Riforme costituzionali

Chiuso iter parlamentare: sì al voto ai 18enni per eleggere il Senato

4 milioni di giovani voteranno per Palazzo Madama. Si conclude oggi il doppio passaggio per la riforma dell’art 58. Ma entro 3 mesi possibile il referendum

Chiuso iter parlamentare: sì al voto ai 18enni per eleggere il Senato

Articolo 58 della Costituzione: si cambia. Il Senato della Repubblica con 178 voti a favore, 15 contrari e 30 astenuti ha approvato la modifica della norma che riservava il voto per l’elezione dei senatori solo a chi aveva superato i 25 anni di età. Dalle prossime consultazioni il diritto è esteso ai diciottenni. C’è però un ‘ma’.

 

Trattandosi di una legge di revisione del testo costituzionale è prevista la cosiddetta procedura ‘rinforzata’, che si conclude quando si verificano tutte le condizioni indicate dall’articolo 138 della Carta. E poiché nel doppio passaggio parlamentare a Montecitorio non è stata raggiunta la maggioranza dei due terzi, c’è da attendere prima di considerare il via libera definitivo. Entro tre mesi dalla pubblicazione se un quinto dei membri di una Camera, 500 mila elettori o 5 Consigli regionali ne faranno richiesta, il nuovo testo potrà essere sottoposto a referendum. Dunque, non è esclusa l’ipotesi della consultazione popolare. In tal caso la legge deve essere approvata dalla maggioranza dei voti validi. E solo dopo promulgata. 

 

La riforma è stata votata da tutti i partiti di maggioranza ad eccezione di Forza Italia che ha optato per l’astensione. Il ‘sì’ è arrivato anche dall’opposizione. Fratelli d’Italia si è espresso a favore ma sottolineando la necessità di arrivare ad una modifica anche delle norme che regolano l’elettorato passivo. Per il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’ Incà, la riforma “allinea l’Italia agli altri Paesi europei” e “consentirà di far partecipare al voto circa 4 milioni di giovani, che oggi sono esclusi dall’elezione di una delle due Camere rappresentative dei cittadini”.

 

Il segretario del Pd, Enrico Letta, parla di “un piccolo ma concreto passo per dare più forza alla voce dei giovani. Fino a ieri”, aggiunge, “un giovane tra i 18 e i 25 anni aveva un potere dimezzato rispetto agli altri elettori più anziani”. Soddisfazione viene espressa anche da Movimento Cinque Stelle: il voto ai diciottenni è una “importantissima conquista democratica" che elimina “un anacronistico limite al diritto di elettorato attivo per l’elezione del Senato, tra i più alti presenti nelle democrazie europee”. Visto che “soprattutto sui giovani avranno effetti le decisioni politiche che oggi il Parlamento è chiamato a prendere, è loro diritto determinarne l’indirizzo politico ed essere pienamente rappresentati”. Fuori dal coro, come dicevamo, gli azzurri.

 

Abbiamo grande rispetto per i giovani ma anche per la serietà”, ha spiegato in Aula il forzista Lucio Malan. “Dopo la riduzione dei parlamentari avremo un senatore ogni 233 mila elettori e ora con il voto ai diciottenni uno ogni 260mila. I giovani avranno così molto meno potere nella scelta dei loro rappresentanti”. Secondo il costituzionalista dem Stefano Ceccanti ora “diventa praticamente impossibile che le Camere nascano con maggioranze diverse”. Sono intervenute sull’argomento anche le Acli. “La riforma corregge un’obsoleta asimmetria tra le due Camere”, è scritto in una nota. Ma l’invito è a riprendere “nella discussione parlamentare il tema delle riforme costituzionali non più rinviabili, quali la modifica del bicameralismo perfetto e la riforma dei partiti”.

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