Caccia aperta alle coperture

Manovra, le risorse restano la grande incognita nel disegno meloniano

La premier avverte i ministri: evitare sprechi e inefficienze e scrivere una Finanziaria seria e politica. I desiderata da 40 miliardi dei ministeri

Manovra, le risorse restano la grande incognita nel disegno meloniano

Evitare sprechi e inefficienze, come "il disastro del Superbonus 110%", che era scritto "malissimo" e ha prodotto "la più grande truffa ai danni dello Stato”. Nel primo CdM dopo la pausa estiva, Meloni ha messo subito le cose in chiaro con i suoi ministri fissando quali saranno le priorità di questo governo al fine di determinare le risorse necessarie a coprirne le misure.

La premier è consapevole che le coperture sono "poche", ma resta da capire quante sono effettivamente, e per farlo, ha precisato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, bisognerà vedere come procederà la trattativa con Bruxelles sul nuovo Patto di stabilità e quando le regole del nuovo accordo Ue potranno entrare in vigore. Per fare cassa, ha aggiunto, non è esclusa la strada delle privatizzazioni, auspicata da Forza Italia, perché "potrebbero esserci partecipazioni da cui è necessario disinvestire". 

 

Meloni: “Sarà un anno impegnativo”

"Mi auguro che vi siate riposati abbastanza perché abbiamo tanto lavoro da fare e un'agenda estremamente impegnativa", ha detto Meloni ai suoi ministri nel primo CdM dopo tre settimane di pausa estiva: ora c'è "un anno molto impegnativo che culminerà con le elezioni europee e la presidenza italiana del G7", e la premier si aspetta dai suoi "il massimo della compattezza, della determinazione, della concentrazione". E questo dovrà essere anche "l'anno delle grandi riforme", ha aggiunto, citando l'autonomia differenziata, la giustizia, la delega fiscale e annunciando che è "pronta" la proposta di Elisabetta Casellati sul premierato: "Dà stabilità ai governi e fa decidere ai cittadini chi debba governare”.

 

Ma la vera partita che si gioca il governo - e la premier lo sa perfettamente - è sulla legge di bilancio che entrerà nel vivo dopo la riunione di maggioranza programmata per il 6 settembre. Ed è proprio in vista di questo incontro, che Meloni ha voluto chiarire già ai suoi ministri quali saranno le direttive da seguire e i paletti da non oltrapassare.

 

"Il ministro Giorgetti farà il punto e traccerà il quadro complessivo entro il quale ci muoviamo e ci muoveremo. Io intendo limitarmi ad alcune riflessioni e indicazioni. La prossima legge di bilancio dovrà essere, come è stata quella dello scorso anno, seria, per supportare la crescita, aiutare le fasce più deboli, dare slancio a chi produce e mettere soldi in tasca a famiglie e imprese". Ha detto la premier.

"Lo scorso anno, l'emergenza energetica ha assorbito due terzi della manovra, ma questo non ci ha impedito di lanciare alcuni segnali importanti e di tracciare una direzione: penso al taglio del cuneo fiscale o alle risorse che abbiamo scelto di destinare alla famiglia, a partire dall'aumento dell'assegno unico. Misure che hanno tracciato una direzione. Direzione che ora dobbiamo consolidare e rafforzare".

E dovrà essere anche una manovra politica con interventi a favore della famiglia, con l'obiettivo di contrastare la denatalità. 

 

I desiderata da 40 miliardi dei ministeri

Uno scenario più chiaro su cosa ci sarà o no nella prossima legge di bilancio, lo avremo fra circa un mese quando l’esecutivo varerà la Nadef.

"La prima scadenza che abbiamo davanti - ricorda Meloni - è quella del 27 settembre. Entro quella data dovremo presentare alle Camere la Nadef, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, il documento di riferimento per lo scenario macroeconomico che ci servirà per indirizzare il nostro lavoro. È un documento importante che descriverà in che modo vogliamo orientare la nostra azione". 

