Il caso Navalny

Russia, Navalny: “Sono guarito, domenica torno a casa a Mosca”

L'oppositore politico di Vladimir Putin, sopravvissuto all'avvelenamento lo scorso agosto, sfida il Cremlino. “Io guarito, venite a prendermi in aeroporto”.

Russia, Navalny: “Sono guarito, domenica torno a casa a Mosca”

E’ ancora in Germania, ma tra poche ore tornerà in Russia. Alexei Navalny è ormai guarito e pronto a tornare a sfidare Valdimir Putin, colui che ritiene il mandante del suo avvelenamento con un gas nervino, lo scorso agosto, quando finì in coma. L’oppositore del presidente russo, però, da Berlino ha annunciato, tramite social, di voler fare ritorno in Patria: «Posso finalmente tornare a casa» ha scritto sul proprio account Instagram, annunciando che domenica 17 gennaio volerà a Mosca con un aereo della compagnia Pobeda.

 

La sfida al Cremlino

L’oppositore russo non ha nascosto i pericoli che corre nel tornare in Russia e sul social ha scritto: «Sono sopravvissuto. E adesso Putin, che ha ordinato il mio omicidio, sta dicendo ai suoi servitori di fare tutto il possibile affinché io non ritorni». In Patria lo attende una probabile accusa per violazione della sospensione condizionale della pena che gli era stata concessa per una precedente condanna a 3 anni e mezzo, alla fine del 2014. Già a fine dicembre è scattata una nuova accusa nei suoi confronti: aver speso per fini personali circa 3,9 milioni di euro, frutto di raccolte fondi da parte delle sue organizzazioni non-profit. Tra questa c’è anche la Fondazione Anticorruzione, già protagonista in passato di attacchi al presidente russo, Putin. Secondo altri dissidenti russi lo spettro di nuovi processi serve invece per tenere lontano Navalny dalla Russia.

 

L’avvelenamento e i servizi segreti russi

Sugli autori dell’avvelenamento contro l’attivista, intanto, ci sarebbero pochi dubbi, almeno secondo il sito Bellingcat, specializzato in inchieste giornalistiche e a cui collabora anche la CNN. I reporter sono convinti che dietro il tentativo di uccidere Navalny ci sia l’FSB, il servizio federale di sicurezza di Mosca, un gruppo che avrebbe al suo interno persino un team creato appositamente per controllare le azioni dell’oppositore politico del Cremlino. Finora, però, Putin ha negato ogni coinvolgimento, arrivando a dichiarare che, se i servizi segreti russi avessero voluto davvero assassinare Navalny, «avrebbero finito il lavoro».

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA