L’appuntamento

Il ‘campo’ a sinistra di Bettini, il Pd dell’era Letta non trova pace

Domani la presentazione del manifesto della nuova ‘area politico-culturale’ che prepara il terreno per il dopo Draghi. Cosa si sta muovendo in casa dem…

Il ‘campo’ a sinistra di Bettini, il Pd dell’era Letta non trova pace

Una nuova area ‘politico-culturale’ con tanto di manifesto che porta la firma di Goffredo Bettini. La sinistra Pd, o un parte di essa, si mobilita. Si chiamerà ‘Agorà, socialismo e cristianesimo’ quella che lo storico e filosofo dell’operaismo anni settanta, Mario Tronti - tra i firmatari - non accetta di definire corrente. Ma “partito-campo, piattaforma culturale per un’area politica ampia, che ridisegni gli orizzonti della sinistra”. Così è anche scritto nel documento che sancisce la definizione di questo spazio a sinistra. Che già esisteva a livello embrionale, ma che ora vuole darsi forma, prospettiva, obiettivi.

 

Non è buon segnale per Enrico Letta, che del contrasto alle correnti interne ha fatto un baluardo della sua leadership. E che ora si ritrova con un nuova fazione. Il progetto di Bettini era pronto da mesi. Considerato primo consigliere di Nicola Zingaretti, da molti anche uno stratega – è l’uomo che ha seguito passo passo Francesco Rutelli e Walter Veltroni all’epoca in cui sono stati sindaci di Roma – oggi non ha incarichi formali. Eppure, parla a tv, radio, e giornali come se ne avesse uno e anche di rilievo.

 

Difficile dire quanto questa eminenza grigia in salsa dem sia ancora in linea con l’amico Nicola e quanto con l’altro esponente della sinistra piddina, Andrea Orlando. Di cui in passato è stato sostenitore, ma che le trame odierne potrebbero rendere un antagonista da sfidare. Una cosa è certa: l’uomo ‘ombra’ di molti leader ha deciso di uscire allo scoperto e lo fa alla vigilia di decisioni importanti per il Nazareno. A breve bisognerà scegliere i candidati per il prossimo turno delle elezioni amministrative che, ha detto il neo-segretario, dovranno passare necessariamente per le primarie.

 

A Roma Bettini le sue truppe le ha. Ma da qui a dire che l’‘area’ che sta per nascere muova soldati anche nel resto di Italia è azzardato. Lui è sempre stato uomo di vertice. Fautore dell’alleanza giallorossa durante il Conte II è diventato amico dell’ex inquilino di Palazzo Chigi. Di cui oggi dice: “Conte non è caduto per i suoi errori o ritardi, che in parte ci sono stati, ma per una convergenza di interessi nazionali e internazionali che non lo ritenevano sufficientemente disponibile ad assecondarli e dunque, per loro, inaffidabile”.

 

Il pensiero alla base del manifesto bettiniano è anticipato da Tronti al quotidiano La Repubblica, non senza la spinta ideale e l’onestà intellettuale che da sempre distinguono il noto filosofo. “La sinistra deve riscoprire la sua radicalità”, dice. “Di fronte al neoliberismo e alla globalizzazione non è stata all’altezza, venendo meno alla sua vocazione storica. La destra si può battere nelle urne, serve però recuperare una forte critica al capitalismo”. Per l’ex senatore Pd, Letta “ha dato una scossa ma non può pensare di risolvere tutto nel rapporto con Conte. E dovrebbe pronunciare di più la parola lavoro”. Quella che va affrontata “è la grande questione sociale”. Questa, la cornice che dovrebbe contenere il progetto in cui “Leu è già organico. Occorre attirare tutte le forze alternative alla destra, da quelle ambientaliste e a quelle socialdemocratiche. L’importante è che il Pd sia il centro propulsore di questo campo”.

 

Ma quanto Bettini voglia essere di rottura o, al contrario, di raccordo rispetto alle altre componenti residenti al Nazareno è da verificare. A sinistra, in ogni caso, è in atto un movimento che guarda al 2023: “Draghi è un passaggio, non un approdo”, ribadisce il teorico del marxismo operaista. E finita l’emergenza arriverà il momento in cui la politica dovrà riprendersi il suo ruolo. Oltre a Liberi e Uguali c’è una decennale diaspora a sinistra. E da qui a due anni il quadro partitico nazionale potrebbe riservare cambiamenti.

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