Lo Ius soli divide

Ius soli: significato, cos’è, chi ne ha diritto e perché se ne riparla

Diverso dallo ius culturae, permette di ottenere la cittadinanza. In alcuni Stati è già realtà. Lo ha riproposto Enrico Letta. Perché divide la politica

Ius soli: significato, cos’è, chi ne ha diritto e perché se ne riparla

“Credo che sarebbe una buona cosa se il governo Draghi, il governo del tutti insieme, sia quello di una normativa sullo Ius Soli". Sono bastate queste parole, pronunciate dal neo Segretario del Pd, Enrico Letta, per riaprire il dibattito sullo Ius soli, ossia il diritto di ottenere la cittadinanza del Paese nel quale si nasce, a prescindere da quella dei genitori.

Si differenzia dallo Ius culturae e dallo ius sanguinis (quello attualmente in vigore in Italia) e può essere “puro” o “temperato”.

Ecco in cosa consistono.

 

Cos’è lo Ius soli

Lo ius soli è il principio di diritto secondo cui è cittadino di uno Stato chi è nato all’interno del suo territorio. La cittadinanza, dunque, è legata al luogo di nascita a prescindere dallo status dei genitori, che possono anche averla di un Paese differente, come nel caso degli immigrati economici.

 

Ius soli “puro” e “temperato”

Pur riferendosi allo stesso diritto di cittadinanza esistono, però, due sfumature. Lo Ius soli “temperato” o condizionato, infatti, è quello adottato dalla maggior parte dei Paesi: oltre ad essere nati in un territorio, prevede che la cittadinanza sia riconosciuta in presenza di almeno un’altra condizione, come per esempio il fatto che i genitori abbiano regolare permesso di soggiorno, il che esclude dunque i figli di migranti giunti in circostanze di emergenza, come quelli via mare tramite barconi o gommoni di fortuna. Oppure può essere richiesto che almeno uno dei due genitori risieda nel territorio statale da un numero minimo di anni (solitamente 5 o 10).

Infine, esiste uno Ius soli “temperato” che permette di ottenere il riconoscimento della cittadinanza al compimento della maggiore età.

 

Ius sanguinis

Il modello opposto rispetto allo Ius soli è rappresentato dallo ius sanguinis, anche se uno non esclude necessariamente l’altro. Consiste nell’attribuzione al minore della cittadinanza dei genitori, dunque per via “di sangue”.

 

Come funziona in Italia

In Italia vige al momento lo ius sanguinis, ma da anni e con alterne fortune si torna a discutere della possibilità di inserire anche lo ius soli, in particolare in versione “temperata”, nonostante esista la possibilità di ricorrere al diritto di cittadinanza per essere nati sul suolo italiano, in casi eccezionali ed precisamente:

  • figli di genitori ignoti;

  • figli di genitori apolidi (cioè senza cittadinanza);

  • figli di genitori stranieri che, secondo le leggi dello Stato di appartenenza, non possono trasmettergli la cittadinanza.

 

Ius culturae

Un’altra possibilità, anch’essa dibattuta in Italia, è lo Ius culturae, che consiste nella possibilità di acquisire la cittadinanza per i bambini di figli stranieri che abbiano frequentato le scuole per un periodo minimo di tempo (in Italia si erano ipotizzati almeno 5 anni, superando almeno un ciclo scolastico).

 

Come funziona all’estero

Lo Ius soli è già in vigore in alcuni Stati del vecchio continente come Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Belgio e Olanda, sempre in modo condizionato e affiancato allo Ius sanguinis. Si tratta, del resto, di un diritto presente anche in antichità, ribaltato e soppianto però con la Rivoluzione francese, ma non nei Paesi del Commonwealth, dove è stato mantenuto lo Ius soli.

Oggi, dunque, in Francia c’è lo Ius soli, ma accompagnato da alcune condizioni, come per esempio che i genitori abbiano regolare permesso di soggiorno, che si sia residenti da almeno 5 anni e comunque l’acquisizione della cittadinanza avviene solo con la maggiore età (18 anni). In Germania è richiesto che almeno uno dei genitori del bambino risieda legalmente nel paese da minimo 8 anni e abbia un permesso di soggiorno a tempo indeterminato da minimo 3 anni.

Nel Regno Unito è richiesto almeno uno dei genitori abbia un permesso di soggiorno a tempo indeterminato. In Portogallo le regole sono più “morbide”: è sufficiente che madre e padre dichiarino di volere essere cittadini portoghesi e uno dei due risiedano in territorio portoghese da almeno 2 anni (1 solo anno in Spagna). In Belgio e Olanda la cittadinanza è riconosciuta con la maggior età, anche se nel primo Paese si può anticipare a 12 anni se i genitori sono residenti da almeno 10 anni. In Olanda, invece, occorre dimostrare di risiedere continuativamente nel territorio almeno dall’età di 4 anni.

 

Ius soli nel resto del mondo

Secondo l’Osservatorio Internazionale sulla Cittadinanza in Europa esiste uno Ius soli temperato nel 31% degli Stati, come in Africa. In Asia è presente nella forma “pura” solo nel 2% dei casi, mentre in forma condizionata si sale al 29%. In America, infine, lo ius soli assoluto è realtà nell’83% degli Stati (per esempio in Canada, Messico, Argentina, Brasile, Paraguay, Perù, Ecuador, Honduras, Nicaragua e Giamaica), mentre il 14% ne ha adottata una versione “temperata” e solo il 3% esclude questo diritto. In particolare negli Usa, lo Ius soli è previsto dal XIV emendamento della Costituzione, anche se più volte si è tentato di modificare la Carta, come ha fatto Donald Trump pur senza riuscirci.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA