Una seduta durata sei giorni e otto votazioni

Rieletto Sergio Mattarella: la prova di maturità del Parlamento

Si chiude la partita quirinalizia ma inizia la resa dei conti nei partiti. C.destra spaccato, fine di una leadership? Pd e 5S distanti. Draghi più forte

Rieletto Sergio Mattarella: la prova di maturità del Parlamento

Sergio Mattarella al suo secondo mandato è il tredicesimo presidente della Repubblica Italiana. Dopo una settimana di trattative, incontri andati a vuoto e scontri durissimi, in cui si è registrata una ridda disordinata e confusa di nomi fino a un’impasse politica preoccupante, l’accordo tra i leader della maggioranza è arrivato questa mattina, anche sulla scia dei segnali arrivati dal Parlamento. In Aula i voti per il capo dello Stato uscente sono cresciuti di giorno in giorno, fino ad arrivare a 336 al sesto scrutinio e a 387 al settimo. Oggi, all’ottava votazione, Mattarella ha ottenuto un ampissimo consenso: 759 voti (alla prima elezione sette anni fa ne ottenne 675). Così Montecitorio, che aveva iniziato a prendere le distanze dai leader politici, ha avuto ragione dando prova di costituire una spinta propulsiva e decisiva per una soluzione che dà stabilità al Paese e, allo stesso tempo, rafforza il governo di Mario Draghi. Un lunghissimo applauso dell’emiciclo ha salutato l’arrivo delle 505 preferenze necessarie per raggiungere il quorum.

 

Cosa è successo tra ieri ed oggi e come si è sbloccata la partita

Dopo che l’ultima candidatura, quella della direttrice dei Servizi Segreti, Elisabetta Belloni, aveva trovato il solo il sostegno di Lega e M5S (per la seconda volta allineati nell’arco di pochissime ore, tanto che si è parlato di tentativo di ricostruire l’asse giallloverde) e veniva respinta dal resto della maggioranza – e a seguito di una nottata turbolenta - si è trovato il punto di caduta. La giornata di ieri aveva raggiunto livelli di tensione altissimi con la bocciatura da parte dei parlamentari del nome della presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati. Circa settanta franchi tiratori provenienti dalle file moderate del centrodestra, compresa Forza Italia, non l’hanno votata.

 

Un flop clamoroso che ha segnato il fallimento della strategia del capo della Lega, Matteo Salvini, e che ha marcato la linea di confine tra un prima e un dopo. La Lega non ha avuto scelta e con Forza Italia ha capitolato allineandosi a chi chiedeva che il nuovo presidente fosse super partes. Oggi, finalmente, la svolta e il sospiro di sollievo di un po’ tutte le forze politiche, ad eccezione di Fratelli d’Italia, che ha sempre avversato il Mattarella bis. Il partito della Meloni stasera ha votato il suo candidato, il magistrato in pensione Carlo Nordio, che comunque ha conseguito più voti di quelli di FdI: 90. La componente Alternativa del gruppo Misto ha confermato le preferenze per il giudice Nino Di Matteo, in tutto 37.

 

Nel pomeriggio i capigruppo di maggioranza e i governatori al Colle

La richiesta nei confronti di Mattarella è stata formalizzata alle 15.00 di oggi pomeriggio quando i capigruppo di maggioranza sono saliti al Quirinale per incontrarlo e manifestargli la volontà del Parlamento di confermarlo al vertice delle istituzioni repubblicane. Un incontro durato pochi minuti cui è seguito quello con i governatori delle Regioni in rappresentanza dei grandi elettori delegati dai consigli regionali.

 

Mattarella avrebbe detto: “Avevo altri programmi ma prendo atto della volontà del Parlamento”. E’ risaputo della indisponibilità manifestata da mesi dal presidente della Repubblica. Il quale vista però l’estrema difficoltà in cui sono finiti i partiti ha dovuto sacrificare anche scelte di carattere personale e mettersi nuovamente al servizio del Paese. La frammentazione e il fallimento della politica.

 

Il flop di Salvini

È certo che la settimana appena trascorsa determinerà un forte cambiamento nell’architettura dei partiti e delle coalizioni come le abbiamo conosciute finora. Queste elezioni presidenziali hanno costituito un terremoto per le formazioni politiche, forse più per il centrodestra che per il centrosinistra. Le alleanze ne escono indebolite, spaccate, con delle ferite che sarà faticoso rimarginare. Pensiamo ai rapporti tra Lega, Fratelli d’Italia, berlusconiani e centristi di Toti e Brugnaro. Qualcosa è davvero cambiato nei loro equilibri e il king maker Salvini ha dimostrato di non essere all’altezza del compito che gli era stato dato. Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane. Di sicuro una resa dei conti ci sarà. Fratelli d’Italia, a cui brucia la soluzione Mattarella, non accetterà facilmente la sconfitta e il modo in cui il segretario di via Bellerio ha condotto l’intero match del Quirinale.

 

L’incrinatura nei rapporti Pd-5S

Non va meglio tra i giallorossi, nelle cui file vanno riconsiderati i termini dell’asse Pd-5S. Più volte il leader pentasellato, Giuseppe Conte, ha tentato fughe in avanti che hanno persino messo in difficoltà il partner principale. In una conferenza stampa il segretario del Nazareno, Enrico Letta, minimizza. Ritiene che nelle trattative il ‘campo largo’ a cui il Nazareno lavora da tempo e che va da Italia Viva, a Leu passando per democratici e grillini, abbia in qualche modo tenuto all’urto di queste elezioni. Non è proprio così e Conte si è dimostrato capace di prendere le distanze all’occorrenza, per cercare quel consenso interno che stenta ancora a costruirsi tra i suoi.

 

Draghi adesso è più forte di prima

La riconferma del capo dello Stato segna in automatico la riconferma del tandem con Mario Draghi a Palazzo Chigi. Un coppia che è garanzia di stabilità interna e di credibilità sul piano internazionale. Il Paese resta forte a livello istituzionale con l’aggiunta di un dato: la frammentazione dei partiti rafforza ulteriormente il presidente del Consiglio, la cui corsa per il Quirinale è stata di fatto bloccata da M5S e Lega. Per le due forze politiche si è messo in moto però un effetto boomerang. Draghi non sarà diventato presidente della Repubblica (non ancora, forse), ma è sempre premier con il prestigio e l’autorevolezza che lo circondano fuori e dentro i confini nazionali.

 

Da questo momento l’azione di governo potrà proseguire con minori pressioni da parte di quelle formazioni della maggioranza più recalcitranti e guardare agli obiettivi che attendono l’Italia in questo scorcio di legislatura. Ma siamo franchi, da lunedì per la politica comincerà un lungo anno elettorale.

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