Sul tavolo della trattativa

Ex Ilva, situazione critica: vertice decisivo tra Governo e sindacati

ArcelorMittal vuole uscire dalla società, si cerca una soluzione per salvare la siderurgia italiana. Oggi il ministro Urso in Senato e il confronto a Chigi

Ex Ilva, situazione critica: vertice decisivo tra Governo e sindacati

L’ex Ilva è al centro di una difficile trattativa tra il Governo e ArcelorMittal, il gruppo indiano che controlla il 62 per cento di Acciaierie di Italia, la società che gestisce gli stabilimenti siderurgici. La crisi è scoppiata quando ArcelorMittal ha manifestato l’intenzione di ridurre la sua quota e di cedere gli impianti a Invitalia, l’agenzia pubblica che dovrebbe salire al 66 per cento con un investimento di 320 milioni di euro. La condizione è che la governance sia condivisa e che si proceda all’acquisizione degli impianti da Ilva in amministrazione straordinaria, prevista per maggio 2024. Ma il futuro dell’ex Ilva è ancora incerto, perché bisogna trovare nuovi partner privati disposti a entrare nel capitale e a sostenere il piano industriale. Tra i possibili candidati ci sono Vulcan Green Steel, Metinvest e Arvedi, ma nessuno si sbilancia. Il presidente di Federacciai, Tonino Gozzi, afferma che i privati “sono pronti a fare la loro parte nel rilancio dell’ex Ilva, ma solo se ci sono determinate condizioni. Serve - dice - un’operazione verità sui conti, sui patti parasociali con Mittal e sullo stato dei macchinari. E poi occorre certezza su piano finanziario e industriale”.

 

I sindacati in mobilitazione

I sindacati sono sul piede di guerra e pretendono chiarezza, soprattutto sulla tutela dei lavoratori e della continuità produttiva degli impianti. “L’atteggiamento dei Mittal è inaccettabile: qui rischiamo di far pagare costi sociali a migliaia di lavoratori e soprattutto ai territori interessati”, ha dichiarato il segretario della Cisl, Luigi Sbarra. “Pensiamo che la siderurgia oggi rappresenti un asset strategico dell’industria italiana, il governo deve adoperarsi per assicurare un futuro agli stabilimenti siderurgici italiani”. Il segretario generale della Fim, Federazione Italiana Metalmeccanici, Roberto Benaglia, ha chiesto “la certezza di un piano societario finanziario che rilanci l’azienda, preveda una diversa marcia degli impianti e garantisca l’occupazione di tutti i lavoratori del gruppo e dell’indotto”.

 

Il Governo in campo

Una prima risposta è arrivata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che oggi riferirà in Senato sull’ex Ilva. Due giorni fa, da Firenze, Urso aveva dichiarato che “il Governo e quindi lo Stato è in campo, oggi più che mai, per salvare e rilanciare la siderurgia italiana, anche e soprattutto quella rappresentata dall’ex Ilva di Taranto, da quello che era il più grande sito siderurgico europeo. Se interverremo? Certo che sì”. Ma nulla è ancora definito. Oltre all’amministrazione straordinaria, l’Esecutivo sta valutando anche quella controllata, sebbene sia la prima quella più accreditata e che si potrebbe tradurre in un cambio al vertice di Adi: per i sindacati è la più cruenta delle opzioni, tanto per gli operai quanto per le aziende creditrici dell’indotto. Sul tavolo della trattativa che si terrà a Palazzo Chigi, quindi, il piano di riconversione degli stabilimenti, la salvaguardia dell’ambiente e la sicurezza dei lavoratori.

 

Il piano di rilancio

Tra le questioni sul tavolo della trattativa che si svolgerà a Palazzo Chigi, c’è il piano di riconversione degli stabilimenti, che dovrebbe garantire sia la sostenibilità economica e sia la salvaguardia occupazionale di Acciaierie d’Italia. La situazione è resa più difficile dalla partenza di una nuova cassa integrazione, associata ad una stretta sul credito annunciata dalla banca che gestisce le fatture dei fornitori e delle imprese dell’indotto, che coinvolge circa 20mila lavoratori. Il ministro Urso ha già incontrato in via riservata il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, il quale ha riferito: “Il ministro ha detto che il ricorso all’amministrazione straordinaria per Acciaierie, anche se a tempo, è una delle ipotesi presenti sul tavolo. Non è l’unica, ma, purtroppo, non può essere esclusa”.

 

Intanto proseguono le indagini sul benzene

Nel frattempo, prosegue l’inchiesta della Procura di Taranto e il lavoro dei Carabinieri del Noe sulle emissioni di benzene dal siderurgico di Taranto di Acciaierie d’Italia. I Carabinieri del Noe sono andati ieri, 10 gennaio, in azienda per acquisire documenti relativi alle emissioni, in particolare in zona cokeria e rispetto al benzene. L’iniziativa rientra, a quanto si è appreso, nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza i reati di inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose. Gli stabilimenti ex Ilva, a partire da quelli di Taranto, necessitano di risorse per la sicurezza e la decarbonizzazione per essere in regola con le norme. L’inchiesta, avviata mesi fa, riprende vigore nella fase più delicata della vertenza.

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