Il punto

I successi di Draghi e le turbolenze in casa della maggioranza

G7, tutti d’accordo sul tetto al prezzo del gas. Oggi parte a Madrid il vertice Nato. Politica interna: fibrillazioni 5S ma Grillo: “Restiamo al governo”

I successi di Draghi e le turbolenze in casa della maggioranza

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, incassa un risultato politico anche al vertice G7 di Elmau, in Baviera. I Sette accolgono “con favore la decisione dell’Unione Europea di esplorare con i partner internazionali modi per contenere i prezzi crescenti dell’energia, inclusa la fattibilità di introdurre tetti temporanei ai prezzi”. L’Italia è il Paese che più di altri, anche all’ultimo Consiglio europeo, è andato in pressing per il price cap sul gas, e quello compiuto in Baviera dalle maggiori potenze economiche del mondo è senz’altro un passo in avanti. Del tetto al prezzo parla esplicitamente il comunicato finale del G7. Questo significa che il lavoro subirà un’accelerazione ma la strada per giungere al traguardo non è detto che sia rapida. Draghi fa sapere che “tutti i leader concordano sulla necessità di limitare i finanziamenti alla Russia di Vladimir Putin, ma allo stesso tempo occorre rimuovere la causa principale dell'inflazione”, ovvero il caro energia. Roma è in prima fila anche sulla linea dura nei confronti del presidente russo. Scontro ieri tra Draghi e il Cremlino: “Putin non sarà al G20”, ha detto Draghi. “Non decide lui”, ha replicato Mosca. Intanto a Madrid parte il summit Nato. Il governo italiano annuncia con molta soddisfazione che gli alleati hanno trovato “l’accordo sull’adesione di Svezia e Finlandia. Il vertice parte bene”, è scritto in una nota dell’esecutivo. La Turchia ha, infatti, ritirato il veto sull’ingresso nell’Alleanza Atlantica dei due Paesi scandinavi.

 

Ma se nei consessi internazionali l’Italia segue speditamente la sua strada, in casa la maggioranza di governo scricchiola e nuove turbolenze si prefigurano all’orizzonte. Ancora una volta i problemi arrivano dal Movimento Cinque Stelle. Ci sarebbe una parte consistente dei gruppi parlamentari pentastellati che vedrebbe di buon occhio un appoggio esterno al governo con il ritiro dei propri ministri. Nonostante questo Beppe Grillo rassicura che i “suoi” rimarranno al governo. In questi giorni sembra che la pace tra il leader, Giuseppe Conte, e il fondatore e garante sia cosa fatta. Eppure, visti i trascorsi, non è detto che il rapporto tra i due cessi di essere altalenante.

 

L'ex premier ha spiegato che “con Grillo c’è un confronto interno che deve rimanere riservato, per ripartire anche più forti”. Fatto sta che il Movimento resta senza dubbio un attenzionato speciale da parte degli alleati in campo progressista.

 

Una parte del Pd continua a non fidarsi delle mosse di Conte e a non credere nella possibilità di un dialogo duraturo in vista delle elezioni politiche di primavera. Ostacoli sulla strada di Enrico Letta, che continua a lavorare a un ‘campo largo’ sulla schema del vecchio Ulivo ma allargato ai 5S, arrivano da Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi. E’ noto che i due non aderirebbero a una colazione che comprende anche il Movimento e, in ogni caso, il nuovo partito di Di Maio, Insieme per il futuro, rappresenta un ulteriore elemento destabilizzante nell’area dei riformisti con conseguenze che potrebbero manifestarsi in tutto il centrosinistra.

 

Nel frattempo la Sinistra, che non appoggia Draghi, ha annunciato per il 2023 un’alleanza con i Verdi. Anche in questo caso il capo del Nazareno proverà ad unire e a portare dalla sua parte ambientalisti e sinistra radicale. Ma cosa accadrà da qui ai primi mesi dell’anno prossimo è tutto da scoprire.

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