La polemica

Armi all’Ucraina, Italia divisa. Ma in assetto “war fighting”

Protesta dei sindacati a Pisa, da dove partono voli anche civili con le armi per Kiev. Dall’altro polemiche per una circolare dell’Esercito in preallarme

Armi all’Ucraina, Italia divisa. Ma in assetto “war fighting”

Il Governo guidato da Mario Draghi non ha avuto tentennamenti nel decidere l’invio di armi e altro materiale bellico in Ucraina e il Parlamento ha approvato la scelta. Ma da Pisa ora arriva la ferma protesta da parte di Rifondazione Comunista. I sindacati, infatti, denunciano: "Dall'aeroporto civile partono armi per l'Ucraina", aggiungendo: "Rischiamo di diventare un bersaglio di guerra".

 

I voli “carichi di munizioni ed esplosivi”

L'Unione Sindacati Base non ha usato mezzi termini per denunciare la partenza di aerei civili dallo scalo di Pisa, parlando di "voli di morte mascherati da aiuti umanitari". "Questi aerei atterrano prima nelle basi Usa/Nato in Polonia, poi i carichi sono inviati in Ucraina, dove infine sono bombardati dall’esercito russo, determinando la morte di altri lavoratori", scrivono sul loro sito web invitando poi il governo a fare chiarezza e rifiutandosi di caricare su un aereo in partenza dal Galileo Galilei "Casse piene di armi, munizioni ed esplosivi".

A rincarare la dose ci ha pensato poi Rifondazione comunista: "Dall'inizio di marzo sono moltissimi gli aerei militari partiti da Pisa con destinazione l'aeroporto militare di Rzeszow/Jasionka, in Polonia. Ma non solo, da Pisa partono aerei militari che arrivano in Romania e in Tunisia, o che fanno esercitazioni sopra la nostra città. Aerei come i Boeing KC767A o C-130J "Hercules". Cosa trasportano? Non ci è dato sapere. Questi aerei possono trasportare sia truppe che pallet standard Nato, ma il loro contenuto è stato secretato e nemmeno un parlamentare in carica può accedere a questa informazione".

La denuncia, in questo caso, è arrivata da Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista, Ciccio Auletta, consigliere 'Diritti in Comune' e Giovanni Bruno della federazione di Pisa.

Gli esponenti di Rc hanno proseguito: "Vogliamo risposte e chiarimenti, la cittadinanza ha il diritto di sapere che tipo di operazioni militari sta conducendo il proprio Paese, soprattutto quando una città presta i propri aeroporti diventando da una parte protagonista diretto del conflitto, dall'altra potenziale bersaglio". "Secondo quanto denunciato dalla Rete Italiana Pace e Disarmo, quello in corso sembra configurarsi come un vero e proprio 'ponte aereo' militare internazionale verso la base di Rzeszow, nella Polonia orientale, dove già dai primi di febbraio opera un comando logistico Usa", prosegue Rifondazione riferendo che in Italia alcuni dei protagonisti di questo quadro sono l'aeroporto militare di Pisa e l'aeroporto "Mario de Bernardi" di Pomezia.

"Per questo, insieme alle deputate del gruppo ManifestA abbiamo già chiesto al Ministro della Difesa di riferire in aula e preparato una interrogazione parlamentare. Interrogheremo anche il Sindaco Conti perché non è ammissibile che chi governa la città non sappia, non dica o non s'interessi di ciò che sta accadendo e che riguarda tutti noi", conclude la nota.

 

La circolare dell’Esercito: “Stato di war fighting

Intanto altra preoccupazione è stata sollevata da una circolare dell’Esercito italiano, nella quale si invita a “Valutare con attenzione i congedi anticipati, reparti in prontezza operativa "alimentati al 100%", addestramento "orientato al war fighting","provvedere affinché siano raggiunti e mantenuti i massimi livelli di efficienza di tutti i mezzi cingolati, gli elicotteri e i sistemi d'arma dell'artiglieria". Il documento, firmato dallo Stato maggiore dell'Esercito il 9 marzo con riferimento ai "noti eventi" e alle "evoluzioni sullo scacchiere internazionale" ha spinto ancora Rifondazione comunista ad affermare: “È gravissimo. Ci stiamo preparando alla guerra?”. Immediata la risposta dei vertici della Forza Armata che parla di documento "ad esclusivo uso interno di carattere routinario", "con cui il Vertice di Forza Armata adegua le priorità delle unità dell'Esercito, al fine di rispondere alle esigenze dettate dai mutamenti del contesto internazionale. Trattasi dunque di precisazioni alla luce di un cambiamento che è sotto gli occhi di tutti".

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