13 minuti di applausi

Don Carlo trionfa alla Scala: applausi, polemiche e solidarietà

Un’opera di Verdi inaugura la stagione scaligera con un cast eccezionale e la presenza sul palco d’onore di Liliana Segre, Beppe Sala e Ignazio La Russa

Don Carlo trionfa alla Scala: applausi, polemiche e solidarietà

La Prima della Scala è sempre un evento atteso e ricco di emozioni, ma quest’anno lo è stato ancora di più. Il Don Carlo di Verdi, diretto da Chailly e interpretato da Netrebko e Meli, ha conquistato il pubblico con la sua musica e il suo messaggio. Ma non solo: la serata è stata anche l’occasione per esprimere solidarietà alle vittime dei femminicidi, con molte ospiti in rosso, e per affrontare le polemiche politiche scatenate dall’assenza del presidente Mattarella e dalla presenza del presidente del Senato La Russa. Sul palco d’onore, accanto a lui, il sindaco di Milano Sala e la senatrice a vita Segre, simbolo della lotta all’odio e all’antisemitismo.

 

Un’opera di potere e di amore

Il Don Carlo è una delle opere più complesse e affascinanti di Verdi, che racconta la storia di un principe innamorato della moglie del padre, il re Filippo II di Spagna, e coinvolto nella rivolta dei Fiamminghi contro il dominio spagnolo. L’opera, che ha subito diverse versioni e revisioni, è stata presentata nella Scala nella sua forma originale in francese, con cinque atti e il balletto. La regia di Lluis Pasqual ha puntato sull’essenzialità delle scene e dei costumi, lasciando spazio alla forza espressiva dei cantanti e dell’orchestra. Il direttore Riccardo Chailly ha saputo rendere il dramma e la tensione della partitura, valorizzando i momenti più lirici e intimi. Il cast era di altissimo livello, con la star Anna Netrebko nel ruolo di Elisabetta di Valois, la regina infelice e innamorata di Don Carlo, interpretato da Francesco Meli con voce potente e sfumata. Luca Salsi ha dato vita a Rodrigo, il nobile amico di Don Carlo, mentre Michele Pertusi ha impersonato Filippo II, il re tormentato dal dubbio e dalla solitudine. Elina Garana ha brillato nel ruolo della Principessa d’Eboli, la cortigiana gelosa e vendicativa, e Jongmin Park ha impressionato nel ruolo del Grande Inquisitore, il cieco e spietato rappresentante della Chiesa. Il pubblico ha tributato una lunga e calorosa ovazione ai protagonisti, che hanno ricevuto 13 minuti di applausi.

 

Una serata di solidarietà e di polemica

La Prima della Scala è anche un evento mondano e sociale, che richiama l’attenzione dei media e delle istituzioni. Quest’anno, però, la serata è stata segnata da alcune assenze e da alcune presenze che hanno scatenato il dibattito politico. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha potuto partecipare per motivi di agenda, così come il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Al suo posto, sul palco d’onore, si è seduto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha invitato la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah e bersaglio di minacce e insulti antisemiti. Accanto a loro, il sindaco di Milano, Beppe Sala, che è anche presidente del Teatro, e che ha voluto esprimere la sua vicinanza alla Segre.

La presenza di La Russa, però, ha suscitato le proteste dei lavoratori della Cgil e della sezione scaligera dell’Anpi, che hanno rifiutato di salutare le autorità in segno di dissenso verso la sua mancata condanna del fascismo. Prima dell’inizio dello spettacolo, in piazza, si sono verificati alcuni momenti di tensione tra i manifestanti e le forze dell’ordine, con lancio di fumogeni e petardi.

 

La serata è stata anche l’occasione per ricordare le vittime dei femminicidi, che quest’anno sono state 114 in Italia. Molte ospiti hanno indossato fiocchi rossi, simbolo della campagna #Nonunadimeno, per sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere maggiore protezione per le donne. Tra loro, l’attrice Andrea Jonasson, le cantanti Ornella Vanoni e Patti Smith, il soprano Raina Kabaivanska e la giornalista Maria Latella. Tra le altre personalità presenti, il vice premier Matteo Salvini, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, la ministra per le Riforme Istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati, i Sottosegretari alla Cultura Gianmarco Mazzi e Vittorio Sgarbi, il Prefetto Claudio Sgaraglia, il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il Senatore a vita Mario Monti e il Capo di Stato Maggiore Giuseppe Cavo Dragone. Per la Rai l’AD Roberto Sergio. 

 

L’opera è stata trasmessa in diretta su Rai 1 e su Rai Radio 3, con dieci telecamere in alta definizione, 45 microfoni nella buca d’orchestra e in palcoscenico, 15 radiomicrofoni dedicati ai solisti. Il Don Carlo ha chiuso la “Trilogia del Potere”, iniziata con Macbeth nel 2021 e proseguita con Boris Godunov lo scorso anno.

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