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Governo, botta e risposta tra Draghi e Meloni. Tensione sul Pnrr

Il premier replica all’accusa della leader di FdI che parla di “evidenti ritardi”: “Se ci fossero Ue non verserebbe i soldi. Raggiunti tutti gli obiettivi”

Governo, botta e risposta tra Draghi e Meloni. Tensione sul Pnrr

Draghi e Meloni dicono due cose diverse sul Pnrr. Per la prima volta c’è tensione tra il governo uscente e quello che sta per formarsi. Al centro delle divergenze ci sono i tempi di realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Non ci sono ritardi nell’attuazione del Piano: se ce ne fossero l’Ue non verserebbe i soldi”, dice il presidente del Consiglio nel corso della cabina di regia riunita a Palazzo Chigi. Una replica netta alle parole di Giorgia Meloni. Nel corso dell’esecutivo nazionale del suo partito la leader di Fratelli d’Italia ha affermato: “'Ereditiamo una situazione difficile: i ritardi sono evidenti, a noi verrà attribuita la responsabilità”. La premier in pectore, dunque, è stata subito smentita dall’ex numero uno della Bce. “Per quanto riguarda il secondo semestre, l’attuazione procede più velocemente dei nostri cronoprogrammi originari”, ha spiegato Draghi.

 

“Le elezioni e l’imminente cambio di governo hanno richiesto uno sforzo supplementare” con lo scopo di consentire “al nuovo esecutivo, qualunque esso sia, di ripartire da una posizione il più avanzata possibile”. Non solo. “Ad oggi”, ha aggiunto, “sono già stati conseguiti 21 dei 55 obiettivi e traguardi previsti per la fine dell’anno, e ci aspettiamo di raggiungerne 29 entro la fine del mese”. Infine avverte: “La prima fase, dedicata soprattutto al disegno e all’approvazione delle riforme, si sta esaurendo. Nei prossimi mesi e anni occorre attuare queste riforme sul campo, monitorando continuamente i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi quantitativi indicati nel Pnrr”.

 

La polemica copre per qualche ora l’altro argomento principale di politica nazionale: la formazione del nuovo esecutivo. Meloni assicura: “Ci metto la faccia, sarà di alto profilo” e fa sapere che il ricorso ai tecnici non sarebbe un problema. Ma uno dei nodi più importanti da sciogliere resta ancora il Viminale. “Salvini è pronto ad un incarico”, dice la lega. A quanto riferisce Francesco Lollobrigida di FdI l’argomento non è stato però toccato nel corso della riunione che ha impegnato i vertici di Fratelli d’Italia. “Giorgia Meloni nel caso in cui sarà incaricata dal presidente Mattarella di formare un governo, ragionerà nel dettaglio delle persone migliori che possono occupare ruoli di responsabilità e che possano lavorare al meglio”, dichiara il capogruppo. In serata però è la stessa leader ad intervenire sull’argomento e a lanciare un chiaro messaggio agli alleati: “Non mi farò imporre nomi che non siano all’altezza del compito”.

 

Intanto il governo non si ferma sul dossier energia, il più discusso in questa fase anche a livello europeo. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si dice favorevole a un tetto al prezzo del gas. Ma dall’esecutivo di Bruxelles specificano che si sta lavorando su due tipi di price cap: uno è “un tetto sul gas utilizzato per generare elettricità”. L’altro riguarda “l’energia scambiata in Europa”.

 

Questa mattina a Praga si aprono i lavori del primo vertice della Comunità Politica Europea (Cpe) che precede la riunione del Consiglio europeo informale di domani. Per la prima volta si dà il via a una nuova piattaforma di confronto tra i capi di Stato e di Governo del Vecchio Continente, anche dei Paesi che non fanno parte dell’Ue. Prevista una tavola rotonda nel pomeriggio su “Energia, clima ed economia”. 

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