Nuova tegola

I tormenti dei 5 Stelle. I giudici sospendono Statuto e leader

Non c’è pace nel Movimento. Allo scontro Conte-Di Maio si aggiungono guai procedurali. Bisognerà rivotare. L’instabilità pentastellata preoccupa anche i dem

I tormenti dei 5 Stelle. I giudici sospendono Statuto e leader

Un provvedimento cautelare del Tribunale di Napoli sospende il varo dello Statuto dei Cinque Stelle e l’elezione di Giuseppe Conte come presidente. Non c’è pace per un Movimento già dilaniato dalla lotta intestina tra l’ex premier e Luigi Di Maio. “C'è un piano politico-sostanziale e uno giuridico-formale, che segna questa sospensione a cui si risponde con un bagno di democrazia”, dice Conte intervistato da Lilli Gruber. “Erano già in programma delle modifiche dello Statuto, si aggiungerà una ratifica da parte di tutti gli iscritti, anche quelli da meno di sei mesi, senza aspettare i tempi di un giudizio processuale”. L’avvocato non arretra e precisa che sul piano politico si va avanti. Eppure, i giudici contestano “gravi vizi nel processo decisionale” perché i primi di agosto 2021, quando si è votato, furono esclusi oltre un terzo degli iscritti, cosa che ha determinato il mancato raggiungimento del quorum. Adesso Conte assicura: le votazioni si terranno presto e “verranno ammessi tutti”.

 

Ci mancava anche questo pasticcio nella già tormentata vicenda dei grillini. Al cui interno il logoramento sta assumendo contorni sempre più netti, mettendo in risalto la grande fragilità di una forza nata movimentista e che non riesce a darsi una forma partito. Col paradosso, però, di avere già formato al suo interno delle correnti: i contiani da una parte e quelli che stanno con il ministro Di Maio dall’altra. Non è un buon clima quello che si respira nelle file pentastellate. Le truppe di una e dell’altra fazione sono schierate e nessuno prova ad abbassare il tono dello scontro. Nel merito c’è anche da risolvere la questione dei due mandati. Se fosse rispettato il limite, che fu uno dei pilastri dettati da Beppe Grillo ai tempi della fondazione, Luigi Di Maio, come altri maggiorenti del Movimento, resterà fuori dalle prossime politiche e non potrà tornare in Parlamento. “La discussione sul limite di mandati produce mal di pancia comprensibili. È un principio forte e un’intuizione giusta. Grillo lo ha ribadito in un post”, chiarisce Conte. “Ma resta un principio ispiratore, che la politica non è una professione ma una vocazione. Secondo me questa regola ha un fondamento che va mantenuto ma ragionerei sul trovare qualche volta delle deroghe. Non personalizziamo”, però, “a tempo debito faremo le valutazioni del caso”.

 

Dunque, anche questa è una questione che rimarrà ancora in sospeso e che di certo peserà nella definizione dei rapporti tra i due. In ogni caso l’attrito tra l’ex presidente del Consiglio e il ministro è ben lontano dal risolversi. “Prima Di Maio andava in piazza per sostenere le nostre battaglie, oggi per esibire una corrente e attaccare la leadership”, afferma l’ex inquilino di Palazzo Chigi nel corso della trasmissione Otto e Mezzo, non nascondendo irritazione per quanto accaduto dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato. “Ho sentito Di Maio per telefono e mi ha detto che è desideroso di esprimere idee e progetti. È vero, un passaggio difficile c’è stato ma l’interesse del Movimento viene sempre prima delle persone”. Precisa che “non è nell’orizzonte delle cose che Di Maio venga espulso, ma è ovvio che lui ha delle responsabilità in più. Una leadership vera non ha mai paura del confronto ma di fronte ad un attacco così plastico, in televisione, non si può fare finta di nulla”. Un affondo che i dimaiani sicuramente non apprezzeranno. 

 

Intanto, l’instabilità del Movimento preoccupa l’atra gamba dell’asse giallorosso. I dem fanno sapere: “Auspichiamo che ci sia al più presto un momento di chiarezza. Ormai la questione non è più soltanto di leadership ma di governance. Speriamo che siano solo scosse di assestamento, non un vero e proprio terremoto”. Si vedrà nelle prossime settimane. Per il momento nessuno è in grado di fare previsioni, nemmeno i protagonisti della vicenda. Certo non è possibile escludere nulla, nemmeno che la diatriba interna possa sfociare in una scissione. 

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