LA CRISI DI GOVERNO

Draghi, prima in Algeria, poi in aula: i giorni più delicati

Il premier Draghi accorcia la visita ad Algeri per il gas, mente Europa e Stati Uniti chiedono che resti a palazzo Chigi. Ecco i possibili scenari

Draghi, prima in Algeria, poi in aula: i giorni più delicati

Sono solo quattro giorni, ma risultano decisivi per le sorti dell’esecutivo del Paese. Il prossimo appuntamento della crisi di governo è fissato per mercoledì, quando il premier Mario Draghi sarà in Senato. Salvini e Berlusconi criticano apertamente Conte e il movimento 5 Stelle definendoli “Irresponsabili”.

All’interno della compagine grillina, invece, si discute sul ritiro dei ministri, ma D'Incà è contrario, mentre il Pd insiste sull’esigenza che il premier dimissionario non lasci. L’ultima parola spetterà al presidente della Repubblica.

Intanto Mario Draghi accorcia la visita già programma in Algeria, per ampliare le forniture energetiche alternative a quelle russe, mentre la crisi di governo ha conseguenze anche sul fronte finanziario, con lo spread che vola. Il punto.

 

Draghi vola in Algeria, ma solo un giorno

Ogni giorno è delicato e fondamentale sul fronte della crisi di governo, per questo è stato deciso di ridurre a un solo giorno la visita del presidente del Consiglio, Mario Draghi, in Algeria, dove si recherà soltanto lunedì 18 luglio anziché fermarsi anche martedì 19. Il viaggio era stato fissato in occasione del forum intergovernativo Italia-Algeria. Il rientro a Roma di Draghi, dunque, è previsto già nella serata di dopodomani. Mercoledì, infatti, il premier è atteso alla Camere, per le comunicazioni sulla crisi politica. Lunedi, invece, sono in programma le conferenze dei capigruppo di Camera e Senato, che definiranno orari e modalità della verifica parlamentare sul Governo.

 

Lo spread vola

Le reazioni alla situazione che si è venuta a creare riguardano anche il mondo economico e finanziario. Lo spread ha fatto registrare una crescita, anche se più contenuta rispetto alle più nefaste previsioni. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiano e i Bund tedeschi, infatti, si è attestato attorno ai 220 punti nelle 48 ore successive allo scoppio della crisi, partendo da un livello di circa 205.

In sedute peraltro caratterizzate da un rialzo di tutti i tassi di interesse europei, spinti all'insù dal dato record sull'inflazione americana. Una possibile spiegazione è legata al fatto che la partita politica è ancora aperta e Mario Draghi potrebbe rimanere a Palazzo Chigi.

 

Le reazioni delle banche

A commentare la crisi non sono stati solo i politici (italiani e non), ma anche i referenti di alcune banche d'affari straniere. Ad esempio, l'americana Citi pensa che quanto accaduto sia dovuto alla diversa natura dei partiti politici italiani rispetto al passato. Nonostante i sondaggi indichino come probabile un’avanzata o un’affermazione del centro-destra alle prossime elezioni, questa previsione non "preoccupa come avrebbe fatto in passato" a causa "del ritorno al mainstream della maggior parte dei partiti politici italiani dovuto proprio al governo Draghi e alla pressione esterna della guerra in Ucraina", come riferisce Skytg24. L’istituto ritiene che questa circostanza potrebbe rendere le dimissioni del premier "uno scenario meno dannoso che in passato".

 

I tre scenari possibili

Di sicuro al momento gli scenari che si prospettano sono tre: il premier che conferma le proprie dimissioni, con l’esigenza di andare al voto anticipato; Mario Draghi che rimane, sostenuto da una maggioranza che non preveda l’appoggio del Movimento 5 Stelle. Infine, Draghi ancora alla guida del Paese e dell’esecutivo, di cui però continui a far parte anche il M5S. Ma chi sono i ministri e sottosegretari grillini che oggi fanno parte del Governo?

 

I ministri e sottosegretari grillini

Sono tre i ministri del M5S del governo Draghi: il primo è Federico d’Incà, responsabile dei Rapporti con il Parlamento. La sua figura è stata contestata da molti, compreso Matteo Renzi di Italia Viva, che avrebbe voluto le sue dimissioni fin da prima della seduta in Parlamento di mercoledì 14 luglio.

Un altro Ministro è Fabiana Dadone, titolare delle Politiche giovanili, in precedenza ministra della Pubblica Amministrazione per il governo Conte II. C’è poi il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, che nel il secondo esecutivo di Giuseppe Conte è stato ministro per lo Sviluppo economico.

Non va poi dimenticata la viceministra Alessandra Todde, al Mise guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti, cioè quello dello Sviluppo economico.

Sono cinque invece i sottosegretari del M5S presenti nel governo: il più conosciuto è certamente Carlo Sibilia, rimasto agli Interni con Matteo Salvini e Luciana Lamorgese a guidare il dicastero durante i governi Conte I e II e poi Draghi.

Poi c’è il siciliano Giancarlo Cancelleri, sottosegretario di Stato alle Infrastrutture e Trasporti sotto Enrico Giovannini e fino a poche settimane fa in predicato di diventare nuovamente il candidato del M5S alle Regionali in Sicilia. Pochi giorni fa però la rinuncia: “Il Movimento presenterà un altro candidato”

Si tratta della sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia, di origine messinese e rappresentante ufficiale del M5S alle primarie del centrosinistra per le regionali in Sicilia. Insieme a Rossano Sasso, Floridia è dal marzo 2021 sottosegretaria nel dicastero guidato da Patrizio Bianchi.

Infine, ci sono la sottosegretaria al Lavoro e Politiche Sociali, Rossella Acoto, e quella al ministero della Transizione ecologica guidato da Roberto Cingolani, Ilaria Fontana.

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