L’analisi

Bankitalia: impatto della stretta monetaria Bce sul mercato dei mutui

Gli effetti della politica monetaria erano stati previsti a marzo dalle 244 banche sondate da Banca d’Italia. Abi: dati dimostrano il supporto alle famiglie

Bankitalia: impatto della stretta monetaria Bce sul mercato dei mutui

Gli strumenti anti-inflazione messi in campo dalla Bce stanno giocando un ruolo negativo sul mercato dei mutui, già messo a dura prova dalla pandemia ed ora, reso ancora più sofferente dopo la serie di rialzi dei tassi varata dalla Banca centrale europea come unica arma per combattere l’aumento dei prezzi che ha investito tutto il mondo. 

Il calo della domanda dei mutui ha colpito una buona parte della popolazione, e il fondo di garanzia ad esempio sui giovani e l’affitto, come alternativa, non hanno aiutato molto sempre a causa dell'aumento dei prezzi. Nomisma, in uno suo studio, rileva alcune categorie più esposte a questa fase: tra le famiglie numerose 1 su 5 dichiara di non avere i requisiti per l’accendere un mutuo, percentuali che aumentano considerevolmente rispetto alla media riguardano le famiglie con figli minori (13,1%) e persone sole under 45 (10,7%).

Ma non va meglio con gli affitti perché è in crescita la quota di famiglie che prevedono nei prossimi 12 mesi di poter trovare difficoltà nel regolare pagamento del canone di locazione, che passa dal 31,4% al 34,8%. 

 

L’analisi di Bankitalia e le risposte dell'ABI

Gli effetti della stretta monetaria erano stati previsti a marzo (ovvero prima che la Bce procedesse al rialzo dei tassi) dalle 244 banche sondate dalla Banca d'Italia che ha pubblicato ora i risultati di quella analisi.

Le rilevazioni eseguite da Bankitalia sottolineano come nel secondo semestre 2022, di pari passo con i rialzi dei tassi, il mercato ha cambiato passo e la domanda si è arrestata e poi calata. 

 

L'Abi, nel commentare i dati, segnala difatti "l'impatto sul livello dei tassi di interesse degli effetti della politica monetaria restrittiva della Bce" e rileva come "i dati indicati riflettono il supporto del mondo bancario in Italia a sostegno delle famiglie". 

Anche per questo l'associazione ha promosso nelle scorse settimana "l'adozione da parte dei propri associati di ulteriori misure in favore delle famiglie con mutui a tasso variabile senza cap, al fine di attenuare gli impatti dell'incremento dei tassi d'interesse sull'importo delle rate". A mitigare gli effetti di questa situazione, nota il rapporto di Via Nazionale "è stato il potenziamento attuato nel biennio 2021-22 dell'operatività del Fondo di garanzia per la prima casa, di cui ha beneficiato soprattutto la clientela più giovane".

 

La durata media dei nuovi mutui negli ultimi anni è salita "superando ampiamente i 24 anni. Quest'ultimo andamento può in parte riflettere l'esigenza di contenere l'importo delle rate di rimborso, in un contesto caratterizzato dall'aumento dei tassi di interesse e dalla ripresa delle quotazioni degli immobili residenziali" e il maggior ricorso dei giovani a mutui con scadenze lunghe. Fortunatamente i due terzi dei mutui in Italia sono a tasso fisso e molti dei variabili hanno un cap. E però per i rimanenti l'aumento della rata è stato a due cifre. 

 

L'Abi e le misure per alleviare la situazione. Gli strumenti a disposizione vanno dall'allungamento del piano di ammortamento dei finanziamenti per l'acquisto della prima casa; l'ampliamento della platea dei beneficiari della rinegoziazione dei contratti di mutuo ipotecario, introdotta dalla Legge di Bilancio, e la maggiore pubblicità circa la possibilità di ricorrere al Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa (noto anche con il nome di Fondo Gasparrini), al fine di sospendere - al verificarsi di specifici eventi - il pagamento delle rate.

 

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