Ritratti di governo

Lorenzo Guerini resta alla Difesa, e ringrazia con un tweet Mattarella

Lorenzo Guerini già sindaco di Lodi e presidente della provincia, deputato. Dal 5 settembre del 2019 ministro della Difesa. E’ stato presidente del Copasir

Lorenzo Guerini resta alla Difesa, e ringrazia con un tweet Mattarella

La sua è una delle riconferme eccellenti. Lorenzo Guerini resta alla guida del ministero della Difesa in quota Pd. Cinquantacinque anni, tre figli, lodigiano, la sua carriera inizia come presidente della Provincia di Lodi. Dal 2005 al 2012 è sindaco della sua città dove guida una coalizione di centrosinistra emergendo per le sue doti di mediatore. Presdiente di Anci Lombardia è anche responsabile Welfare dell'Anci nazionale. Di estrazione democristiana la sua presenza nel Partito democratico è in quota alla corrente Base Riformista che fonda e coordina insieme a Luca Lotti.

 

Eletto deputato nelle ultime due legislature è stato anche portavoce dem. Uomo di poche parole, grande amico di Renzi e tra gli uomini più influenti ai tempi del governo dell'ex sindaco di Firenze, Guerini però non ha seguito Matteo al momento della diaspora e della fondazione di Italia Viva. Durante il governo gialloverde presiede il Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che esercita il controllo sull'attività dei servizi segreti e che spetta all'opposizione. Con la nascita della maggioranza giallorossa diventa ministro della Difesa. Incarico che mantiene sotto l'egida del nuovo governo di Mario Draghi.

 

"Abbiamo davanti a noi sfide complesse che continueremo ad affrontare insieme, con impegno e determinazione. Le Forze armate sempre al servizio del Paese e dei cittadini. Grazie per la fiducia al presidente Mattarella e al presidente Draghi". Affida a un tweet il commento per la sua riconferma a Palazzo Baracchini confermando uno stile asciutto, quasi essenziale. Di lui si apprezza il profilo istituzionale e discreto. Non è uomo politico che cavalca l'onda mediatica. Insieme ai ministri Speranza, Di Maio, D’Incà e Lamorgese rappresenta il segno di continuità con il precedente esecutivo guidato da Giuseppe Conte.

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