la riqualificazione del parco immobiliare

La direttiva Ue sulle Case green preoccupa cittadini e maggioranza

Classe E entro il 2030 e la D entro il 2033 per i privati e al 2026 per gli immobili pubblici, la strategia Meloni: paletti meno stringenti e incentivazione

La direttiva Ue sulle Case green preoccupa cittadini e maggioranza

Dopo il voto dell’Europarlamento sulle nuove norme delle case «green» che impongono la classe E entro il 2030 e la D entro il 2033 nell’edilizia residenziale privata, il dibattito tra le forze politiche si esacerba sia a livello interno e sia europeo. La direttiva per la riqualificazione del parco immobiliare esistente imposto da Bruxelles e dal Parlamento di Strasburgo di intervenire con un brusco cambio di passo nelle emissioni inquinanti degli edifici, preoccupa il governo italiano e spaventano i cittadini che si troveranno a sostenere ingenti somme per conformarsi alle nuove norme di ristrutturazione delle case per renderle più sostenibili. 

Ma la battaglia in Ue è ancora tutta aperta.

 

Case green, cosa prevede la direttiva Ue

Il testo della norma europea approvato ieri prevede che gli Stati membri presentino piani nazionali per la riqualificazione mendiante la costruzione di una mappa degli edifici più energivori che individui quindi il 15% degli immobili prioritari che secondo le stime in Italia riguarda circa 1,8 milioni di case

Cosa prevede la direttiva.

 

Immobili residenziali esistenti:

Entro il 1° gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E.

Dal 2033 sarà invece obbligatorio passare alla classe D.

Ciò significa dover applicare un taglio dei consumi energetici di circa il 25%, con interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari.

Per arrivare alle emissioni zero al 2050.

 

Edifici nuovi:

Dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per quelli di proprietà o gestione pubblica la scadenza è fissata al 2026.

 

Sanzioni: 

Saranno i singoli governi a dover decidere quali sanzioni applicare, oltre all'automatica perdita di valore degli immobili non a norma.

 

Esenzioni ed esclusioni:

Ogni Stato Membro avrà la possibilità di esentare dalle nuove norme fino al 22% del totale degli immobili.

Dagli interventi sono esclusi:

  • monumenti,

  • case di vacanza (formalmente, abitate meno di 4 mesi l'anno),

  • palazzi storici ufficialmente protetti,

  • chiese e altri edifici di culto.

  • abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati.

 

La strategia della maggioranza

La maggioranza di governo in Italia ha votato compatto contro la direttiva ha già annunciato che darà battaglia. La strategia mirerà, in sede di negoziato tra Commissione, Parlamento e Consiglio Ue, a rendere i paletti delle nuove norme meno stringenti in merito ad esenzioni ed eccezioni in modo da mettere al riparo una consistente fetta di immobili italiani situati in particolare nei centri storici 

Un altro fronte sul quale l'esecutivo Meloni potrebbe intervenire è l'incentivazione in modo da evitare che il duro impatto dei costi di riqualificazione ricada totalmente sui proprietari degli immobili oggetti della direttiva. Lo Stato in questo caso dovrà farsi carico delle spese ma con il capitolo chiuso del Superbonus e con gli altri bonus edilizi in fase di ridimensionamento, e i conti pubblici da dover tenere a bada, la sfida sembra assai ardua sopratutto perché il 2030 è dietro l'angolo.

 

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