Capire l’origine del male

Femminicidio Cecchettin e patriarcato, il padre di Filippo si difende

Nicola Turetta, papà del 22enne che ha ucciso Giulia, nega di aver educato il figlio in una cultura patriarcale e dice non capire il motivo del gesto

Femminicidio Cecchettin e patriarcato, il padre di Filippo si difende

Dopo il brutale omicidio di Giulia Cecchettin, la 22enne laureanda uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, sono emerse alcune critiche alla famiglia del 22enne, accusata di averlo cresciuto in un ambiente maschilista e violento. Sui social è rimbalzato il tema della cultura patriarcale, ripreso anche dalla politica con la querelle tra il premier Giorgia Meloni e la giornalista Lilli Gruber.

"Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo". Ha scritto ieri sui social il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, postando uno scatto che la ritrae con in braccio la figlia Ginevra da piccola, insieme alla mamma e alla nonna Maria (morta a maggio 2019). "Ora - ha sottolineato - la nuova bizzarra tesi sostenuta da Lilli Gruber nella sua trasmissione è che io sarei espressione di una cultura patriarcale. Come chiaramente si evince da questa foto che ritrae ben quattro generazioni di 'cultura patriarcale' della mia famiglia. Davvero senza parole".

"Ringrazio Giorgia Meloni per l'attacco che considero una prima dimostrazione della sua volontà di aprire un dialogo costruttivo con la stampa, un esercizio di democrazia al quale lei è poco abituata". Così Lilli Gruber ha replicato al premier. "Ritengo comunque che sia sempre pericoloso, per il buon funzionamento democratico, quando un/una presidente del Consiglio attacca direttamente la stampa e singoli giornalisti. Per fortuna, il diritto al pensiero libero e critico è ancora ben tutelato dalla nostra Costituzione".

Nicola Turetta: "Non siamo una famiglia patriarcale"

A tutte queste voci e illazioni si è opposto Nicola Turetta, padre di Filippo, che in un’intervista al Corriere della Sera ha smentito di aver insegnato al figlio a maltrattare le donne e ha espresso il suo dolore per la vittima e i suoi familiari.

Nicola Turetta ha respinto le accuse di aver favorito una mentalità patriarcale nel figlio, sostenendo di aver sempre avuto il massimo rispetto per sua moglie e di aver condannato ogni forma di violenza di genere in casa. Ha anche difeso il ruolo della madre di Filippo, che secondo alcuni avrebbe viziato eccessivamente il figlio, facendogli tutto quello che voleva. “Ha fatto quello che fanno tutte le mamme, io credo. No? Questi giudizi sono inutili in questo momento”, ha dichiarato.

Nicola Turetta ha ammesso di non sapere cosa abbia spinto il figlio a uccidere Giulia, con cui aveva avuto una relazione di due anni, interrotta dalla ragazza qualche mese prima. Ha escluso che si trattasse di gelosia, possesso, maschilismo o invidia per i successi della giovane, e ha ipotizzato che il figlio avesse avuto un crollo psicologico. “Secondo noi, gli è scoppiata qualche vena in testa. Non c’è davvero una spiegazione. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato”, ha affermato.

Femminicidi e patriarcato

La relazione tra femminicidi e il patriarcato è un tema molto complesso e dibattuto, che richiede una riflessione storica, sociologica e culturale. In generale, si può dire che il patriarcato è un sistema di dominazione maschile che si basa su una gerarchia di genere, in cui gli uomini hanno il potere e il controllo sulle donne in tutti gli ambiti della vita. Il patriarcato si manifesta attraverso diverse forme di violenza, che vanno dalla discriminazione alla molestia, dallo stupro al femminicidio. Il femminicidio è l’omicidio di una donna per il fatto di essere donna, spesso commesso da un uomo che ha o ha avuto una relazione affettiva con la vittima. Il femminicidio è l’espressione più estrema della violenza patriarcale, che mira a eliminare fisicamente le donne che non si sottomettono al volere degli uomini, che rivendicano la propria autonomia, che si ribellano o che semplicemente esistono.

In Italia, il problema dei femminicidi e della violenza di genere è ancora molto grave e diffuso, e richiede un intervento urgente e coordinato da parte delle istituzioni, della magistratura, delle forze dell’ordine, dei media e della società civile. Secondo i dati più recenti, dall’inizio dell’anno sono state uccise 103 donne, in aumento rispetto al 2020. Molte donne subiscono quotidianamente reati, maltrattamenti, discriminazioni e molestie, spesso senza denunciare o senza ricevere adeguata protezione e giustizia. Inoltre, persistono nella cultura italiana stereotipi di genere, pregiudizi e sottovalutazioni che alimentano la violenza e la sopraffazione degli uomini sulle donne. Per contrastare questo fenomeno, è necessario promuovere una cultura del rispetto, dell’uguaglianza e della non violenza, che coinvolga tutti e tutte, a partire dai bambini e dalle bambine.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA