una visione chiara

Taiwan, Lai eletto presidente: sfida alla Cina per l’indipendenza

William Lai, medico e leader dell’ala più indipendentista del Dpp, ha vinto le elezioni con un ampio margine. La Cina: Lai un “pericoloso oltranzista”

Taiwan, Lai eletto presidente: sfida alla Cina per l’indipendenza

Taiwan ha scelto il suo nuovo presidente: si tratta di William Lai, 64 anni, medico con un master ad Harvard, ex premier e vice della presidente uscente Tsai ing-wen. Lai è il leader dell'ala più indipendentista del Dpp, il partito democratico progressista, che ha sconfitto il partito nazionalista Kuomintang, favorevole a un dialogo con la Cina. Il nuovo presidente ha una visione chiara: difendere l'autonomia di Taiwan dalla pressione di Pechino, che rivendica la sovranità sull'isola e minaccia di usarne la forza per riunificarla. Quali sono le sfide che attendono Lai? E quali sono le reazioni della Cina e degli altri paesi?

 

Il profilo di Lai

William Lai Ching-te è nato nel 1959 a Taipei, la capitale di Taiwan. Si è laureato in medicina all'Università Nazionale di Taiwan e ha conseguito un master in sanità pubblica alla Harvard School of Public Health. Ha iniziato la sua carriera politica nel 1999, quando è stato eletto deputato per il Dpp. Nel 2010 è diventato sindaco di Tainan, la quarta città più grande di Taiwan, situata nel sud del paese. Nel 2017 è stato nominato premier dal presidente Tsai ing-wen, ma si è dimesso nel 2019 dopo le sconfitte elettorali del suo partito. Nel 2024 si è candidato alla presidenza, sconfiggendo il suo rivale del Kuomintang, Han Kuo-yu, con il 57% dei voti. La sua vicepresidente è Hsiao Bi-kim, una giornalista e attivista per i diritti umani.

 

La posizione di Lai sulla Cina

William Lai è noto per essere un sostenitore dell'indipendenza di Taiwan dalla Cina, che considera un paese straniero. Lai non accetta il cosiddetto Consensus 1992, un accordo informale tra Taipei e Pechino che riconosce l'esistenza di una sola Cina, ma lascia aperta l'interpretazione di cosa significhi. Lai rifiuta anche il principio di "un paese, due sistemi", proposto dal presidente cinese Xi Jinping, che vorrebbe applicare a Taiwan lo stesso modello usato per Hong Kong e Macao. Lai sostiene invece che Taiwan sia già una nazione sovrana e democratica, che non ha bisogno di dichiarare formalmente la sua indipendenza. Lai ha anche espresso la sua apertura a un riconoscimento diplomatico da parte degli Stati Uniti, che attualmente mantengono solo relazioni informali con Taiwan, ma sono il suo principale alleato e fornitore di armi.

 

Le reazioni della Cina e degli altri paesi

La Cina ha reagito con durezza all'elezione di Lai, definendolo un pericoloso oltranzista e ribadendo la sua volontà di riunificare Taiwan con la forza se necessario. Ed ha anche avvertito gli altri paesi di non interferire negli affari interni cinesi e di non stabilire legami ufficiali con Taiwan. Gli Stati Uniti, invece, si sono congratulati con Lai per la sua vittoria e hanno espresso il loro sostegno alla democrazia e alla stabilità di Taiwan. La risposta cinese alle congratulazioni americane a Lai non si è fatta però attendere. La questione di Taiwan "è al centro degli interessi fondamentali della Cina ed è la prima linea rossa insormontabile nelle relazioni cino-americane". E' quanto scrive in una nota il ministero degli Esteri cinese, aggiungendo di "aver duramente contestato la dichiarazione del Dipartimento di Stato americano" sulle "elezioni nella regione cinese di Taiwan", in grave violazione del "principio dell'Unica Cina e dei tre comunicati congiunti sino-americani". Gli Usa hanno "inviato un segnale gravemente sbagliato, di cui la Cina è fortemente insoddisfatta e contraria, e per questo motivo ha presentato severe rimostranze agli Stati Uniti".

Anche altri paesi che riconoscono Taiwan come stato indipendente, come il Giappone, l'Australia, il Canada e l'Unione Europea, hanno anche espresso il loro apprezzamento per il processo elettorale e la loro speranza per una soluzione pacifica della questione taiwanese.

E la Cina ha presentato "solenni dichiarazioni" al ministro degli Esteri giapponese in risposta alle plateali congratulazioni di Tokyo per "le elezioni regionali nell'isola cinese di Taiwan". L'ambasciata cinese nel Sol Levate, in una nota, ha sottolineato che "ciò costituisce una grave ingerenza negli affari interni della Cina, una palese violazione del principio della 'Unica Cina' e una chiara contraddizione con lo spirito dei quattro documenti politici tra Cina e Giappone".

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