la crescita rallenta

Fitch, rating Italia BBB. Ma il vero test sarà quello di Moody’s

L’agenzia di rating Fitch conferma il giudizio, ma evidenzia le debolezze dell’economia e del debito. Venerdì 17 novembre, l’appuntamento clou con Moody’s

Fitch, rating Italia BBB. Ma il vero test sarà quello di Moody’s

Fitch non si sbilancia sullo stato dell’economia italiana. Dopo il giudizio di Standard and Poors di venerdì scorso, anche l’agenzia di rating Fitch conferma per l'Italia il rating con tripla B e un outlook stabile. Questa decisione riflette la valutazione dell'Agenzia che l’Italia beneficia di una economia ampia, diversificata e ad alto valore aggiunto, dell’appartenenza all’eurozona e della solidità delle istituzioni. Tuttavia, queste caratteristiche sono bilanciate da fondamentali macroeconomici e fiscali deboli, in particolare da un debito pubblico molto elevato, da una politica fiscale relativamente allentata dopo la pandemia, da un potenziale di crescita economica ridotto e, più recentemente, da un contesto di rendimenti più elevati.

 

La crescita rallenta, l’industria in difficoltà

Fitch prevede un rallentamento della crescita del Pil italiano a +0,9% nel 2023 e a +1% nel 2024, in linea con le stime dell’Istat. Nel biennio di previsione, l’aumento del Pil verrebbe sostenuto principalmente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (+1,0 punti percentuali nel 2023 e +0,9 p.p. nel 2024) e da quello più contenuto della domanda estera netta (+0,3 e +0,2 p.p.). Nel 2023, le scorte dovrebbero fornire un marginale contributo negativo -0,1 p.p. a cui ne seguirebbe uno nullo nel 2024.

Il quadro macroeconomico presenta però delle difficoltà, come evidenziato dai dati sulla produzione industriale, che a settembre è rimasta invariata su base mensile e ha registrato un calo del 2% su base annua. L’industria italiana soffre della carenza di semiconduttori, dei costi energetici elevati e della scarsa domanda interna. Anche i consumi delle famiglie mostrano segnali di debolezza, con una contrazione del 2,2% dei beni di consumo a settembre. L’Istat parla di “prospettive incerte” per l’economia italiana, condizionate dall’acuirsi delle tensioni geopolitiche e dalle condizioni finanziarie sfavorevoli per famiglie e imprese.

 

Allarme sul debito

Fitch ritiene che il debito pubblico italiano calerà quest’anno al 140,3% del Pil e salirà gradualmente al 141% alla fine del 2025. L’agenzia vede il rischio che l’Italia entri in una procedura per deficit eccessivo una volta che le regole di bilancio dell’Ue torneranno in vigore, visto che il deficit non scenderà sotto il 3% del Pil fino al 2026 secondo i piani del governo. Fitch riconosce però che l’applicazione e i tempi delle norme Ue sono attualmente soggetti a un livello molto elevato di incertezza.

L’agenzia osserva inoltre che la politica di bilancio italiana sta mostrando importanti segnali di allentamento, con la manovra ancora da approvare. Il governo Meloni deve affrontare una notevole pressione politica per mantenere le sue promesse elettorali, il che pesa sulle prospettive di un maggiore consolidamento, come dimostra l’attuale pressione della coalizione sulle misure di riforma delle pensioni.

 

Venerdì prossimo il giudizio di Moody’s

Il giudizio di Fitch non ha avuto grandi effetti sui mercati finanziari, che hanno visto i tassi dei BTP a 10 anni salire al 4,56% e lo spread BTP-Bund oscillare tra 185-186 punti base. L’Italia ha superato i test delle altre agenzie di rating, come S&P e DBRS Morningstar, che hanno confermato il rating e l’outlook stabile. Tuttavia, il vero appuntamento clou per il debito pubblico italiano è previsto per venerdì prossimo, 17 novembre, quando Moody’s dovrebbe esprimersi sul rating dell’Italia. L’agenzia ha attualmente il rating Baa3 con outlook negativo, il più basso tra le quattro principali agenzie. Un eventuale taglio del rating da parte di Moody’s porterebbe l’Italia a perdere lo status di investment grade e a entrare nella categoria junk, con il rischio di innescare una spirale di attacchi speculativi.

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