i conti

Italia, Russia e legami commerciali: chi perde di più con la guerra

Se la dipendenza energetica dell’Europa dal gas russo ha spinto a sanzioni “blande”, non mancano altri settori “a rischio”, come quello della moda di lusso

Italia, Russia e legami commerciali: chi perde di più con la guerra

Per molto esperti le sanzioni decise dagli Stati Uniti e dall’Europa nei confronti della Russia, in seguito all’offensiva militare in Ucraina, sono troppo blande.

A pesare sono i potenziali effetti negativi che possono derivare anche per il mercato europeo e in particolare le ricadute sull’aumento dei costi energetici, già cresciuti negli ultimi mesi.

Non è un mistero, infatti, la dipendenza europea dai rifornimenti di gas e petrolio russi. Se la Francia può contare anche sull’energia nucleare e la Germania copre il 70% del proprio fabbisogno con le rinnovabili, l’Italia è ferma al 40%.

Ma non si tratta dell’unico settore che rischia di subire pesanti conseguenze a causa del conflitto armato nato dalla crisi ucraina.

 

L’Italia e i rapporti commerciali con la Russia

L’attacco delle forze di Mosca in Ucraina, ma soprattutto le sanzioni dei Paesi occidentali contro la Russia, potrebbero avere pesanti ricadute anche sull’economia italiana, in particolare sugli scambi commerciali tra 300 aziende del Belpaese e Mosca. Secondo i dati dell'Agenzia Ice, che ha effettuato un calcolo su base Istat, nei primi 11 mesi del 2021 l'interscambio complessivo tra Russia e Italia è ammontato a circa 20 miliardi di euro.

 

Il bilancio tra import ed export

La Russia è la 14esima destinazione al mondo per i prodotti del Made in Italy: l’exporto verso Mosca è pari a oltre 7 miliardi di euro, mentre le importazioni hanno un valore di 12,6 miliardi. Dalla Russia, infatti, sono importati soprattutto gas e materie prime, per circa l'80%. Nello specifico, il gas naturale corrisponde a circa il 43% degli acquisti dall'estero secondo i dati del 2020.

Il saldo, dunque, sarebbe negativo per la Russia, che perderebbe di più in una sospensione o riduzione degli scambi commerciali. Ma il nostro Paese si troverebbe a dover fronteggiare il problema dei rifornimenti energetici.

 

Un possibile stop alla ripresa post-Covid

Il problema è che, dopo oltre un anno di stop ai commerci a causa della pandemia, che ha influito pesantemente sulla produttività e il commercio con l’estero, l’esportazione di prodotti italiani stava segnando una netta ripresa, anche grazie alla ripresa degli scambi con la Russia. Nel primo semestre 2021 l'export dell’Italia ha fatto registrare un valore di oltre 3,6 miliardi di euro (+13,3% rispetto a primo semestre del 2020).

Nello stesso periodo, invece, l'import dalla Russia ha raggiunto circa 3,9 miliardi (+35,7%).

 

Gli altri settori colpiti: dalla moda alle banche

Tra gli altri prodotti che l’Italia esporta in Russia, invece, ci sono per lo più capi di abbigliamento, soprattutto nel settore della moda di lusso: Moncler, Brunello Cucinelli, Ferragamo e Tod's sono solo alcuni dei brand che vendono direttamente lì i loro prodotti, raggiungendo il valore di 1,3 miliardi nei primi 11 mesi del 2021. In ambito bancario, invece, a soffrire è in particolare Unicredit, tra le più esposte nei confronti di Mosca per i prestiti a clienti russi.

Non vanno poi dimenticate le esportazioni di macchinari, apparecchi elettronici e articoli chimico-farmaceutici. Tra le aziende italiane che hanno maggiori scambi commerciali con la Russia ci sono Pirelli, Buzzi, Recordati e Stellantis, solo nel settore automobilistico.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA