Alta tensione nei balcani

Serbia-Kosovo, disputa sui documenti rischia di scatenare la guerra

La legge che obbliga i kosovari di etnia serba a targhe Rks è stata rinviata. Presidente Vucic: “Serbia ne uscirà vittoriosa”. Nato: “Pronti ad intervenire”

Serbia-Kosovo, disputa sui documenti rischia di scatenare la guerra

Una legge sulle carte d’identità e le targhe automobilistiche sarebbero le ragione che hanno portato a riaccendere un clima di alta tensione tra Serbia (che non riconosce l’indipendenza di Pristina) e Kosovo. Ieri sera la decisione da parte delle autorità di chiudere due valichi di confine con la Serbia a causa delle proteste dei kosovari di etnia serba che manifestavano contro le nuove leggi approvate dal governo e in vigore da oggi lunedì 1 agosto.

Secondo la stampa internazionale, il presidente serbo Aleksandr Vucic, rivolgendosi ieri alla nazione ha mostrato in televisione una cartina del Kosovo coperto dalla bandiera serba, avvertendo che se i serbi saranno minacciati, la Serbia ne uscirà vittoriosa. Per fortuna la risposta del Kosovo al duro discorso di Vucic è stata il rinvio di un mese all’entrata in vigore del divieto dell’uso di documenti e targhe serbe nelle regioni del nord a maggioranza serba, fa sapere la Tass. 

Secondo quanto appreso finora, nella giornata di ieri nel Kosovo settentrionale si sono uditi allarmi, campane delle chiese, spari ed osservati degli spostamenti di truppe al confine tra i due paesi.

 

Kosovo e Serbia, il motivo della tensione

Il motivo dell’altissima tensione scatenata tra i due paesi è nato da una nuova legge che obbliga, a partire dal 1° agosto 2022, anche ai serbi che vivono in Kosovo l’uso esclusivo di carte d’identità e targhe kosovare. Dalla guerra del 1999 e fino adesso, il Kosovo ha consentito l’uso di targhe emesse dalle istituzioni serbe in quattro municipalità del nord del Paese dove sono presenti maggioranze serbe ma ora con la nuova legge diventa obbligatorio l’uso di targhe con l’acronimo Rks, ovvero Repubblica del Kosovo. 

 

La reazione dei kosovari di etnia serba

La risposta alla legge sui documenti per i kosovari di etnia serba è stata immediata: dure proteste hanno bloccato le strade che conducono ai valichi di confine di Jarinje e Bernjak, obbligando così le autorità a optare per la loro chiusura. Media locali hanno riferito che la Forza per il Kosovo sotto la Nato (Kfor) ha inviato militari a pattugliare le strade.  “Controlla da vicino” la situazione al confine tra Kosovo e Serbia ed è “pronta a intervenire se la stabilità è messa in pericolo” in base al suo mandato, sancito dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. è quanto si legge in un comunicato emesso ieri in tarda serata dalla stessa Kfor.

 

La risposta del presidente serbo

Il presidente serbo Aleksandar Vucic, ieri parlando alla nazione, ha affermato che «i serbi del Kosovo non tollereranno altre persecuzioni. Cercheremo la pace, ma lasciatemi dire che non ci arrenderemo. La Serbia non è un Paese che si può sconfiggere facilmente come lo era ai tempi di Milosevic». 

 

La Russia: “Rispettare i diritti dei serbi in Kosovo”

Anche la Russia interviene nella questione serbo-kosovara con la portavoce del ministero ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova che «chiede a Pristina, agli Stati Uniti e all’Unione Europea di fermare le provocazioni e di rispettare i diritti dei serbi in Kosovo». La Zakharova, come riporta la Tass, ha poi sottolineato che un tale sviluppo degli eventi è un’altra prova del fallimento della missione di mediazione dell’Unione europea.

 

Josep Borrell: "Questioni aperte affrontate attraverso il dialogo Ue"

Anche l’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea (Ue), Josep Borrell è intervenuto sulla questione scrivendo su Twitter che ha “accolto con favore la decisione del Kosovo di spostare le misure al primo settembre” circa il divieto dell’uso di documenti e targhe serbe. Ed ha aggiunto “Mi aspetto che tutti i blocchi stradali vengano rimossi immediatamente”, sottolineando anche che “le questioni aperte dovrebbero essere affrontate attraverso il dialogo facilitato dall’Ue e l’attenzione dovrebbe concentrarsi sulla normalizzazione globale delle relazioni tra Kosovo e Serbia, essenziali per i loro percorsi di integrazione nell’Ue”.

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