Quando il costo della vita lievita

Rincari: l’inflazione non dà tregua, in Italia sale al 4,8 %.

L’Istituto Nazionale di Statistica pubblica gli ultimi dati. Eurostat conferma l’andamento. Le associazioni dei consumatori: “Una Caporetto per le famiglie”

Rincari: l’inflazione non dà tregua, in Italia sale al 4,8 %.

I prezzi a gennaio non scendono ma continuano la loro scalata verso l’alto determinando un aumento dei rischi per la crescita. L’Istat non ha fatto in tempo a diffondere due giorni fa i dati sul Pil, che danno l’Italia tra i Paesi dell’Eurozona a più alto tasso di ripresa, che arriva la doccia fredda. L’Istituto di Statistica a gennaio certifica un’inflazione al 4,8%, un’impennata che non si registrava da 26 anni. Le stime preliminari danno nel mese scorso l’indice nazionale dei prezzi al consumo al lordo dei tabacchi a + 1,6% su base mensile e su base annua, appunto, al + 4,8%, dal + 3,9% di dicembre. Sono ancora i rincari energetici  a trascinare tutto il resto: quelli regolamentati, ovvero le tariffe per l’energia elettrica e il gas di rete per uso domestico crescono del 38,6%. Il balzo si annota anche in altri settori: beni alimentari, sia lavorati che passano da +2% a +2,4%, sia non lavorati che dal +3,6% saltano a +5,4%, fino ai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,3% a +3,5%). Scendono invece i prezzi dei servizi di trasporto da +3,6% a +1,4%. 

 

Anche l’Ufficio di Statistica della Commissione europea, l’Eurostat, oggi ufficializza una fiammata del caro vita nell’area euro. La stima su gennaio è al 5,1% annuo, dal 1997 mai toccato un picco uguale. Dunque, non solo la decelerazione dei prezzi non si vede ma, evidentemente, il forte disallineamento tra la domanda che cresce e l’offerta insufficiente continua a determinare un quadro ancora incerto ed oscillante.

 

Sull’incremento dei prezzi energetici stanno pesando diversi fattori, non ultima la tensione tra Ue e Russia per la crisi ucraina. L’Italia ha ottenuto dal presidente Putin – che ieri ha avuto un colloquio telefonico con il premier Draghi - la conferma delle forniture per il nostro Paese. Ma la situazione geopolitica generale influenza i prezzi del gas e Mosca si rifiuta di aumentare in Ue le forniture nel breve periodo attenendosi ai contratti di lungo periodo. Il Vecchio Continente produce solo il 9% del gas che consuma, il 40% arriva proprio dall’ex Unione sovietica.  Il problema dell’offerta delle fonti tradizionali si somma a una diminuzione nei mesi scorsi della produzione dell’energia proveniente dalle rinnovabili, sia per la stagione che per i cambiamenti climatici in corso. Al momento non si riesce ad alleviare la situazione che soffre di congiunture complicate che rendono l’Unione europea  vulnerabile. 

 

Ovviamente, preoccupa quello che sta accadendo per le ripercussioni sulla ripresa. Il caro energia si sta abbattendo su famiglie e imprese. È reale il rischio che diversi settori produttivi possano essere messi talmente sotto pressione dal rialzo dei prezzi delle fonti fossili da potersi fermare. Un tema di strettissima attualità di fronte al quale le istituzioni europee reagiscono con la ferma volontà di imprimere ogni accelerazione possibile alla transizione verde. Ma con voci discordanti. Molti esperti non sono così entusiasti: c’è la possibilità che il Green Deal per i tempi che prevede possa addirittura peggiorare la situazione e rendere più desiderate materie prime che in Europa già scarseggiano. Materie come il gas sono già strapagate. Intanto le associazioni di consumatori lanciano l’allarme.

 

Per il Codacons “l’inflazione al +4,8% si traduce in un maggior esborso pari a +1.474 euro annui per nucleo familiare. Un livello così elevato rappresenta un massacro per le tasche degli italiani”. Secondo il presidente Carlo Rienzi “il rischio è di bloccare la ripresa economica del Paese e avere effetti devastanti su commercio e industria. Il governo deve intervenire con urgenza con un decreto ad hoc”. L’Unione Nazionale Consumatori parla di “Caporetto per le tasche delle famiglie”. 

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