Il vertice

Centrosinistra e M5S, quella distanza tra leader e correnti interne

L’incontro di Conte, Letta e Speranza. Nessun nome: porta aperta al centrodestra purché B. resti fuori. Ma si prende tempo anche per le frizioni interne

Centrosinistra e M5S, quella distanza tra leader e correnti interne

Il primo vertice ufficiale che si svolto oggi a casa dell’ex premier Giuseppe Conte, leader dei Cinque Stelle, ed Enrico Letta, segretario del Pd, insieme a Roberto Speranza in rappresentanza di Liberi e Uguali, è sicuramente un punto di partenza. A sei giorni dall’inizio delle votazioni a Montecitorio per eleggere il successore del presidente Mattarella fremono le trattative e più energiche si fanno le spinte alla compattezza. Il fine è trovare un’intesa che abbia poi la possibilità di tradursi in un voto unitario in Aula. 

 

Due ore di confronto non sono però servite a produrre una candidatura. “Non c’è nessuna intesa su un nome per il Colle”, dice Letta, “perché ne parleremo con il centrodestra nei prossimi giorni”. E precisa: “È’ andato tutto molto bene”. Anche per Conte “l’incontro è andato bene. Siamo pronti a un confronto anche ampio e condiviso”, aggiunge. “Ovviamente andranno rimosse dal tavolo candidature di parte come quella di Berlusconi. Ci saranno sicuramente delle proposte più avanti”. Il segnale che arriva è tutto per Matteo Salvini, leader del Carroccio. Il messaggio è chiarissimo: piena disponibilità al confronto purché il Cav. si faccia da parte. Non c’è dubbio: la mancata indicazione di un nome da parte di Conte, Letta e Speranza va nella direzione, appunto, di un’apertura verso la compagine avversa. Almeno in parte. Perché altrettanto certo è che i tre leader scontino una situazione interna poco chiara e foriera di divisioni marcate lì dove dovessero, in questa delicata fase, compiere passi più lunghi della gamba. 

 

Per il momento concentrarsi sulla bocciatura del presidente di Forza Italia, che pure le sta provando tutte per rimanere in partita, sta aiutando. Prendere tempo anche per sciogliere i malumori interni è una buona strategia. Nel Movimento, rispetto al Pd, è più pressante l’idea di lasciare Mario Draghi a Chigi optando per una figura diversa al Quirinale. Meno convinzione in questo senso si respira nelle stanze del Nazareno. Dove non è un mistero che in un primo momento il segretario avesse assoluta preferenza per l’ex numero della Bce, la cui autorevolezza e il cui prestigio sono fuori discussione. “La protezione di Draghi deve essere l’obiettivo di tutte le forze politiche”, dice oggi. “È la risorsa fondamentale del Paese e ci fa scudo rispetto alla nostre debolezze, a partire dal debito. Di qui la necessità di fare tutto quello che è necessario per non sbagliare i prossimi passaggi”.

 

A dire il vero non è chiaro cosa il segretario intenda per “proteggere Draghi”.  Tuttavia, le sue parole sibilline raggiungono un duplice obiettivo. Da un lato, danno una mano a Conte a non prendere di petto le truppe parlamentari pentastellate ostili all’ipotesi del premier al Colle. Dall’altro, frenano eventuali impeti di quelle correnti piddine che di uno spostamento di palazzo di Draghi non vogliono saperne.  Area dem di Dario Franceschini, per esempio. Ma anche l’ala più a sinistra del ministro Andrea Orlando. C’è poi un fronte nel Pd che strizza l’occhio alle idee di alcuni fuoriusciti che esercitano ancora la loro area di influenza, come Massimo D’Alema. Infine, c’è Base riformista, la formazione più numerosa nel partito, ma in questa occasione spaccata tra Draghi e Mattarella bis

 

La situazione politica, come si vede, è articolata. Mentre sul piano tecnico restano aperte alcune questioni relative all’accesso al voto per i positivi al covid e i parlamentari in quarantena. Oggi alla Camera due ordini del giorno presentati da FdI e Forza Italia, approvati praticamente all’unanimità dall’Assemblea, impegnano il Governo a “garantire ogni forma di collaborazione per permettere a tutti i 1.009 delegati di partecipare al voto. In raccordo con le altre istituzioni e rimuovendo ogni forma di impedimento, se del caso anche attraverso un intervento di carattere normativo”.

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