Il pasticcio

Vitalizi ai condannati, passano mozioni pro e contro la revoca

L’aula di Palazzo Madama vota tre atti di indirizzo molto diversi tra loro e non risolve la ‘vexata quaestio’, che resta nelle mani degli organi interni

Vitalizi ai condannati, passano mozioni pro e contro la revoca

Non si scioglie il nodo politico sui vitalizi ai parlamentari condannati in via definitiva. Il voto di Palazzo Madama che ha dato il via libera oggi a tutte e tre le mozioni – una presentata da M5, Pd e Leu, l’altra dal centrodestra, la terza da Italia Viva – pasticcia ulteriormente la questione e tratteggia, come già era chiaro, un emiciclo spaccato in due. Su un tema che chiama in causa, tra gli altri, l’assegno dovuto a Roberto Formigoni, l’ex potentissimo presidente della Regione Lombardia, finito in carcere per reati contro la pubblica amministrazione.


Dunque, il Senato ha detto sì a documenti che dicono sostanzialmente cose opposte. La prima mozione, quella giallorossa, passata con 120 sì, 3 no e 108 astenuti, impegna l’Aula a revocare i vitalizi per gli ex senatori condannati. E chiede, dunque, di ribaltare la decisione del Consiglio di garanzia del 18 maggio con cui è stata bocciata la delibera del precedente Consiglio di presidenza - quando sullo scranno più alto sedeva Pietro Grasso - che revocava le assegnazioni in presenza di condanna per delitti di particolare gravità.

La mozione del centrodestra va nell’altra direzione. E impegna, invece, a rivedere le indicazioni espresse nella passata legislatura dalla ‘delibera Grasso’. In ogni caso, la ‘vexata quaestio’ resta irrisolta e va rimessa agli organi interni di Palazzo Madama in virtù dell’autonomia finanziaria, decisionale e giurisdizionale del Parlamento. Anche se non esiste un organismo di appello rispetto al Consiglio di garanzia. 

 

Per il M5s parla Carlo Sibilia. “Imprese in crisi e famiglie allo stremo per la pandemia e il Senato vuole ridare il vitalizio anche ai condannati o a chi lo ha maturato con pochi giorni o pochi mesi di Parlamento”, afferma il sottosegretario all’Interno. “In una situazione normale sarebbe avvertita come una presa in giro ai cittadini, oggi sarebbe considerato un colpo da restaurazione. L'unica forza politica che tiene alta l’asticella su queste battaglie è il M5S”. I senatori grillini hanno anche protestato durante le dichiarazioni di voto con cartelli con scritto “stop ai vitalizi”.

Intanto, Pietro Grasso difende la ‘sua’ delibera e dice: “Il mandato parlamentare, essendo di natura elettiva, non è affatto assimilabile a un rapporto di lavoro. L’indennità parlamentare non può essere qualificata come retribuzione, tanto che viene percepita per il solo fatto di ricoprire la carica, anche se il parlamentare si astenga del tutto da qualsiasi attività parlamentare e serve ad assicurare l'indipendenza della funzione”. Il punto, secondo il senatore di Leu, è che “il vitalizio come proiezione dell’indennità non può avere natura previdenziale di retribuzione differita”.

Si erge a paladina della decisone contro la revoca Stefania Craxi di Forza Italia, “non potendo condividere il comportamento di taluni moralisti che si sono rivelati nel tempo dei falsi moralisti”. “Votiamo a favore in nome della legittimazione dei rappresentanti del popolo di ieri, di oggi e di domani”, dice. Il vitalizio, “era e deve rimanere una garanzia per il parlamentare che dedica il suo impegno al servizio della collettività”. 

 

Ma dalle pagine del Il Fatto quotidiano Tito Boeri, ex presidente Inps, lancia un altro tema, quello delle doppie pensioni. “Ci sono centinaia di parlamentari o di ex parlamentari che versando appena il 9% dei contributi ottengono che l’Inps versi per loro conto quasi il triplo, il 24%. E che grazie a questo sistema sono andati o andranno in pensione, per il lavoro da cui sono in aspettativa, con pensioni più alte che paghiamo tutti noi. Questo mentre maturano anche il vitalizio”.

Secondo l’economista basterebbe che in sede di “autodichiarazione i presidenti delle due Camere si rifiutassero di raccogliere le richieste degli eletti per evitare che maturino nei fatti una doppia pensione”. Sui vitalizi, aggiunge, “abbiamo proposto alle Camere si dotarsi di un sistema di ricalcolo contributivo per valorizzare i versamenti effettivi, e cioè uniformando le regole previdenziali che valgono per i comuni mortali anche ai parlamentari. Si chiama equità sociale”.

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