i primi dati parziali

Trentino e Alto Adige al voto, i risultati tra crolli e sorprese

Svp in testa in Alto Adige, ma perde consensi. Boom dei secessionisti e dei no vax. In Trentino Fugatti favorito per il bis, centrosinistra in difficoltà

Trentino e Alto Adige al voto, i risultati tra crolli e sorprese

Si sono concluse le elezioni provinciali in Trentino e Alto Adige, due regioni a statuto speciale che eleggono i propri presidenti e consigli. Lo spoglio delle schede è iniziato ieri sera per l’Alto Adige e questa mattina per il Trentino. I risultati definitivi saranno noti nel pomeriggio, ma alcuni dati parziali già delineano lo scenario politico delle due province autonome.

 

Alto Adige: Svp in testa, ma perde consensi. Boom dei secessionisti e dei no vax

In Alto Adige, dove si vota con un sistema proporzionale puro, la Südtiroler Volkspartei (Svp), il partito storico della minoranza tedesca, si conferma la forza più votata, ma perde colpi rispetto al 2018, quando ottenne il 41,9% dei voti. Secondo gli ultimi dati disponibili, la Svp si attesta intorno al 36%, seguita dal Movimento per l’Autonomia (MpA), che raccoglie il 14% dei consensi. Il MpA è una lista civica che sostiene il presidente uscente Arno Kompatscher, candidato alla rielezione dalla Svp.

Tra le altre forze politiche, spicca il successo dei secessionisti della Süd-Tiroler Freiheit (StF), che sfiorano il 10%, e dei no vax della Lista Civica per la Libertà (LCL), che superano il 9%. Entrambe le liste sono in netta crescita rispetto al 2018, quando ottennero rispettivamente il 6,2% e il 2,9%.

Al contrario, crolla la Lega, che passa dal 11,1% al 5%, mentre Fratelli d’Italia (FdI) guadagna terreno e raggiunge il 6%. Il Partito Democratico (Pd) si mantiene stabile intorno al 4%, mentre il Movimento 5 Stelle (M5S) scende sotto l’1%.

La composizione della giunta provinciale sarà decisa dal nuovo consiglio, sulla base di possibili alleanze tra le varie liste. L’ipotesi più probabile è quella di un accordo tra la Svp e il MpA, che insieme avrebbero la maggioranza assoluta dei seggi. Tuttavia, non è esclusa una svolta a destra, con una coalizione tra la Svp e FdI, che sarebbe il primo partito italiano in Alto Adige. Altre opzioni sono un governo di minoranza della Svp o un’alleanza con i secessionisti della StF.

 

Trentino: Fugatti favorito per il bis. Centrosinistra in difficoltà

Nella Provincia autonoma di Trento, dove si vota con un sistema maggioritario che prevede l’elezione diretta del presidente, il candidato del centrodestra Maurizio Fugatti, sostenuto dalla Lega e da altre liste civiche, punta a una riconferma dopo la vittoria del 2018 con il 46,7% dei voti. Secondo i primi dati parziali, Fugatti avrebbe ottenuto circa il 40% dei consensi, seguito dal candidato del centrosinistra Francesco Valduga con il 25%. Valduga è sostenuto da una coalizione anomala che comprende il Pd, Autonomia Viva Solidale (Avs), Azione e Italia Viva (Iv).

Tra gli altri candidati alla presidenza della Provincia di Trento, si segnalano Alex Marini del M5S con il 10%, Sergio Divina della Lega Autonomia Trentino con l’8%, Giorgio Tonini di Europa Verde con il 7%, Giuseppe Corona di Sinistra per Trento con il 5% e Giorgio Zanoni di Noi con Salvini con l’1%.

La distribuzione dei seggi nel consiglio provinciale dipenderà dal premio di maggioranza assegnato alla lista o alla coalizione del presidente eletto. Se Fugatti dovesse confermarsi vincitore, avrebbe a disposizione 18 seggi su 35, mentre il centrosinistra ne avrebbe 9, il M5S 3, la Lega Autonomia Trentino 2, Europa Verde 2 e Sinistra per Trento 1. Se invece dovesse prevalere Valduga, il centrosinistra avrebbe 18 seggi, il centrodestra 9, il M5S 3, la Lega Autonomia Trentino 2, Europa Verde 2 e Sinistra per Trento.

 

Affluenza in calo

Le elezioni provinciali in Trentino e Alto Adige hanno registrato un calo dell’affluenza rispetto al 2018. In Alto Adige, il dato definitivo è del 58%, in netto ribasso rispetto al 73,9% di cinque anni fa. In Trentino, il dato provvisorio è del 60%, in calo di oltre dieci punti percentuali rispetto al 70,7% del 2018. Tra le possibili cause della scarsa partecipazione al voto ci sono la pandemia da Covid-19, la mancanza di interesse per le elezioni locali e la frammentazione dell’offerta politica.

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