In Italia, la situazione migratoria ha raggiunto un punto di estrema criticità, con Lampedusa che ieri ha fatto segnare un triste primato in termini di sbarchi, reso ancora più tragico, questa mattina, dalla notizia della morte di un neonato durante un tentativo di approdo; un evento che ha scosso le coscienze e sollevato profonde preoccupazioni riguardo alla gestione della crisi e sulla necessità impellente di trovare soluzioni concrete che si scontrano però con la decisione congiunta di Francia e Germania di chiudere temporaneamente le porte all'accoglienza degli immigrati provenienti dall'Italia. Una presa di posizione questa che sta mettendo ancora più in luce interrogativi cruciali sulla solidarietà europea in un momento come questo di profonda crisi che richiede equilibrio tra il controllo delle frontiere e il rispetto dei diritti umani dei migranti.
La decisione di Francia e Germania
Di fronte a questa crisi migratoria e all'assalto alle coste italiane, Francia e Germania hanno annunciato un temporaneo ritiro dall'accoglienza dei richiedenti asilo provenienti dal nostro Paese. In particolare Berlino ha interrotto le procedure di selezione per i richiedenti asilo nell'ambito del "meccanismo volontario di solidarietà", motivando la scelta, con la crescente pressione migratoria verso la Germania e dalla sospensione dei trasferimenti previsti dalla Convenzione di Dublino.
L'attuale legge sull'asilo dell'Unione europea stabilisce che i richiedenti asilo che viaggiano in un altro Paese dell'UE senza permesso dovrebbero essere rimandati nel Paese di primo ingresso, spesso l'Italia. Tuttavia, l'Italia ha bloccato i trasferimenti previsti dalla Convenzione di Dublino per nove mesi, sostenendo problemi tecnici e carenza di capacità di accoglienza.
La Francia ha invece annunciato l'invio di rinforzi alla frontiera italiana per far fronte all'aumento dei flussi migratori, con un aumento del 100%. Oltre 200 agenti saranno dispiegati alla frontiera, con un incremento delle unità di ricognizione notturna e del personale doganale. L'uso di droni per il monitoraggio dei valichi di frontiera sarà introdotto, e una nuova legislazione sull'immigrazione, prevista per l'autunno, amplierà la zona entro cui i migranti possono essere rimpatriati.
Un meccanismo poco solidale
Il "meccanismo volontario di solidarietà" avviato dalla Germania e dalla Francia mirava a distribuire 10.000 richiedenti asilo dai principali Paesi di arrivo, in particolare dall'Italia. Questo programma con il tempo è stato poi ridotto a 8.000 persone a causa della mancata partecipazione da parte di altri Paesi.
Secondo la Commissione dell'Unione europea, fino a oggi, solo circa 2.500 persone sono state ridistribuite, principalmente in Germania e Francia.
Le variabili che definiranno il futuro della crisi
Mai come ora, l'Europa è chiamata a collaborare congiuntamente ai cosiddetti Stati di primo approdo per affrontare insieme questa sfida in maniera efficace ed umanitaria, evitando di voltare le spalle a coloro che cercano rifugio e a coloro che li accolgono.
Il futuro della crisi migratoria europea sarà determinato da una serie complessa di variabili, tra cui la stabilità in regioni critiche come il Sahel e l'efficacia delle politiche di gestione delle frontiere. Tuttavia, la chiave per risolvere questa crisi risiederà in una cooperazione più stretta tra i Paesi europei, un impegno concreto per una distribuzione equa del peso dell'accoglienza e una ferma volontà politica di affrontare le radici profonde della migrazione. Solo attraverso un approccio unito e compassionevole, l'Europa potrà affrontare con successo questa crescente sfida.
Salvini contro l'assenza dell'Europa
"Difendere i confini non è un diritto ma un dovere. Mentre di immigrazione in passato tanti altri hanno parlato, noi quando facciamo una promessa facciamo di tutto anche rischiando del nostro". Ha detto il leader della Lega Salvini, che domani sarà a Caltanissetta per celebrare la prima festa della Lega in Sicilia, per recarsi poi a Palermo nell'aula bunker per il processo Open Arms e sul quale ribadisce la sua posizione: "ho fatto quello che rifarei mille volte". Una affermazione condivisa anche dal vice sindaco delle Pelagie, anch'esso della Lega, Attilio Lucia, che ha lanciato un appello: "Bisogna trovare misure d'accoglienza alternative. Mi rivolgo alle istituzioni nazionali ed europee che non hanno la benché minima idea di quello che sta succedendo oggi a Lampedusa. Vi invito a venire a vedere con i vostri occhi. Non possiamo e non vogliamo più farci carico di questo fenomeno migratorio, mentre l'Unione Europea resta miope di fronte a un evento che rimarrà nella storia".
Anche l'arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, si è detto preoccupato per la situazione a Lampedusa: "Rivolgo un accorato appello a intervenire con tempestiva sollecitudine, per garantire una più regolare gestione dei flussi di migranti in transito verso l'isola: una gestione che sia equamente rispettosa, tanto di coloro che - nella disperazione e nel bisogno - cercano rifugio nelle nostre coste, tanto di coloro che - con spirito umanitario, senso civico e carità cristiana - sono sempre stati pronti ad accoglierli, ma ormai non hanno più le forze per farsene carico da soli".