Dopo lo stupro a Milano

Piantedosi, allarme-sicurezza nelle stazioni: interviene il Viminale

Non solo fondi. Per contrastare gli atti di violenza serve sinergia e un cambiamento strutturale del sistema di sicurezza attorno alle stazioni ferroviarie

Piantedosi, allarme-sicurezza nelle stazioni: interviene il Viminale

Dopo gli ultimi atti di violenza inaudita avvenuti alla stazione centrale di Milano, è sotto gli occhi di tutti i cittadini, di grandi e piccole città, la necessità di trovare nuove soluzioni per dare maggiore sicurezza e vigilanza, soprattutto in quelle zone considerate a più alto rischio criminale.

Solo un mese e mezzo fa la circolare del 18 marzo del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ai prefetti e ai vertici delle forze dell’ordine, in cui si leggeva dei «positivi risultati finora conseguiti» con le operazioni «ad alto impatto» nelle «aree urbane adiacenti alle stazioni ferroviarie» di Roma, Milano e Napoli, e che confermavano «la bontà del sistema operativo prescelto, destinato a ripetersi in modo sistematico».

Ma 6 settimane più tardi, il quadro è cambiato e anche di molto: 4 casi di violenze sessuali, diverse rapine ai turisti e altri episodi di criminalità, hanno messo in luce i limiti di quel piano di sicurezza - adottato dal 19 aprile in altre 11 città: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Torino e Venezia - e che ora potrebbe essere modificato dal Viminale, prevedendo un rafforzamento delle misure di vigilanza e la delimitazione di aree cittadine dove applicare «una specifica e dedicata pianificazione di controllo del territorio», che potrebbe riguardare da subito proprio la stazione Centrale. Come isole super controllate. 

 

Le Prefetture

Il titolare del Viminale, che ha annunciato che sarà nel capoluogo lombardo il 10 maggio per fare un punto sulla situazione e per garantire una maggiore sicurezza, soprattutto nella stazione Centrale e nelle zone vicine e ribadito l'impegno "a contrastare e prevenire i reati e a garantire la vivibilità di zone cittadine particolarmente esposte", aveva già da diverso tempo chiesto alle Prefetture «di procedere alla esatta perimetrazione delle zone adiacenti alle stazioni esposte ai rischi» legati a comportamenti malavitosi, con l’introduzione di «nuove e più incisive misure di prevenzione, garantendo il potenziamento della presenza dello Stato e una risposta concreta al bisogno di protezione da paventati atti criminali». In particolare, con «una presenza visibile e rafforzata delle forze di polizia a competenza generale in grado di ridurre al minimo la percezione di insicurezza dei cittadini». 

 

I Comuni

Le Prefetture al fine di garantire maggiore sicurezza e vigilanza, e ottenere risultati soprattutto sul fronte del degrado urbano e della presenza di soggetti che ne approfittano, hanno bisogno della collaborazione degli enti locali, con il coinvolgimento dei vigili urbani e dei servizi sociali, come anche della Guardia di Finanza, per gli accertamenti «di tipo economico-finanziario nei confronti dei gestori di attività rientranti nel medesimo perimetro cittadino».

Appare dunque evidente la necessità di una sinergia tra tutte le forze in campo, perché i classici pattuglioni serali, oggi non più straordinari ma integrati nel sistema di controllo del territorio, non sono più sufficienti da soli per «accrescere — come aveva scritto Piantedosi — la percezione di sicurezza della cittadinanza» che può dipendere anche «da fattori ambientali, come la scarsa manutenzione degli spazi pubblici o un’illuminazione insufficiente». 

 

Fondi e riforma strutturale

Al momento, con la circolare 18 marzo, il ministero dell'Interno ha destinato 14,8 milioni di euro per il 2023 a favore di Roma, Milano e Napoli per migliorare la sicurezza urbana ma non è escluso che possano essere concessi altri finanziamenti «per garantire maggiore sicurezza sui territori» attingendo alle risorse economiche del Fondo sicurezza urbana: in questo senso il Viminale sta lavorando per ripartire questi stanziamenti per «sostenere le progettualità elaborate dai Comuni per rafforzare la sicurezza urbana». 

Oltre ai finanziamenti, serve però un cambiamento strutturale del sistema di sicurezza attorno alle stazioni ferroviarie che potrebbe arrivare presto. Il tavolo interistituzionale aperto dal ministero dell’Interno per la riforma del testo unico sull’ordinamento degli enti locali sta valutando «le proposte di intervento normativo formulate dalle città metropolitane per rendere più efficaci le azioni a tutela della sicurezza della comunità». A lavori conclusi, al Parlamento spetterà l'ultima parola. 

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA