L’ex presidente della Catalogna

Puigdemont, arresto in Italia: un difficile caso politico-giudiziario

Gabrielli: “Non potevamo sottrarci”. L’avvocato: “Faremo ricorso in Ue per revoca sospensione immunità”. A Barcellona proteste sotto il consolato italiano

Puigdemont, arresto in Italia: un difficile caso politico-giudiziario

È un caso politico-giudiziario che scuote non solo Italia e Spagna ma arriva anche a Bruxelles. L’arresto dell’ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, al suo arrivo ieri sera all’aeroporto di Alghero, in Sardegna -  sulla base di un mandato europeo emesso dalle autorità spagnole per reati contro l’ordine e la sicurezza nazionale - accende di nuovo i riflettori sul leader indipendentista. Già trasferito al carcere di Sassari, per l’eurodeputato c’è ancora incertezza sul ‘rilascio’ o l’eventuale ‘estradizione’. Il Iegale, Gonzalo Boye, riferisce: “E’ fiducioso di tonare in libertà”.

 

Nella cittadina sarda per partecipare a un incontro con il movimento autonomista dell’isola e a un colloquio con il presidente della Regione, Christian Solinas, e il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, l’ex presidente della Catalogna non gode più dell’immunità del Parlamento di Strasburgo. La difesa ha annunciato che presenterà oggi stesso il ricorso al Tribunale generale dell’Ue per chiedere la revoca della sospensione. Il ministero della Giustizia italiana, intanto, precisa di non avere alcun ruolo decisionale nella procedura relativa al mandato d’arresto europeo, come quello che riguarda il caso.

La procedura è interamente rimessa all’autorità giudiziaria, sia per la convalida dell’arresto, sia per quanto attiene alla decisione finale sulla consegna o meno della persona arrestata. Si tratta infatti di una procedura diversa da quella delle estradizioni”.

Il sottosegretario alla Sicurezza presso alla presidenza del Consiglio, Franco Gabrielli, difende l’operato dell’Italia: “C’è un mandato di arresto europeo, stiamo nella comunità e lo dobbiamo eseguire”. E sul comportamento diverso che hanno avuto in precedenza le forze dell’ordine francesi replica: “I francesi fanno i francesi e noi facciamo gli italiani. Peraltro. c’è stato questo controllo in frontiera, è stato messo nella disponibilità dell’autorità giudiziaria. Viviamo in uno stato di diritto. È ovvio che sono delle situazioni che non preferiremmo mai trattare, però nemmeno possiamo sottrarci perché nel nostro Paese vige ancora un diritto”. 

 

Nel frattempo Madrid va in pressing. Dalla capitale spagnola le autorità fanno sapere che l’arresto dell’ex presidente catalano in Italia è nell'ambito di un procedimento giudiziario e che l’eurodeputato deve sottoporsi all’azione della giustizia. Ma la Catalogna è sotto choc: il Consiglio della Repubblica catalana ha convocato per domenica alle 12 una manifestazione di protesta. L’annuncio è dell’indipendentista catalano ed eurodeputato Toni Comin che parla di “arresto illegale”.

Da qualche ora alcune centinaia di manifestanti si sono radunati sotto il consolato italiano a Barcellona e chiedono la scarcerazione del leader.  In ogni caso, la sede diplomatica italiana rimarrà chiusa al pubblico “per ragioni di sicurezza” in quanto “sono previste per tutta la giornata manifestazioni”. Una certa mobilitazione si registra anche sui social. Da diverse ore circola un'immagine a sfondo giallo e l’hashtag #freePuigdemont sopra la foto dell'ex leader. Migliaia i commenti. 

 

Sul fronte della politica italiana tra i primi ad intervenire sulla vicenda il capo del Carroccio, Matteo Salvini: “L’Italia non si presti a vendette altrui”, dice, rammentando che altri Paesi hanno rifiutato l’estradizione. Nel Pd la senatrice Tatjana Rojc esprime “sgomento per l’arresto sul suolo italiano di un europarlamentare che dovrebbe poter circolare liberamente. Le manette a Puidgemont sono un fatto grave e un’immagine che non si addice alla patria del diritto”.  

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