La Slovacchia ha scelto il ritorno al passato. Nelle elezioni parlamentari anticipate del 30 settembre, il partito socialdemocratico Smer-Sd dell’ex premier Robert Fico ha vinto con il 22,5% dei voti, superando di poco la formazione liberale e filo-europea Slovacchia Progressista (Ps) di Michal Simecka, che si è fermata al 18%.
Fico, che era stato costretto a dimettersi nel 2018 per uno scandalo di corruzione legato all’omicidio del giornalista Jan Kuciak, ha sfruttato la sua popolarità tra gli elettori più anziani e conservatori, proponendosi come difensore dell’identità nazionale e dei valori tradizionali. Ma la sua vittoria potrebbe avere anche delle ripercussioni sulla politica estera della Slovacchia, membro dell’Unione Europea e della NATO, ma anche vicino alla Russia di Vladimir Putin.
Fico, il leader filorusso che vuole fermare le armi all’Ucraina
Robert Fico, 59 anni, laureato in legge, ha iniziato la sua carriera politica nel Partito Comunista cecoslovacco, prima della caduta del regime nel 1989. Nel 1999 ha fondato il suo partito, Smer-Sd, di orientamento socialista, con cui è stato due volte primo ministro, dal 2006 al 2010 e dal 2012 al 2018. In questi anni, ha virato su posizioni sovraniste e filorusse, criticando le sanzioni dell’UE contro Mosca e sostenendo la causa dei separatisti filorussi in Ucraina.
Durante la campagna elettorale, ha promesso di fermare l’invio di armi e di ostacolare l’ingresso dell’Ucraina nella NATO, accusando il governo di Kiev di essere “fascista” e di aver provocato la guerra con la Russia. Fico ha anche espresso la sua simpatia per il presidente russo Putin, definendolo un “leader forte” e un “partner affidabile”. La sua linea politica rispecchia quella di una parte degli slovacchi, che hanno ancora legami culturali e linguistici con la Russia e che sono scettici verso l’integrazione europea e atlantica.
Le sfide del nuovo governo: dalla crisi sanitaria alla coalizione
Fico, però, non avrà vita facile per formare il nuovo governo. Il suo partito ha ottenuto solo 48 seggi su 150 nel parlamento di Bratislava, e dovrà cercare degli alleati tra le altre forze politiche che hanno superato la soglia di sbarramento del 5%.
Tra queste, ci sono il partito nazionalista SNS di Jan Slota, con cui Fico aveva già governato in passato, il partito populista Hlas-Sd dell’ex premier Peter Pellegrini, che si è staccato da Smer-Sd nel 2020, e il partito conservatore OLANO del presidente uscente Eduard Heger, che ha perso molti consensi a causa della gestione della pandemia.
Fico dovrà anche affrontare le sfide poste dalla crisi sanitaria, che ha colpito duramente la Slovacchia, con oltre 12mila morti e una bassa adesione alla campagna vaccinale, e dalla crisi economica, che ha causato una contrazione del PIL del 5,2% nel 2020. Infine, dovrà anche gestire i rapporti con l’UE e gli altri paesi membri, che potrebbero guardare con preoccupazione alla sua svolta filorussa e al suo atteggiamento ostile verso l’Ucraina.