Donbass

Draghi: “Da Putin violazione inaccettabile della sovranità ucraina”

Il ministro Di Maio riferirà domani pomeriggio alla Camera. L’Ue, finora schiacciata tra Russia e Usa, prova a reagire. E l’Italia smette di giocare di rime

Draghi: “Da Putin violazione inaccettabile della sovranità ucraina”

“Esprimo la mia più ferma condanna per la decisone del governo russo di riconoscere i due territori del Donbass. Si tratta di un’inaccettabile violazione della sovranità democratica e dell’integrità territoriale dell’Ucraina”. Mario Draghi, nel corso della cerimonia di insediamento del nuovo presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini, affronta la questione della crisi russo-ucraina, precipitata ieri con la decisione del presidente Putin di riconoscere le repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk. L’Italia finora aveva parlato solo attraverso il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ieri aveva condannato la decisione del presidente russo definendola “contraria agli accordi di Minsk e grave ostacolo nella ricerca di una soluzione diplomatica”. C’era molto attesa nel Paese e all’estero per le parole del presidente del Consiglio, il quale fa sapere di essere “in costante contatto con gli alleati per trovare una soluzione pacifica alla crisi ed evitare una guerra nel cuore dell’Europa. La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo come Ue misure e sanzioni nei confronti della Russia”.

 

Come annunciato ieri dal titolare della Farnesina il governo riferirà in Aula. Non sarà però Draghi a farlo, bensì lo stesso Di Maio. L’informativa si terrà domani alle 16 a Montecitorio. La richiesta di una seduta straordinaria delle Camere sul gravissimo scenario bellico che si sta prospettando alle porte dell’Europa, nel confine orientale, è arrivata pressoché unanime da parte di tutte le forze politiche. Ma Fratelli d’Italia manifesta forte disappunto per l’assenza del premier in Parlamento e per la mancata convocazione degli organismi preposti alla sicurezza nazionale. Intanto, è probabile che la visita del capo dell’esecutivo a Mosca, la cui data era ancora in via di definizione, sia destinata a saltare definitivamente dopo le dure parole di oggi nei confronti di Putin. Fino a stamattina trapelava l’intenzione di Palazzo Chigi di proseguire nell’organizzazione dell’incontro. La via diplomatica è sempre stata considerata prioritaria ma adesso il quadro è troppo complicato.

 

A Parigi si è riunito su iniziativa dell’Alto Rappresentante per la Politica estera, Josep Borrell, il Consiglio europeo straordinario dei ministri degli Affari Esteri. “In Ucraina la Russia ha creato la più grande minaccia alla pace e alla stabilità in Europa dalla seconda guerra mondiale. Siamo a un punto critico”, ammette lo spagnolo. Ma l’Ue prova a reagire e lavora sulle sanzioni: incerta e schiacciata fino a questo momento tra Usa e Russia, vuole concentrarsi su una risposta unitaria anche se molti Stati cominciano a muoversi pure autonomamente. Berlino, ad esempio, ha congelato ogni autorizzazione per il Nord Stream 2, il gasdotto che avrebbe dovuto portare il gas russo direttamente in Germania. E anche dalla Gran Bretagna, ormai fuori dall’Unione, arriva una presa di posizione molto forte con decisioni destinate a colpire il mondo della finanza che ruota attorno al Cremlino. Londra ha annunciato sanzioni contro cinque banche russe e oligarchi vicino al presidente.

 

Insomma, le potenze europee sembrano consapevoli che a questo punto l’unico modo per fermare lo ‘zar’ è colpirlo sul piano economico e finanziario. Quello che è certo è che anche per l’Italia non è più tempo di atteggiamenti eccessivamente prudenti. Lasciare aperta la strada della diplomazia è un imperativo. Ma lo è anche condannare ogni violazione del diritto e dell’integrità dei confini nazionali di uno Stato. L’Europa deve muoversi, ogni indugio rischia ora di avere conseguenze enormi. In ballo non ci sono solo l’ideologia di Putin che sogna la rinascita dell’impero russo, oppure le forniture di gas all’Europa o le sanzioni contro i separatisti e contro Mosca.

 

In ballo c’è il destino della popolazione civile del Donbass e del resto dell’Ucraina: bambini, donne e uomini di una terra tra le più depresse del ricco occidente e che si troveranno a pagare il prezzo più alto di un conflitto dagli esiti imprevedibili.

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