Verso il voto

Amministrative: i casi Lucano e Bernardo infiammano le ultime ore

Campagna elettorale al rush finale. Fa discutere la condanna “doppia” dell’ex sindaco di Riace, mentre slitta a oggi a Roma l’incontro Salvini-Meloni

Amministrative: i casi Lucano e Bernardo infiammano le ultime ore

Non bastava il caso Morisi, l’ideatore della campagna social di Matteo Salvini, travolto dall’inchiesta sulla droga. Non bastava neppure la sentenza su Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace, condannato in primo grado a 13 anni e 2 mesi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Ad infiammare le ultime ore di campagna elettorale in vista delle Amministrative di domenica 3 e lunedì 4 ottobre è arrivato anche il mancato incontro tra il leader della Lega, Matteo Salvini, e quella di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a Milano.

Colpa di un aereo in ritardo (e di un treno in partenza) che hanno fatto sì che l’ultima conferenza stampa prima del voto, a sostegno del candidato di centrodestra Luca Bernardo, si sia chiusa senza la foto di gruppo.

 

Mimmo Lucano, da modello di integrazione alla condanna

Il caso più clamoroso è quello dell’ex sindaco di Riace, il centro in Calabria ritenuto fino a qualche tempo fa modello di accoglienza dei migranti. Il “sistema Lucano” era stato considerato efficace e ispiratore per i principi di solidarietà a cui si ispirava. Secondo quanto stabilito nella sentenza delle ultime ore, invece, dietro a quell’ organizzazione si nascondeva un’associazione a delinquere responsabile di abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Reati gravi, che motiverebbero la decisione del tribunale di Locri di raddoppiare la pena rispetto a quanto chiesto dai magistrati, dal momento che il procuratore capo, Luigi D’Alessio, e il pubblico ministero Michele Permunian si erano “fermati” a 7 anni e 11 mesi di carcere.

 

Le conseguenze politiche

La sentenza di primo grado ha avuto un effetto dirompente nel mondo politico, sia perché in sostanza stabilisce che Lucano mirava a creare e consolidare un sistema di potere, sfruttando l’integrazione degli stranieri come tornaconto personale; sia perché l’ex sindaco è candidato alle regionali calabresi nella lista di Luigi de Magistris. Immediata la polemica politica, con il segretario della Lega, Matteo Salvini, che ha definito Lucano “paladino dei radical chic” che “guadagnava illecitamente sulla gestione degli immigrati. Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, ha invece espresso “vicinanza e solidarietà” a Lucano.

 

Slitta a oggi l’incontro Salvini-Meloni

Intanto all’interno del centrodestra tiene banco un altro “caso”, quello del mancato incontro, ieri a Milano, tra Matteo Salvini e Georgia Meloni, entrambi attesi per la conferenza stampa di chiusura della campagna elettorale del candidato Luca Bernardo. Colpa di un aereo in ritardo, che ha fatto sì che la leader di Fratelli d’Italia ritardasse all’appuntamento. Quando poi è arrivata, non c’era più il segretario del Carroccio. Risultato: niente foto di gruppo. I due si sono affrettati a far sapere che non ci sono attriti e che il faccia a faccia avverrà oggi, a chiusura della campagna dell’altro candidato comune, Enrico Michetti, in corsa per il Campidoglio.

 

Berlusconi e il caso dell’intervista “fantasma”

Come se non bastasse, anche le parole di Silvio Berlusconi pubblicate da La Stampa hanno alimentato tensione. A Meloni e Salvini non è piaciuto il passaggio dell’intervista rilasciata al direttore del quotidiano, Giannini, nel quale l’ex cavaliere liquida una possibile corsa dei due a Palazzo Chigi (“Salvini e Meloni premier? Non scherziano”). Parole smentite da Berlusconi, ma confermate da Giannini, e per le quali Meloni chiede un chiarimento.

Il tutto mentre resta in primo piano il caso Morisi, l’ex responsabile della campagna social di Matteo Salvini, indagato dalla Procura di Verona per cessione di stupefacente. Per il leader della Lega si tratta di una campagna di denigrazione nei confronti del suo ex collaboratore (“Fatto tutto per attaccare me. È guardonismo”). Intanto la procuratrice di Verona, Angela Barbaglio, è in attesa dei risultati delle analisi tossicologiche sulla droga trovata ai giovani rumeni che la notte del 14 agosto avrebbero partecipato ad una serata nella casa di Morisi, che avrebbe ceduto loro la sostanza e che potrebbe essere la cosiddetta 'droga dello stupro'.

 

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