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Migranti, cos’è il “modello Turchia” che Roma vorrebbe dall’Ue

Ancora alle prese con le conseguenze della crisi diplomatica con la Francia, l’Italia pensa alle richieste da presentare al vertice europeo di fine mese

Migranti, cos’è il “modello Turchia” che Roma vorrebbe dall’Ue

Mancano ancora due settimane, ma ormai il tempo stringe e gli eventi degli ultimi giorni e ore impongono di arrivare al vertice europeo dei ministri degli Interni in programma a fine mese con le idee chiare. Secondo diverse indiscrezioni di stampa, però, l’esecutivo Meloni non avrebbe perso tempo e sarebbe pronto a chiedere a Bruxelles l’applicazione del cosiddetto “modello Turchia” in tema di migranti.

Ecco di cosa si tratta.

 

Il braccio di ferro con le navi Ong

Oltre alla tensione con la Francia, che si è registrato negli ultimi giorni, pesa il braccio di ferro iniziato (o ricominciato) con le navi delle Ong, a proposito della cui attività Roma vorrebbe chiedere a Bruxelles un regolamento europeo. Come riferisce Skytg24, un Ministro che segue il dossier avrebbe prospettato, in caso contrario, di dover “andare avanti con una soluzione nazionale”, ossia decreti in linea con quelli a suo tempo firmati dall’ex titolare del Viminale, Matteo Salvini, che prevedevano maximulte e sequestro delle navi Organizzazioni non governative.

 

La crisi diplomatica

Di certo sembra che l’esecutivo Meloni non voglia ingaggiare uno scontro con l’Unione europea, nonostante la linea della fermezza, come dichiarato dal ministro per i Rapporti europei, Raffaele Fitto: “L’Italia non ha intenzione di mettere a repentaglio le relazioni diplomatiche. Non c’è intenzione di cambiare ogni volta le regole, ma di fissarle per la prima volta, stabilendo il principio che le coste italiane sono il confine dell’Europa”. Da qui la richiesta di “una risposta comune europea al problema della crisi migratoria”.

Da qui il “modello Turchia”

 

Cos’è il “modello Turchia” che vorrebbe anche l’Italia

In occasione del vertice dei ministri degli Interni in programma a fine novembre a Bruxelles, dunque, il titolare del Viminale, Piantedosi, pare sia intenzionato a chiedere lo stanziamento di ingenti fondi per l’Italia, proprio come accaduto per la Turchia a suo tempo, quando Ankara ricevette 6 miliardi di euro per fermare l’arrivo di profughi e migranti dalla rotta balcanica, diretti in maniera massiccia in Germania.

 

Hotspot in Africa

Con le risorse europee, dunque, potrebbero essere realizzati – secondo le indiscrezioni filtrate dal ministero dell’Interno - campi profughi in Nord Africa, in particolare in Tunisia e Libia, con la presenza di organizzazioni umanitarie e forze militari europee a garanzia del rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani.

“Dovremo garantire condizioni adeguate di accoglienza per i migranti e sicurezza soprattutto in Libia, dove la Russia destabilizza”, racconta una fonte del governo a Il Messaggero. L’identificazione e la raccolta delle domande d’asilo, dunque, avverrebbe in queste strutture, prima della partenza dei migranti, in maniera da coordinare anche le rotte e le destinazioni, distribuendo “equamente, nei vari Paesi europei, coloro che avranno diritto allo status di rifugiato. In questo modo verrebbe interrotto il traffico di esseri umani, si metterebbe la parola fine al drammatico massacro di migranti nelle acque del Mediterraneo e si fermerebbero le provocazioni delle navi Ong”, sostengono alcuni esponenti del governo.

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