Dal Meeting di Rimini

Manovra complicata, Giorgetti avverte e stoppa i desideri dei partiti

Il solco della Legge di Bilancio è stato tracciato: via stretta, nodo risorse difficile e una sola certezza: un intervento a favore dei redditi medio-bassi.

Manovra complicata, Giorgetti avverte e stoppa i desideri dei partiti

Una manovra "complicata, non si potrà fare tutto”, con questa cruda affermazione il ministro dell’Economia Giorgetti frena gli entusiasmi della maggioranza al governo, prima che parta l’assalto alla diligenza. Il solco della prossima Legge di Bilancio è stato dunque tracciato: via stretta, nodo risorse ancora più astruso e una sola cosa certa: un intervento a favore dei redditi medio-bassi. Ma quanto sarà complicata, e lo sa bene il titolare di Via XX settembre, dipenderà soprattutto dalla riforma del Patto di stabilità, il cui negoziato con Bruxelles riprenderà a breve. In questa partita l’Italia si giocherà il tutto per tutto per convincere l’Ue ad accettare di far escludere dal computo gli investimenti, e far applicare le nuove regole dal 1 gennaio 2024, in modo da avere più margine di manovra. 

 

L'avvertimento di Giorgetti

Che il Meeting di Rimini fosse l’evento estivo di riapertura della stagione politica lo avevamo già scritto e così infatti è stato con l’intervento del ministro dell’Economia Giorgetti che in videocollegamento alla Kermesse riminese ha avvertito tutti sulla complicatezza della prossima manovra: non c'è spazio per tutto e gli interventi saranno messi in "ordine di priorità”: l’avvertimento a improbabili desideri e bandierine dei partiti è stato lanciato. 

Su cosa ci sarà in Legge di Bilancio, lo fa sapere lo stesso Giorgetti: "Certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio-bassi", come fatto con la decontribuzione perché l'inflazione riduce fortemente il potere d'acquisto, e "dovremo anche usare le risorse a disposizione per promuovere la crescita e premiare chi lavora siano essi gli imprenditori o i lavoratori".

Un altro tema che rimane centrale nell’azione di governo è quello della natalità. “E’ fondamentale", perché "non c'è nessuna riforma o misura previdenziale che tiene nel medio e lungo periodo" con i numeri che ha oggi l'Italia, sostiene il ministro. Parole che sembrano risuonare come una chiamata all’ordine a chi chiede con insistenza la proroga di Quota 103.

 

Pensioni e lavoro

Sulla riforma delle pensioni è intervenuta, sempre da Rimini, la ministra del Lavoro Marina Calderone che ha allargato l'orizzonte del cantiere lavori avviato che: "arriverà a compimento in legislatura”. Più possibilista invece su un allargamento dell’Ape sociale ad altre categorie di lavoratori e a rivedere gli anticipi per le donne. 

Per quanto riguarda i sostegni al lavoro, assicura la ministra, di aver già presentato le proprie richieste al Mef, Al momento l’unica certezza è che in Manovra ci sarà la riproposizione del taglio del cuneo fiscale in scadenza a fine anno. Tuttavia resta da capire di quanto sarà: se ripercorrerà la strada del decreto primo maggio con 7 punti per i redditi fino a 25mila e 6 per quelli fino a 35mila), per la quale servono 9-10 miliardi, o facendo una media con il taglio deciso avviato con la scorsa legge di bilancio. La scelta ricadrà ovviamente sulla soluzione più sostenibile dal punto di vista delle risorse.

 

Il nodo risorse

Il governo è a caccia di risorse per la manovra. All’appello mancherebbero ancora circa 20-25 miliardi per coprire oltre al cuneo, i 6 miliardi di spese obbligate, almeno 4 miliardi per la riduzione dell'Irpef a 3 aliquote e dare avvio alla Delega fiscale approvata dal Parlamento prima della pausa estiva, 1-2 miliardi per la tassazione agevolata sui premi di produttività e i fringe benefit, l’Ape social ecc.

Ma alla voce 'entrate' l’esecutivo può contare al momento solo sui 4,5 miliardi ricavati in deficit dal Def e i 300 milioni per il 2024 previsti dalla spending review dei ministeri. Cui vanno aggiunte le risorse che il governo punta a raccogliere dal nuovo fisco amico del contribuente e dalla nuova tassa sugli extraprofitti delle banche, da cui sono attesi circa 2,5 miliardi. E sulla quale si lavora alle modifiche da apporre alla norma in conversione di legge in Parlamento, con l'obiettivo di garantire il massimo gettito per il 2023 alleggerendo però le banche con il credito d'imposta. 

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