 

"Ricordo che in allegato alla Nadef potranno essere indicati i disegni di legge collegati alla manovra", che "dovranno contenere una disciplina omogenea per singoli settori e materie di intervento, secondo le rispettive competenze dei dicasteri. Con i disegni di legge collegati alla manovra - che andranno poi presentati entro il mese di gennaio 2024 - il Governo può puntare, con un iter accelerato di approvazione, a realizzare riforme organiche, capaci di contribuire al rilancio ed allo sviluppo dell'economia, nel quadro degli obiettivi programmatici delineati. Ed è un'ottima opportunità - ha concluso - di fare una programmazione sistematica e coerente dell'azione di governo".

 

Palazzo Chigi e Mef stanno dunque esaminando i desiderata dei vari ministeri, che supererebbero già i 40 miliardi, ben oltre i 30 preventivati per manovra. Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara nei giorni scorsi si è detto però ottimista: "Attendo certamente che buona parte delle nostre richieste vengano, in qualche misura, accolte". Si sta anche lavorando sul rinnovo dei contratti pubblici, e qualche segnale di apertura sarebbe già arrivata per alcuni settori. Il tutto da fare con "i piedi ben piantati a terra", ha avvertito Meloni, perché "la congiuntura si sta facendo più difficile, a partire dal rallentamento dell'economia tedesca che si ripercuote in tutta la Ue e sul nostro tessuto industriale. Le risorse disponibili devono essere usate con la massima attenzione".

 

Caccia aperta alle risorse

Le coperture restano però un'incognita nel grande disegno meloniano. Forse il più grande scoglio da superare per mettere a terra una manovra di tipo espansivo come vorrebbe la premier. All’appello mancherebbero più di 20 miliardi e la caccia alle risorse è già partita da tempo puntando su spending review, riforma fiscale e su altri risparmi di spesa. Dai tagli alla spesa dei ministeri dovrebbero arrivare 1,5 miliardi in tre anni, altre risorse arriveranno dal nuovo rapporto collaborativo tra fisco e contribuente.

 

La premier ha dunque esorta i ministri ad andare oltre la semplice spending review. L'esempio da non imitare dice Meloni sono "i bonus edilizi introdotti dal Governo Conte 2, compreso il bonus facciate". E cita "documenti dell'Agenzia dell'Entrate" secondo cui ci sono "più di 12 miliardi di irregolarità. Alla faccia di chi accusa il centrodestra di essere 'amico' di evasori e truffatori. Grazie a norme scritte malissimo si è consentita la più grande truffa ai danni dello Stato".

 

Sul piatto per ora ci sono solo tra i  7 e i 9 miliardi: i 4,5 miliardi ricavati in deficit dal Def, cui si aggiungono i 2-2,5 miliardi attesi dalla nuova tassa sugli extraprofitti delle banche. Altri 2 miliardi dovrebbero arrivare dai risparmi dell’assegno unico, mentre un aiuto è atteso dalla minor spesa per il caro-energia che l’anno scorso aveva assorbito due terzi della legge di bilancio. Sarà però difficile che si riesca a ricorrere a nuovo deficit perché tutto dipenderà da come andrà il negoziato sul nuovo Patto di Stabilità Ue, con l’Italia che punta a raggiungere un accordo entro l’anno in modo che da gennaio scattino le nuove regole, scongiurando il ritorno alle vecchie regole troppo stringenti.

 

"L'ipotesi che non si riesca ad approvare un nuovo Patto entro fine anno forse è la più probabile", ha spiegato Giorgetti, che non chiude alla proposta di privatizzazioni avanzata da FI (anche se Salvini nei giorni scorsi ha bocciato l'ipotesi relativa ai porti, lanciata da Tajani). "Certamente ci sono delle situazioni che potrebbero originare una riallocazione delle partecipazioni dello Stato. Oggi - ha aggiunto alludendo a Tim - discutiamo di uno Stato che entra in partecipazione strategica, ma può darsi ci siano altre realtà in cui sia opportuno in qualche modo disinvestire".

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