Cosa resterà

Divieto doppio mandato, uno degli ultimi baluardi del vecchio M5S

Grillo avverte: “Se passa la deroga lascio il Movimento”. Ma Conte vuole ricandidare i big di partito: il nuovo e il vecchio leader sempre più lontani

Divieto doppio mandato, uno degli ultimi baluardi del vecchio M5S

E’ uno degli ultimi baluardi rimasti di quello che è stato il vecchio Movimento Cinque Stelle. Si tratta del divieto di superare due mandati in assemblee elettive. Un tema che fa discutere le anime del Movimento e su cui oggi è intervenuto Beppe Grillo: “Se Conte deroga lascio i 5S”, ha detto il padre fondatore dei pentastellati, che volle la regola insieme a Gianroberto Casaleggio per favorire il principio dei cittadini prestati alla politica. Lo scontro nel partito che guida l’ex premier si è fatto acceso negli ultimi giorni. L’avvocato ha aperto alla possibilità di una deroga per non mandare a casa i big di partito. Una mossa che non è piaciuta evidentemente a Grillo che non è disposto a passi indietro.

 

Va detto che la regola del divieto di doppio mandato non fa più parte dello Statuto dei 5Stelle ma è solo inserita nel codice etico. Di conseguenza, il suo superamento non dovrebbe incontrare ostacoli sul piano regolamentare. La questione è esclusivamente politica anche se oggi, a onore del vero, del vecchio principio non rimane granché: già nel 2019 per consentire a Virginia Raggi di ricandidarsi a sindaco di Roma il suo primo mandato da consigliera comunale fu considerato una sorta di numero “zero”. Tuttavia, come dicevamo, è una regola fondativa: se cade anche questa dopo quella del divieto per il M5S di utilizzare finanziamenti pubblici, crollano gli elementi alla base dell’antipolitica grillina vecchia maniera.

 

Ieri Conte aveva fatto sapere: il limite dei due mandati “non è un diktat: Grillo ha sempre sostenuto questo principio e io condivido il suo fondamento. Siamo in una situazione complicata, una fase in cui alcune esperienze gioverebbero molto al Movimento. Stiamo discutendo, scioglieremo la riserva a breve”. Oggi l’aut aut di Grillo non è un problema da poco. Se dicesse addio alla sua creatura una nuova scissione potrebbe aprirsi tra contiani da un lato e i ‘duri e puri’ della prima ora dall’altro. Un richiamo per Alessandro Di Battista? Può darsi. Il ‘passionario’ del Movimento è in linea con il divieto del doppio mandato (è stato solo una volta parlamentare), difende la pulsione rivoluzionaria e massimalista della prima ora (che l’arrivo dell’ex premier ha smorzato) e difende l’antipolitica ergendosi a nemico dei Di Maio e dei Conte della situazione.

 

Quello che è certo è che l’impronta che l’ex avvocato del popolo ha intenzione di dare ai Cinque Stelle porta il Movimento lontano dal grillismo per avvicinarlo a qualcosa di profondamento diverso. In questi giorni Conte non fa più mistero di voler creare un ‘terzo polo’, alternativo al centrosinistra come al centrodestra, ma più vicino alla sinistra anti-Pd. Contatti con una parte della gauche radicale sono già in corso e potrebbero nei prossimi giorni sfociare in notizie più certe. Non a caso il segretario dem, Enrico Letta, oggi avverte: “Questa legge elettorale una maggioranza la darà e un governo ci sarà, ma può essere di un tipo o dell’altro: sole o luna. Non ci sarà una terza strada che consentirà di fare chissà cosa, o vincono gli uni o gli altri”.

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