65esimo giorno di conflitto

Gaza, una guerra senza fine: Biden aiuta Israele. L’appello dell’Onu

Autorizzata la fornitura di proiettili per tank a Israele, che mira a eliminare Yahya Sinwar. A Tel Aviv, manifestazione per la liberazione degli ostaggi

Gaza, una guerra senza fine: Biden aiuta Israele. L’appello dell’Onu

La situazione nella Striscia di Gaza resta drammatica e incerta, dopo 65 giorni di guerra tra Israele e Hamas. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha usato i suoi poteri emergenziali per concedere a Israele 14.000 proiettili per tank, in un gesto di sostegno al suo alleato. Israele, dal canto suo, continua a perseguire il suo obiettivo di uccidere il leader di Hamas Yahya Sinwar, considerato il punto chiave per rovesciare il movimento islamista e liberare gli ostaggi. Nel frattempo, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite lancia un appello disperato per la popolazione di Gaza, che sta morendo di fame a causa del blocco delle forniture. A Tel Aviv, invece, centinaia di persone si sono radunate per chiedere al governo israeliano di fare tutto il possibile per riportare a casa gli ostaggi ancora prigionieri di Hamas.

 

Biden in soccorso di Israele

Il presidente americano Joe Biden ha approvato la fornitura di 14.000 proiettili per tank a Israele, sfruttando i suoi poteri emergenziali che gli consentono di bypassare il Congresso. Si tratta di un segnale chiaro di appoggio alla campagna militare israeliana nella Striscia di Gaza, che non ha una scadenza definita. Biden ha anche informato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il cancelliere tedesco Olaf Scholz della sua intenzione di intervenire militarmente contro gli Huthi, il gruppo ribelle yemenita che ha minacciato di attaccare le navi che si dirigono verso Israele nel Mar Rosso.

 

Israele vuole Sinwar

Il consigliere della sicurezza nazionale israeliano Tzachi Hanegbi ha dichiarato a ‘Channel 12’ di essere ottimista sull'esito della guerra a Gaza e sul fronte nord di Israele. Ha affermato che gli Stati Uniti capiscono che non possono imporre una data limite ai combattimenti a Gaza, perché solo l'esercito israeliano sa quanto tempo gli serve per raggiungere i suoi obiettivi. Ha aggiunto che questi obiettivi non sono misurabili in termini di tempo, ma di risultati. Il principale risultato che Israele si prefigge è l'uccisione di Yahya Sinwar, il leader di Hamas a Gaza, che è ancora nel mirino delle forze israeliane. Hanegbi ha spiegato che se Sinwar fosse eliminato, la leadership che lo sostituirebbe potrebbe rendersi conto che l'unica via di salvezza è abbandonare Gaza. In questo modo, ha proseguito, Israele potrebbe raggiungere il duplice scopo di rovesciare Hamas e liberare gli ostaggi. Hanegbi ha ammesso che esiste la possibilità che Sinwar si trovi vicino agli ostaggi, e che questo rappresenta un dilemma angosciante. Ha concluso dicendo che alla fine dovranno essere prese delle decisioni.

 

Onu: a Gaza, metà della popolazione sta morendo di fame

Il vicedirettore del Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite, Carl Skau, ha riferito alla Bbc che metà della popolazione di Gaza sta morendo di fame a causa della guerra tra Israele e Hamas. Ha detto che solo una piccola parte delle forniture necessarie è riuscita a entrare nella Striscia, e che in alcune zone nove famiglie su dieci non riescono a mangiare ogni giorno. Ha sottolineato che le condizioni a Gaza rendono le consegne di aiuti umanitari "quasi impossibili".

 

A Tel Aviv, la "Piazza degli ostaggi"

Diverse centinaia di persone si sono riunite a Tel Aviv per chiedere al governo israeliano di fare tutto il possibile per liberare gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas a Gaza. Il raduno si è svolto nella "Piazza degli ostaggi", dove sono stati esposti cartelli con scritte come "Confidano in noi per tirarli fuori dall'inferno" o "Portateli a casa adesso". Il 7 ottobre, durante l'attacco di Hamas a Israele, circa 240 persone furono rapite e portate a Gaza. A fine novembre, 105 ostaggi, tra cui 80 israeliani, furono rilasciati grazie all'accordo di tregua durato sette giorni tra Hamas e Israele, in cambio di 240 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. A Tel Aviv, sul palco, tra preghiere, canti e discorsi, il padre di un ostaggio ha criticato l'operato del governo. "Perché non fanno il loro lavoro? Chiediamo al gabinetto israeliano, il gabinetto di guerra, di spiegare esattamente cosa c'è sul tavolo dei negoziati", ha detto Ruby Chen, padre del 19enne Itay Chen. "Chiediamo di partecipare al processo di negoziato. Fateli uscire adesso, immediatamente, qualunque sia il prezzo".

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