Nel breve, medio e lungo periodo

Canone Rai, ipotesi Giorgetti: farlo pagare a chi ha un telefonino

C’è una “pluralità di ipotesi di riforma del canone Rai allo studio” ha spiegato il ministro dell’Economia, in audizione in commissione di Vigilanza

Canone Rai, ipotesi Giorgetti: farlo pagare a chi ha un telefonino

Il canone Rai, forse la tassa più odiata d’Italia, potrebbe presto cambiare. In campo diverse opzione fa sapere il titolare del ministero dell’Economia.  C'è una "pluralità di ipotesi di riforma del canone Rai allo studio” ha spiegato Giancarlo Giorgetti, in audizione in commissione di Vigilanza, ricordando di aver "convocato uno specifico tavolo presso il Mef".

 

Canone Rai, ipotesi Giorgetti: farlo pagare a chi ha un telefonino

"In un'ottica di breve periodo - ha spiegato Giorgetti - l'ipotesi potrebbe essere scorporare dal pagamento del canone una quota relativa agli investimenti sostenuti dalla Rai, a sostegno per esempio della capacità trasmissiva": attualmente si tratta di "circa 300 milioni annui che verrebbero posti a carico della fiscalità generale, riducendo il canone di abbonamento".

"Nel medio periodo - dice Giorgetti - va aperta una riflessione sul pagamento del canone, attualmente legato al presunto possesso di un apparecchio televisivo. Ma le nuove modalità di sviluppo e di fruizione, come dimostra RaiPlay, consentono di fruire dei contenuti Rai usando vari device. Qualora il presupposto diventasse il possesso di un'utenza telefonica mobile, si avrebbe un aumento della platea e quindi una riduzione del costo pro capite del canone. Oggi sono 21 milioni i cittadini che lo pagano, mentre le utenze telefoniche attiva sono 107 milioni".

Questo meccanismo comporterebbe però "problemi di applicazione, relativi al calcolo di utenze per nucleo familiare: andrebbe individuato un tetto massimo per evitare il pagamento di una somma più elevata".

  

La vera riforma dal 2027

 "Prendendo come orizzonte il rinnovo della concessione (nel 2027 ndr), si potrebbero individuare altri meccanismi. In ogni caso - ha sottolineato Giorgetti - ogni ipotesi di revisione deve prendere le mosse da una chiara definizione degli oneri del servizio pubblico, dalla garanzia della sostenibilità degli investimenti, da un'attenta revisione delle dinamiche di spesa dell'azienda". 

 

Il ministro ha evidenziato che, in base al consuntivo 2022 e nell'assestamento 2023 le risorse del canone Rai ammontano complessivamente a circa 1,85 miliardi. Dette risorse, ha ricordato, "sono destinate pressoché integralmente alla Rai, ad eccezione di una quota di 110 milioni annui assegnata al Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione". "Accanto alle risorse derivanti dal canone, al finanziamento del costo integrale del servizio - ha ricordato - concorrono anche i ricavi commerciali da pubblicità, che sono imputati a tale finalità scomputando dal totale delle risorse pubblicitarie raccolte quelle che si ipotizza avrebbe raccolto un operatore privato. Dall'analisi del budget 2023 tali entrate hanno mostrato una leggera flessione (da 640 a 622 milioni di euro).


"Merita attenzione" l'indebitamento della Rai, che dal 2021 al 2022 è aumentato "da 500 a 550 milioni", ha aggiunto Giorgetti, che ha richiamato anche il tema esternalizzazioni: "Se uno guarda la voce costi esterni, non dico che c'è da rimanere perplessi, ma certo è un'area dove si possono conseguire più facilmente razionalizzazioni", ha sottolineato, rispondendo alle domande dei componenti della bicamerale. 

 

Per quanto riguarda la riforma in ambito europeo, il ministro ha segnalato che "si sono svolte diverse interlocuzioni con la Commissione europea al fine di verificare se l'eliminazione del pagamento del canone Rai rientrasse nella realizzazione dell'obiettivo del Pnrr", in particolare della terza rata, "che prevede proprio la progressiva rimozione dell'obbligo per i fornitori di riscuotere oneri non collegati al settore dell'energia. Tali interlocuzioni hanno portato a ritenere che tali oneri potessero permanere in bolletta e nella legge di bilancio 2023, seppure si tratti di una presunzione di carattere tecnico, è stato previsto un meccanismo di progressiva eliminazione degli altri oneri impropri, come quelli relativi alla denuclearizzazione non più presenti in bolletta da quest'anno".

"Nonostante gli esiti di tali interlocuzioni e gli effetti in termini di riduzione del tax gap che l'introduzione del canone in bolletta ha determinato è, comunque, necessario interrogarsi su nuovi possibili modelli di finanziamento del servizio pubblico - ha detto Giorgetti - anche guardando all'esperienza degli altri Paesi".

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