il giudizio dell’elettorato

Elezioni Turchia, Spagna e Italia: chi ha vinto e chi ha perso al voto

Erdogan rimane alla presidenza per altri 5 anni, la destra e Vox impauriscono i socialisti di Sanchez e alleati di sinistra. In Italia si vota fino alle 15

Elezioni Turchia, Spagna e Italia: chi ha vinto e chi ha perso al voto

Tempo di democrazia e di confronto politico ed elettorale tra governi e cittadini in questo ultimo weekend di maggio con le elezioni in Turchia, Spagna e in Italia.

In Turchia, il voto delle presidenziali ha incoronato ancora una volta Erdogan, in Spagna (dove ancora è in corso lo spoglio, si sono svolte le elezioni locali il cui esito sta vedendo la vittoria della destra e di Vox mentre in Italia si continua a votare per le amministrative fino alle 15 di oggi. E poin inizierà lo spoglio.

 

Presindenziali in Turchia: vince Erdogan

Il ballottaggio per le elezioni presidenziali 2023 in Turchia ha incoronato di nuovo Recep Tayyip Erdogan che si assicura così la presidenza per altri 5 anni, fino al 2028. Il “Sultano” ha vinto contro il rappresentante dell'opposizione, Kemal Kilicdaroglu, ottenendo il 52,16% delle preferenze contro il 47,84% dello sfidante, secondo i dati riportati dalla tv di stato Trt quando erano state scrutinate il 99,85% delle schede. L'affluenza alle urne è stata di oltre l'85% degli aventi diritto, meno rispetto al primo turno delle presidenziali quando aveva sfiorato il 90%. 

 

Erdogan e il discorso della vittoria. "Governeremo il Paese per i prossimi 5 anni a Dio piacendo. Ci meriteremo la vostra fiducia. Oggi l'unico vincitore è la Turchia", ha dichiarato Erdogan festeggiando davanti a una folla oceanica presso il palazzo presidenziale di Ankara. "Costruiremo insieme il secolo della Turchia", ha detto il presidente turco, aggiungendo che "gli unici a perdere sono stati i terroristi e quelli che descrivono scenari tetri".

Erdogan ha poi attaccato il rivale Kilicdaroglu e arringato la folla accusando i partiti di opposizione di sostenere i diritti Lgbt. “Nella nostra cultura la famiglia è sacra, strangoleremo chiunque osi toccarla”, ha detto il presidente turco in un discorso trasmesso dalla tv di Stato Trt. "Nessuno può insultare le nostre famiglie", ha aggiunto.

 

Kilicdaroglu ha invece condannato il governo di Erdogan come autoritario e definito "le elezioni le più ingiuste di sempre per le ingenti risorse statali mobilitate" a favore del presidente in carica. "Continueremo a essere in prima linea in questa lotta fino a quando la vera democrazia non arriverà nel nostro Paese", ha detto nel suo discorso ad Ankara. Kilicdaroglu ha ringraziato gli oltre 25 milioni di persone che hanno votato per lui e ha chiesto loro di “rimanere in piedi”. La gente ha "mostrato la volontà di cambiare un governo autoritario nonostante tutte le pressioni”, ha concluso Kilicdaroglu.

 

In seguito alla conferma di Erdogan alla presidenza la lira turca scivola verso il minimo storico, aprendo a 20,05 contro il dollaro all'inizio della nuova settimana di negoziazione, non lontano dal minimo storico di 20,06 toccato venerdì.

 

Elezioni in Spagna, successo per la destra e Vox 

In Spagna, invece, dove si è svolto un doppio turno per le elezioni amministrative il cui esito parziale offre una chiara lettura: una battuta d'arresto per i socialisti del premier spagnolo Pedro Sanchez e i loro alleati di sinistra, quando mancano solo sei mesi dalle elezioni nazionali. In alcune principali città spagnole, infatti, la destra ha ottenuto alcune vittorie di alto rilievo: Pp e Vox hanno ottenuto la maggioranza a Madrid, da sempre feudo conservatore, ma anche a Valencia e Siviglia che nell’ultima legislatura erano controllate da formazioni progressiste. A Barcellona, invece, la sindaca di sinistra uscente Ada Colau viene sconfitta da Xavier Trias, già primo cittadino della città tra il 2011 e il 2015 e candidato degli indipendentisti di Junts per Catalunya. 

 

Secondo gli scrutini ufficiali, iniziati nella tarda notte di domenica, la coalizione di destra ha vinto in almeno 3 delle 12 comunità autonome in cui si è votato: nella Comunità Valenciana, in Aragona e nelle Baleari, tutti territori con governatori uscenti socialisti. Stesso scenario che si delinea in Estremadura, dove però i socialisti rimangono primo partito e gli scrutini non sono ancora terminati.

Centrosinistra sconfitto anche a La Rioja, dove i popolari governeranno con maggioranza assoluta. Nella Cantabria, invece, il Pp potrebbe amministrare con l’aiuto di Vox. I socialisti di Sánchez mantengono il controllo del governo regionale nelle Asturie e potrebbe riuscirci, in caso di determinate combinazioni post-elettorali, alle Canarie e in Navarra.

 

In pratica, i risultati di queste elezioni in Spagna, rivelano da una parte un sensibile calo dei consensi per i socialisti di Sánchez e i suoi alleati di sinistra, giudicati alle urne dagli elettori per la politica attuata nei territori in risposta alle diverse emergenze scoppiate negli ultimi quattro anni, dalla pandemia di Covid alla recente crisi inflazionistica legata alla guerra in Ucraina. Dall'altra, per gli avversari tradizionali del Pp e gli ultraconservatori di Vox la tornata ha rappresentato una grande opportunità per testare l'effettiva volontà degli spagnoli di presagire il "cambiamento di ciclo politico" di cui si dicono promotori.

 

Aggiornamento: a seguito della sconfitta alle urne, il premier Sanchez si è dimesso e indetto nuove elezioni per il 23 luglio 2023.

 

In Italia vince ancora l'astensionismo

Nel nostro Paese i seggi per la seconda giornata di votazioni per i ballottaggi in 7 Capoluoghi e 34 Comuni e per il primo turno delle Comunali in Sicilia e Sardegna, saranno ancora aperti fino alle 15 di oggi lunedì 29 maggio. Per conoscere l’esito di questa nuova tornata elettorale bisognerà quindi attendere la chiusura delle urne, che darà poi il via allo spoglio, agli exit pool e alle proiezioni e così via fino ai dati finali che saranno ufficializzati dal Viminale che, per il momento ha fornito i dati dell’affluenza di ieri domenica 28 maggio: alle ore 23 il dato è 37,51% (1.595 sezioni su 1.595), contro il 45,43% del primo turno.

In Sardegna, dove si vota al primo turno per 171 comuni, l'affluenza alle ore 23 (168 sezioni su 171) è stata del 47,58% (62,86% alle precedenti comunali).

In Italia, per il momento, a vincere è ancora l’astensionismo.

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