la contromossa di Mosca

Putin vuole farsi pagare il gas in rubli: perché e cosa comporta

L’annuncio del presidente russo, alla vigilia dell’arrivo di Biden a Bruxelles, ha causato un rialzo del rublo e un calo nelle borse. Il “No” europeo

Putin vuole farsi pagare il gas in rubli: perché e cosa comporta

L’annuncio del presidente russo, Valdimir Putin, è arrivato poche prima dell’inizio di una giornata cruciale per l’Europa, con l’arrivo del presidente Usa, Joe Biden, a Bruxelles per il vertice Nato, del G7 e del Consiglio d’Europa. L’effetto è stato immediato, sia sulle borse europee che tra i leader, con il secco “no” della Germania. Mosca, dunque, vuole parsi pagare il gas che esporta in Europa non più in euro o in dollari, bensì in rubli.

Ma cosa comporta e perché Putin ha deciso quella che appare come una contromossa contro nuove sanzioni in arrivo da parte degli Usa?

 

Perché Putin vuole pagamenti in rubli

"Come sapete, decisioni illegittime di un cosiddetto congelamento dei beni russi sono state prese nelle ultime settimane da diversi Paesi occidentali”, ha spiegato il presidente russo, Vladimir Putin, sottolineando come queste misure abbiano “messo fine all'affidabilità delle loro valute”. "Per noi non ha senso vendere i nostri prodotti nell'Unione europea e negli Stati Uniti e ricevere pagamenti in dollari, euro e altre valute”, ha aggiunto Putin, annunciando di voler mettere in atto un cambio e prevedendo il pagamento delle forniture di gas in rubli. La Banca centrale russa dovrà studiare il meccanismo per consentire le transazioni entro una settimana.

 

Le prime conseguenze

Il primo effetto delle parole del capo del Cremlino si è registrato in borsa, con i future europei sul gas che sono aumentati del 34% (per poi calare leggermente) e il rublo, che era in caduta libera dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, che invece si è rafforzato su dollaro ed euro.

Ma le conseguenze sul lungo periodo (e neppure troppo lungo) potrebbero essere un aumento dei prezzi del gas stesso importato, che ricadrebbe su alcuni Paesi che necessitano delle forniture da Mosca. In particolare, all'inizio di marzo Mosca ha stabilito un elenco di 48 nazioni ritenute ostili, e tra queste ci sono tutti i Paesi membri dell'Ue, Stati Uniti, Giappone, Svizzera e Norvegia, tutte nazioni che ora potrebbero essere costrette a pagare gli approvvigionamenti in valuta russa. Tra questi ci sono anche Italia e Germania, che sono particolarmente dipendenti dal gas che proviene da est. Come spiegato dal premier, Mario Draghi, ha detto che il solo annuncio di Putin ha provocato un aumento di 15 euro a al Megawatt ora.

 

Gli effetti sulle valute

Circa il 58% delle vendite di gas naturale del colosso russo del gas Gazprom all'Europa e ad altri Paesi sono state liquidate in euro (dati fine gennaio 2022), mentre il 39% risultava pagato in dollari nel terzo trimestre del 2021. Proprio il passaggio a transazioni in rubli potrebbe avere l’effetto di fermare la svalutazione della moneta russa, registrato dall’inizio della guerra in Ucraina. Basti pensare che se il 24 febbraio (inizio dell’invasione russa) un euro valeva 95 rubli, il 7 marzo si era arrivati a 148.

L’annuncio di Putin, però, ha avuto la conseguenza si far diminuire il divario a 108 rubli per ciascun euro.

 

La reazione

Immediate le reazioni da Bruxelles e non solo. Secondo una fonte del governo polacco, riportata da Reuters, “Pagare in rubli viola gli accordi in essere”. Stessa opinione da parte di diplomatici francesi. Un “no” secco è giunto poi da Berlino con il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, che parla di “violazione del contratto” e aggiunge: “Ora discuteremo con i nostri partner europei su come reagire”.

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