e M5S. Intanto i totiani si sfilano

Un governo di unita nazionale sganciato dalla categoria maggioranza-opposizione per guidare il Paese nella drammatica fase dell’emergenza sanitaria ed economica. Uno scenario possibile se Renzi decidesse davvero di staccare la spina al governo Conte. Ma improbabile e con un conto salato, troppo salato da pagare per le attuali forze di maggioranza. Che ne uscirebbero fortemente depotenziate nelle due sfide più importanti del prossimo anno: la gestione del Recovery Plan e la scelta del nuovo presidente della Repubblica. Perché a quel punto entrerebbero in partita, e a pari merito, le forze di opposizione. 

 

Renzi accetta la sfida in Aula

Il quadro politico è quanto mai incerto. Lo scontro tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte ormai è frontale e il primo oggi alza ulteriormente l’asticella. Con un’intervista al quotidiano il Messaggero il senatore di Rignano critica duramente, censurandola, la volontà del premier di parlamentarizzare la crisi. “Ha sbagliato a chiudere così la verifica di governo” dice dell’inquilino di Palazzo Chigi. “Ha detto che verrà in Parlamento, ma se ha scelto di andare a contarsi in Aula accettiamo la sfida”. In politichese e nel linguaggio renziano da gran giocatore di poker questo significa che il Conte bis potrebbe avere le ore contate, ma anche che le condizioni perché un Conte ter veda la luce sono aumentate. La posta in gioco è cresciuta. Eppure Renzi sa che l’avvocato di Volturara Appula non sceglierà la strada dell’umiliazione pur di restare in sella, così gioca la parte del diavolo tentatore con Zingaretti: sarebbe disposto ad accettare un premier dem purché Conte vada a casa. Una situazione pericolosa per i cinquetselle che, ricordiamolo, vantano i gruppi parlamentari più numerosi. E che invece, se il premier da loro indicato dovesse essere costretto a lasciare per fare largo a un esponente del Nazareno, sia esso Franceschini o lo stesso Zingaretti, si troverebbero definitivamente stretti in un angolo per tutto il resto della legislatura.  A quel punto per Di Maio anche il ruolo di vicepremier sarebbe una trappola insidiosa e segno di un depotenziamento ulteriore del Movimento nell’alleanza di governo. Ma la trappola c’è anche per il Pd. Accettare la proposta di Renzi e prendere la presidenza del Consiglio potrebbe incrinare i rapporti con i 5S e rendere più difficile un’alleanza futura anche in vista delle comunali di quest’anno. Per buona pace di Renzi che con i grillini non è mai stato in sintonia.   

 

Conte non ha i voti

Oggi tramonta l’ipotesi di un appoggio al premier da parte di alcuni ‘responsabili’. Con una nota alla stampa il presidente della Regione Liguria e leader di Cambiamo!,  , smentisce che i suoi tre senatori, Paolo Romani, Gaetano Quagliariello e Massimo Vittorio Berruti, possano sostenere il governo. “Essere responsabili significa, a casa nostra, essere coerenti con le proprie idee. Questo governo non rispecchia le nostre. Siamo e restiamo all'opposizione dell’esecutivo Conte”. Sulla stessa linea l’Udc: “non partecipiamo al teatrino della politica: non siamo e non saremo mai la stampella di nessuno”. Pronta invece a dare il suo aiuto la senatrice Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella, eletta in Forza Italia e ora al gruppo Misto. L’idea di una maggioranza parlamentare diversa da quella attuale resta tuttavia un azzardo in termini politici: sarebbe troppo risicata e non garantirebbe alcuna stabilità. Ma anche uno scenario elettorale - con il Paese nella morsa del virus e della crisi economica, con la campagna vaccinale appena partita e con i nodi del Recovery Plan ancora da districare – potrebbe essere un’avventatezza. Renzi il voto non lo vuole e non crede a chi lo usa per provare a fermarlo. Pd e i 5S non sono pronti alle urne e le paventano. Il Quirinale resterà a guardare ancora per poco. Mattarella nel suo discorso di fine anno ha richiamato tutti al senso di “responsabilità” e a non perseguire “interessi di parte”. Non tollererà un’agonia lenta e pericolosa dei rapporti politici e istituzionali. Finora non è intervenuto ma i prossimi giorni saranno decisivi. E a quel punto il ruolo di Conte potrebbe essere marginale.

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