Il presidente incaricato

Draghi accetta l’incarico con riserva. “Fiducioso nel dialogo”

“Con rispetto mi rivolgerò al Parlamento”, dice Draghi al termine dell’incontro con Mattarella. Scioglierà la riserva al termine delle consultazioni.

Draghi accetta l’incarico con riserva. “Fiducioso nel dialogo”

Mario Draghi ha ricevuto dal presidente Mattarella l’incarico a formare un nuovo governo. Arrivato al Quirinale con qualche minuto di anticipo l’ex numero uno della Bce si è intrattenuto a colloquio con il capo dello Stato per più di un’ora. “Ringrazio il presidente della Repubblica per la fiducia che mi ha voluto accordare. E' un momento difficile. Vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani, rilanciare il Paese sono le sfide”, ha detto al termine dell’incontro. “Abbiamo a disposizione le risorse straordinarie dell'Ue e la possibilità” di operare “con uno sguardo attento alle future generazioni e alla coesione sociale. La consapevolezza dell’emergenza richiede risposte all'altezza della situazione. Con questa speranza rispondo all’appello” di Mattarella. Poi Draghi si è detto “fiducioso che dal confronto con i partiti, con i gruppi parlamentari e le forze sociali emerga unità e capacità di dare una risposta responsabile”. E ancora: “Con rispetto mi rivolgerò al Parlamento. Scioglierò la riserva al termine delle consultazioni”. Dunque, con la consueta formula di rito il professore si è riservato di verificare se ci sono le condizioni per formare un nuovo governo. 

 

I numeri

La figura più autorevole che in questo momento il Paese possa esprimere proverà a formare quell’esecutivo “di alto profilo che non deve identificarsi in alcuna formula politica” e di cui ieri sera ha parlato il presidente della Repubblica. Che senza procedere ad un secondo giro di consultazioni, preso atto del fallimento di ogni trattativa nella maggioranza per dar vita al Conte Ter, ha convocato direttamente Draghi. Il compito dell’ex governatore della Banca d’Italia, allievo di Federico Caffè, keynesiano di formazione e già direttore generale del ministero del Tesoro tra il 1991 e il 2001 non sarà semplice. Di sicuro la sola prospettiva di un governo a sua guida ha fatto volare gli indici borsistici e crollare lo spread, ma adesso la partita da giocare è sui numeri che andranno cercati in Parlamento. 

 

Le posizioni

La senatrice Taverna dei 5S ribadisce oggi quello che già il reggente politico, Crimi e il sottosegretario Fraccaro avevano anticipato: pur ringraziando “il presidente Mattarella per aver pazientemente guidato questa grave e insensata crisi, ribadiamo”, ha detto “che non voteremo un governo tecnico guidato da Mario Draghi. L’unica strada è quella delle elezioni anticipate”. Per Andrea Orlando, vice segretario del Pd, “è fuorviante pensare che la qualità e la forza indubbia del nome possa risolvere tutti i problemi. Serve convergenza su un programma che indichi un'agenda di riforme”. Mentre Renzi: “non è il momento delle polemiche ma dei costruttori, tutti sostengano Draghi”. Divisa è Leu in cui le due anime, quella di Sinistra Italiana e dei bersaniani sono ‘caute’. La prima tuttavia meno propensa “a votare un esecutivo a di Draghi”. Non riesce a mantenere compattezza nemmeno il centrodestra. Secondo Salvini “non conta il nome, conta cosa vuol fare”. Insiste sul voto la Meloni anche se apre ad atti di responsabilità se si rendesse necessario. C’è attesa per i berlusconiani. Brunetta anticipa tutti: “Draghi è l’uomo giusto, il centrodestra lo sostenga”. 

 

Gli scenari 

Il futuro esecutivo al momento non ha alcuna formula politica e non è detto che la trovi. Secondo gli analisti due sono le strade percorribili: un governo politico ma che chiama in causa anche i leader dei partiti, oppure un governo tecnico staccato del tutto dalle forze politiche. E sul problema dei numeri che il costituzionalista Michele Ainis non esclude “un governo della non sfiducia”. Possibile solo se però si registrerà l’astensione e non il voto contrario di Lega e del Movimento Cinquestelle. Il centrista Clemente Mastella avverte: “Al momento in Parlamento per Draghi ci sono meno voti che per Conte”.

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